{module AddThis} In cento scatti, Arbitrio ha fermato per sempre altrettanti momenti di preghiera intensa e di emozioni oscillanti fra la gioia e il dolore, tutte trasfigurate in uno sguardo che, entrando in comunicazione con quello della Sacra Icona, s’inserisce in un fluire ininterrotto di fede in Cristo e devozione nei suoi Santi trasmesso di generazione in generazione.
Il libro è stato presentato giovedì 20 agosto presso la chiesa di San Rocco, nell’ambito dei festeggiamenti in onore del Santo e delle celebrazioni giubilari per il XXV anniversario dal completamento della ricostruzione e riapertura al culto della chiesa stessa. I lavori sono stati introdotti dall’arciprete di Scilla don Francesco Cuzzocrea, che ha scritto anche la prefazione del volume, citata dai relatori per la sua alta capacità di comprensione e di sintesi dello spirito alla base della fede espressa nella pietà popolare dagli scillesi. A moderarli il critico letterario e teologo Claudio Cianfaglioni il quale – non calabrese – s’è dichiarato profondamente, e favorevolmente, colpito dall’intensità del legame delle comunità della nostra Regione con San Rocco, riconoscendolo come valido veicolo di evangelizzazione assieme al valore di memoria dell’incarnazione di Cristo e della sua condivisione della natura umana annesso al culto delle immagini sacre.
Tesi particolarmente cara a don Nicola Commisso, rettore del Seminario Minore San Luigi Gonzaga e direttore dell’Ufficio liturgico della Diocesi di Locri-Gerace, che ha voluto titolare la sua relazione “i devoti e San Rocco si parlano”. Traendo spunto dalla cultura popolare delle nostre terre che vede proprio nel parlarsi il discrimine tra l’essere in buoni o cattivi rapporti. Facile per il presbitero ionico respingere l’associazione, elevata periodicamente da più parti, fra il culto delle immagini di Cristo e dei suoi Santi e quello prestato dagli antichi gentili alle statue raffiguranti le divinità pagane. I cristiani – come chiarito fin dal Concilio di Nicea II – venerano solo immagini di persone esistite. Senza incorrere nell’idolatria, traggono spunto dalle icone per meditare sulle loro virtù e sulla loro capacità di imitare Cristo.
Sulle antiche costumanze connesse con la devozione a San Rocco s’è soffermata la relazione di Rocco Panuccio, responsabile Beni culturali della Parrocchia di Scilla e Favazzina e cultore delle sue tradizioni religiose.
Non una semplice ricorrenza periodica era la Festa in epoca pre e proto-industriale, né lo rimane oggi.
La Festa di San Rocco era il periodo nel quale dare il pubblico annuncio di un nuovo fidanzamento mentre da essa dipende tutt’oggi la programmazione delle ferie dei lavoratori residenti fuori paese. Le fonti ci fanno scoprire anche che le piccole mongolfiere di carta, che sembrano una moda solo di recente importata dall’Oriente, illuminavano la notte scillese già novant’anni fa.
Altro aspetto sottolineato da Panuccio è la costanza con la quale non ci si è rassegnati ai responsi dei terremoti e sempre la comunità ha marciato all’unisono per riparare o ricostruire, mantenendo sempre alto il tenore di bellezza, la chiesa patronale.
Imago Rochi, Imago Christi è il titolo della relazione dell’autore dei testi Gianfrancesco Solferino che ha illustrato un’ampia galleria d’immagini del Santo venerate nella nostra Regione.
La relazione ha contenuto anche una suggestiva ipotesi di attribuzione della Statua lignea, finora d’autore sconosciuto, al canonico del capitolo scillese e artista del XVIII secolo Pietro Ingigneri, in particolare attraverso l’attento confronto con altre statue sicuramente attribuite a quest’ultimo. Non solo i presbiteri, ma tutti gl’intervenuti hanno chiaramente mostrato di essere accomunati non solo dalla passione per gli studi ma da un profonda fede, cosa che ha reso le loro relazioni non fredde dissertazioni accademiche ma autentiche testimonianze di amore per Cristo e il suo popolo.
Giovanni Panuccio