Siamo davanti ad uno strumento alla portata di tutti, che contiene anche indicazioni pratiche e proposte formative che possono essere immediatamente fruite dalle comunità parrocchiali, ha, poi, il pregio di suggerire uno stile che dovrebbe essere comune nella nostra Chiesa diocesana. Esso è uno dei frutti dell’ultimo convegno pastorale diocesano; per essere ancora più precisi è il frutto di quell’esercizio di discernimento comunitario che sono stati gli incontri preparatori del convegno e poi la discussione assembleare del terzo giorno. È in questo contesto che la discussione sull’identità del cristiano ha fatto emergere la necessità di porre l’attenzione sul tema della vocazione del cristiano come «vocazione battesimale». Un lavoro comunitario che non si è fermato alle giornate del convegno, ma è proseguito negli incontri zonali e poi nelle commissioni diocesane.
Ovviamente, la ricchezza di questo documento non si ferma alla fase della preparazione, ma si coglie nel contenuto dello stesso, a partire dall’accento che è posto sul ruolo della comunità: esso non emerge solo nella celebrazione del sacramento, ma abbraccia il momento dell’accoglienza della famiglia che chiede il battesimo (o di quei giovani e adulti che lo fanno personalmente), l’accompagnamento durante il periodo della preparazione e continua con la cura di quei legami che durano nel tempo e fanno sì che la celebrazione del sacramento non sia un episodio, ma l’inizio di un cammino – appunto – vocazionale tutto da scoprire. L’attenzione al tema del Battesimo deve essere, dunque, costante nella pastorale della comunità ecclesiale, favorendo la riflessione su cosa esso significhi nell’ordinarietà della vita di ciascuno e sui doni che da esso scaturiscono.
Va, poi, sottolineata anche l’importanza della sezione dedicata al tema del “battesimo” come rito di affiliazione alla ‘ndrangheta: essa ha il pregio di evidenziare, con definitiva chiarezza, quale distanza incolmabile esista tra il Battesimo cristiano, che ci fa divenire figli di Dio ed operatori di pace, e il rituale mafioso, che separa dalla comunità e rende operatori di iniquità. L’auspicio è, dunque, che il sussidio in questione non sia l’ennesimo documento da riporre tra gli scaffali polverosi della sacrestia, ma divenga uno strumento che posso far crescere la comunità.