Si avvia a conclusione il secondo biennio dell’itinerario sinodale. In questi mesi, sono stati diversi gli aspetti emersi dalla lettura approfondita delle tematiche scelte per il cammino di quest’anno. Dall’attenzione ai giovani al ruolo di donne e laicato all’interno della vita ecclesiale, sono alcuni aspetti affrontati durante la fase sapienziale.
Cammino sinodale a Reggio Calabria, i temi affrontati
La difficoltà dell’incontro tra i giovani e la Chiesa, il bisogno di una Chiesa libera ma radicata nel Vangelo, più moderna, creativa e spontanea. Ma anche la necessità di valorizzare maggiormente il ruolo della donna, guardando anzitutto all’esempio di Maria, così come il ruolo del laicato, attraverso momenti di formazione comune tra presbiteri e laici all’insegna della corresponsabilità. Sono solo alcuni degli aspetti sui quali la Chiesa reggina si è interrogata e ha riflettuto nel corso di questo secondo anno di cammino sinodale di fase «sapienziale», dedicato al discernimento.
Questa fase è stata accompagnata dall’icona di Emmaus, simbolo di un percorso che giunge a maturazione, all’insegna del rinnovamento. Lo sguardo è rivolto dunque in avanti e a segnare le tappe di questo rinnovato cammino che si avvia a conclusione è stata la lettera pastorale dell’arcivescovo Fortunato Morrone, “Al passo di Gesù” che ha preceduto l’inizio della sua prima visita pastorale.
Tempo di sintesi, verso l’assemblea diocesana del 6 giugno
Il 6 giugno ci sarà l’assemblea diocesana, durante la quale le singole comunità faranno sintesi del discernimento svolto sui quattro temi di conversazione spirituale individuati e condivisi nel corso di quest’ultimo anno dedicato alla fase “sapienziale”, propedeutica alla terza ed ultima fase del Cammino sinodale: quella profetica che si svilupperà nel 2025, in contemporanea con l’Anno Santo.
La Chiesa reggina, così come le altre Chiese particolari d’Italia, si è interrogata e ha discusso, condividendo le proprie riflessioni e proposte su una Chiesa capace di rispondere meglio alle esigenze attuali e future, attraverso una rinnovata missione che guardi alla contemporaneità.
Uno sguardo rivolto ai giovani
Dal tema della prima fase sapienziale “Una Chiesa che si accosta e ascolta”, è scaturita l’esigenza di interrogarsi sulla difficoltà di far incontrare i giovani e la Chiesa. Si è evidenziato che gli stati d’animo di solitudine, di sconforto, di tristezza, di buio, che hanno pervaso i discepoli di Emmaus alla scomparsa di Gesù dalla loro vita, sono gli stessi che attraversano i giovani di oggi.
Al centro della nuova “missione” che guarda ai giovani, non solo la necessità di proporsi come «Chiesa in uscita» che cammini «con il passo» dei ragazzi, ma anche la proposta di istituire sportelli di ascolto nelle parrocchie, la collaborazione con le scuole, contribuire a far crescere l’associazionismo. Ma anche la catechesi su temi attuali, oltre a promuovere una visione di parrocchia come «famiglia unita e coesa», anche attraverso un maggiore coinvolgimento delle famiglie e dei genitori dei ragazzi.
Una Chiesa che educa e annuncia
«Piccoli passi» che conducono, inoltre, all’importanza di adottare un linguaggio e metodi di comunicazioni più coinvolgenti, tali fa facilitare le relazioni. È quanto venuto fuori, ad esempio dalla riflessione sul tema «una Chiesa che educa e annuncia», fase durante la quale sono state approfondite «la questione dei linguaggi, la formazione cristiana, la ministerialità e la qualità dell’azione liturgica in particolare nella liturgia domenicale».
Insieme a questi, altro aspetto emerso è il ruolo della donna all’interno della Chiesa, la cui prospettiva viene visto come un valore aggiunto anche per intercettare al meglio emergenze e bisogni della società attuale.
Corresponsabilità e partecipazione dei laici alla vita ecclesiale
Il terzo tema «una Chiesa che vive la comunione, condivide e spezza il pane» ha esplorato il concetto di «corresponsabilità» e di «partecipazione attiva dei laici nella vita ecclesiale». La formazione comune tra presbiteri e laici è stata identificata come essenziale per imparare «a vivere insieme, a progettare insieme, a lavorare insieme».
Da qui la proposta che «i seminaristi siano formati a pensare ai laici non come a dei meri “partecipandi”, ma soprattutto come a fratelli e sorelle che nella Chiesa sono corresponsabili». Il mese di maggio, appena iniziato, infine, interpellerà la Chiesa reggina sui temi legati alla «cura del creato, al dialogo con chi non crede o appartiene ad altre fedi religiose, all’impegno sociale e politico del cristiano e lo stile di presenza ecclesiale nel territorio».