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Scilla e la devozione per San Rocco

Non è possibile stabilire con precisione l’origine del culto a San Rocco, ma in base a quanto si sa, nel luogo dove oggi sorge la chiesa patronale sorgeva quella di San Giorgio, originario santo patrono di Scilla che tutt’oggi dà il nome al principale quartiere cittadino.

Verso la fine del XV secolo e i primordi del XVI, dopo essere scampati ad una tremenda epidemia di peste gli scillesi, tramite i rapporti commerciali intrattenuti con Venezia, vennero a conoscenza vennero a conoscenza della presenza, nella città veneta, dei resti mortali di san Roco, santo protettore contro la peste, individuando in Lui l’intercessore che portò Scilla alla “guarigione”.

Il 2 aprile, inoltre, la Chiesa celebra la memoria liturgica di San Francesco di Paola. Patrono di Calabria e della gente di mare. A Scilla, la devozione verso san Francesco, dopo quella a san Rocco, è la più antica.

Come ricorda Rocco Panuccio, già intorno alla metà del 1500 Scilla custodiva e venerava in un altare all’interno del Duomo dell’Immacolata una bellissima tavola dipinta raffigurante il santo paolano. «Questa bellissima opera venne traslata nel 1700 presso la chiesa dello Spirito Santo – all’estremità settentrionale del lungomare di Scilla, proprio alla base della rupe del Castello, esempio di tardobarocco molto armonioso – dove tutt’oggi è possibile ammirarla nel primo altare laterale a sinistra della navata. Proprio in questa chiesa crebbe e si rafforzò la grande devozione verso il santo calabrese».

La festa di San Francesco a Scilla è stata, fino alla metà del secolo scorso, dopo quella di San Rocco, la più conosciuta nell’intero comprensorio. Veniva celebrata giorno di Pasquetta ed era caratterizzata da una presenza enorme di persone che accalcava la spiaggia sin dalle prime ore della giornata.

«Il 2 aprile del 2009 – continua ancora Rocco Panuccio – la via che unisce piazza Spirito Santo e il lungomare al porto è stata dedicata a San Francesco di Paola.

Nel 2014, l’allora arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, il padre minimo Giuseppe Fiorini Morosini, accolse con la comunità di Scilla la reliquia del “cappuccio” del Santo, custodita a Cosenza, e benedisse la composizione artistica in ceramica che, sulla citata via a Lui dedicata, ricorda i cinquecento anni del miracolo dell’attraversamento dello Stretto».