Cerca
Close this search box.

Scout, ecco il profilo di ogni educatore

Fazolettoni SCOUT

{module AddThis}
Alle 19 sono convenuti nella Chiesa di Sant’Agostino per attraversare la Porta della Chiesa, accolti dal Parroco e dall’Arcivescovo Morosini. Antonella Pietrafesa, Responsabile di Zona, ha introdotto il momento spirituale: “E’ questa la 4° giornata diocesana dello scoutismo e quest’anno è stata pensata per tutti i Capi delle diverse associazioni scout. Siamo partiti da 14 diversi luoghi accompagnati dai testimoni che con la loro esperienza ci hanno indicato come tradurre in vita e quotidianità le opere di misericordia spirituale. Adesso chiediamo a padre Giuseppe di introdurci al tema del perdono attraverso le parole di San Paolo che da quattro anni ispira la giornata diocesana dello scautismo. A noi tutti l’augurio che queste occasioni possono rinsaldare i nostri vincoli di amicizia nell’incontro con Cristo.” Il segno di croce ha invitato i presenti ad entrare in dialogo con Dio attraverso le parole di San Paolo (Cap. 5, vv. 1-21), poi è l’Arcivescovo che aiuta i presenti a entrare in confidenza con la Scrittura.
Abbiamo estrapolato dal discorso le parti attinenti alla figura dell’educatore. Queste le sue parole: “Avete riflettuto prima sulle opere di misericordia spirituali. Sono le opere che più direttamente hanno a che fare con l’attività educativa: insegnare, consigliare, consolare, perdonare … L’atto più grande di misericordia che noi posiamo ricevere e che possiamo dare è proprio essere aiutati a raggiungere la verità, a capire la verità: Chi sono io? Dove vado? Da dove vengo? Allora voi siete responsabili di altri che vi sono stati affidati, dai genitori e dalla Chiesa, perché possiate sentire la responsabilità della loro crescita. Prendersi cura è l’atto di misericordia”.
“Non si tratta solo di fasciare ferite nel corpo, continua padre Giuseppe, si tratta di prendere in consegna la persona che cerca motivazioni per la sua vita che anche dinanzi alla fatica della vita ha bisogno di dire: perché? Questa è l’educazione e voi siete chiamati ad esercitare questo ruolo di misericordia nei loro confronti, proprio in questa situazione che Paolo ci ha indicato: camminiamo nella fede e non nella visione”.“Allora l’educatore che si presenta per offrire il suo servizio, per esprimere la sua misericordia nei confronti del ragazzo deve essere lui stesso toccato da quella misericordia che propone”.
“Miei cari, conclude l’Arcivescovo, l’educatore non può essere mai una persona che non si dichiara. L’educatore è uno che propone e dice: io ho scelto, mi sono trovato bene, adesso lo dico anche a te: vuoi? E l’educazione non può essere uno stare assieme neutro: qualunque cosa diciamo va bene, oppure: ti insegno quelle cose che tu vuoi che io ti insegni”; “L’educatore non insegna delle tecniche ma trasmette valori, proponendoli, spiegandoli, cercando di promuovere la conoscenza e la convinzione”.“Allora il rapporto educazione/verità è importante come il rapporto verità/confessione. Che senso ha confessarmi? Cos’è la confessione?: E’ riconoscere di aver commesso delle colpe. E che cos’è il riconoscimento di una colpa?: E’ il riconoscimento di essere venuto meno ad una verità che io ho accettato ma che nella mia fragilità ad un certo punto ho rinnegato”.
Don Ernesto Malvi, Assistente di Zona, a conclusione, ha rivolto parole di ringraziamento all’Arcivescovo e ai numerosi confratelli sacerdoti intervenuti all’incontro.