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Zaccheo e il Sicomoro: Cristo sa dove trovarci

Questa famosa città cananea, simbolo dei culti pagani, nonostante ciò viene visitata da Gesù, certamente con il chiaro intento di poter incontrare, convertire e salvare qualcuno. Lo testimonierà lo stesso Luca nell’ultimo versetto della pagina odierna: “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.

È proprio in questo contesto che avviene l’incontro con il capo dei pubblicani. La prima cosa che non può sfuggirci è che anche quest’ultimo cercava Gesù: vuole vederlo, sente il bisogno di incontrarlo. È bello pensare che mentre tu stai pensando di andare a cercare qualcuno, lui è già alla tua ricerca; in questi casi è difficile che l’incontro non si realizzi. In dialetto calabrese si dice: “Quandu amuri voli, trova locu”, un’espressione che non dà spazio a dubbi, poiché se siamo guidati e spinti dall’amore non ci sono difficoltà e ostacoli che tengano. E le difficoltà oggettive non mancano al povero Zaccheo, descritto come un uomo di bassa statura in mezzo a una folla di persone che a lui saranno sembrate dei giganti, ma non si scoraggia e “corse avanti”. Anche in questa annotazione dell’evangelista possiamo leggere un altro insegnamento spirituale particolarmente rilevante: per ottenere risultati significativi nelle grandi imprese non bisogna superare solo pigrizia e indolenza, ma muoversi, darsi da fare, meglio ancora, come in questo caso, correre avanti. E qui ricordiamo Maria che raggiunse in fretta la cugina Elisabetta o anche la corsa di Pietro e Giovanni verso il sepolcro vuoto.

Gesù qui non esita ad entrare in contatto con un peccatore incallito, pronunciando una frase che spiazza e scandalizza tutti: “Oggi devo fermarmi a casa tua”. Nessun rimprovero, nessuna predica, nessuna condanna solo il desiderio di stare con lui, convinto che da quel tempo trascorso insieme sarebbe venuto fuori qualcosa di veramente bello, nuovo e santo. Di fatto così avviene; la risposta del neo convertito supera di gran lunga ogni aspettativa perché non solo “si pente e si duole con tutto il cuore dei suoi peccati”, ma è pronto a riparare tutto il mal fatto nel corso della sua lunga carriera di ladro e di impostore senza scrupoli, addirittura si impegna a dare la metà di tutto ciò che possedeva ai poveri e di restituite quattro volte tanto di quanto indebitamente rubato. Siamo davvero davanti a un vero e proprio miracolo! In genere leggendo i Vangeli ci soffermiamo a riflettere sui miracoli e le guarigioni, dimenticando che esistono anche delle guarigioni spirituali che toccano il cuore e cambiano la vita e che noi chiamiamo semplicemente conversioni, eppure sono segni e prodigi non meno importanti e urgenti di quelli corporali.

La frase finale di Gesù che si oppone chiaramente all’accusa degli abitanti di Gerico, scandalizzati dal fatto che Gesù fosse entrato in casa di un peccatore: “Oggi per questa casa è venuta la salvezza”. Sarebbe bello leggere in questa espressione l’impegno della Chiesa di oggi, che non può non accogliere l’invito che papa Francesco non si stanca di ripetere, ossia uscire dalle sacrestie e dai locali parrocchiali, non poche volte solo luoghi di sicurezza, se non fortezze inespugnabili, per andare per le strade, incontrare e parlare a più gente possibile. È necessario entrare nelle case, certo in punta di piedi, e non per giudicare e dettare leggi agli abitanti, ma per condividere: “Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore” (Gaudium et spes 1).