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Si apre il Sinodo a Reggio Calabria, la celebrazione presieduta da Morrone

Il Santo Padre ha voluto centrare il cammino sinodale all’insegna della concretezza. «Comunione e missione rischiano di restare termini un po’ astratti se non si coltiva una prassi ecclesiale» spiega Francesco «che esprima la concretezza della sinodalità in ogni passo del cammino e dell’operare, promuovendo il reale coinvolgimento di tutti e di ciascuno».

Questo il monito del Papa, secondo il quale «celebrare un Sinodo è sempre bello e importante, ma è veramente proficuo se diventa espressione viva dell’essere Chiesa, di un agire caratterizzato da una partecipazione vera. E questo non per esigenze di stile, ma di fede».

Da qui l’appello del Papa: «Se manca una reale partecipazione di tutto il Popolo di Dio, i discorsi sulla comunione rischiano di restare pie intenzioni. Su questo aspetto abbiamo fatto dei passi in avanti, ma si fa ancora una certa fatica e siamo costretti a registrare il disagio e la sofferenza di tanti operatori pastorali, degli organismi di partecipazione delle diocesi e delle parrocchie, delle donne che spesso sono ancora ai margini. Partecipare tutti: è un impegno ecclesiale irrinunciabile!».

La Chiesa reggina proverà ad incarnare questo forte appello del Papa a partire da oggi (17 ottobre), quando, alle 17.30, nella Basilica Cattedrale di Reggio Calabria, l’arcivescovo Morrone darà il via al cammino sinodale diocesano.

Per l’occasione, tutte le messe pomeridiane di domenica 17 saranno soppresse: si parteciperà ad un’unica mensa per intraprendere il cammino comune.

Per intraprendere al meglio il cammino sinodale, vale la pena rimarcare tre rischi che, nel suo discorso, papa Francesco ha voluto porre in evidenza.

La prima raccomandazione del Papa, aggiunta a braccio durante il discorso di apertura internazionale del Sinodo, è quello del parlamentarismo. «Il Sinodo non è un Parlamento, il Sinodo non è un’indagine su un’opinione. Il Sinodo – dice il Papa – è un momento ecclesiale e il protagonista è lo Spirito Santo. Se non c’è lo Spirito, non ci sarà Sinodo».

Il secondo rischio «è quello del formalismo. Si può ridurre un Sinodo a un evento straordinario, ma di facciata, proprio come se si restasse a guardare una bella facciata di una chiesa senza mai mettervi piede dentro».

Prosegue il Santo Padre: «Invece il Sinodo è un percorso di effettivo discernimento spirituale, che non intraprendiamo per dare una bella immagine di noi stessi, ma per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia».

Infine, per Francesco, «ci può essere la tentazione dell’immobilismo: siccome ‘si è sempre fatto così’ è meglio non cambiare». «Questa parola è un veleno nella vita della Chiesa», ha aggiunto a braccio. «Il rischio è che alla fine si adottino soluzioni vecchie per problemi nuovi: un rattoppo di stoffa grezza, che alla fine crea uno strappo peggiore».

Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, sia un processo in divenire. Coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione.