{module AddThis}All’incontro è intervenuto, con la sua sincera amicizia e costante presenza, il Direttore della Caritas diocesana don Nino Pangallo, il quale ha introdotto l’incontro con una profonda riflessione spirituale scaturita dall’esperienza vissuta durante lo sbarco del 29 maggio, quando insieme ai fratelli migranti vivi ne sono sbarcati 45 morti compresi una madre con il suo bimbo.
La Chiesa in quel giorno celebrava la Solennità del Corpo e Sangue di Cristo, e don Nino ha colto l’occasione per trasmettere a tutti i volontari la consapevolezza che nel servizio svolto si vive il continuo e meraviglioso incontro con il corpo e il volto del Signore Gesù. Consapevolezza nata dall’interrogativo sorto spontaneo nel suo cuore dopo l’esperienza di tanti cadaveri tutti insieme, che portano a chiedere nel silenzio della preghiera: “Signore, cosa dobbiamo fare?” E’ il grido della fraterna e umana responsabilità che si sperimenta nel dolore che unisce e mette insieme anche uomini di fede diversa, che si ripresenta ogni volta che si incrocia lo sguardo di un fratello e sorella migrante, nell’odore della sofferenza che accompagna uno dopo l’altro ogni corpo che mette piede sulla terra ferma dopo giorni o mesi di cuore in gola.
Giovanni Fortugno e Bruna Mangiola hanno poi ripercorso i passi fatti dal Coordinamento dai forti battiti iniziali a tutto il tragitto vissuto fino ad oggi, ricco di ferite umane che proprio attraverso l’uomo, Dio ha trasformato in feritoie da dove far passare la Sua Luce che è speranza e desiderio di continuare a vivere con dignità i piccoli passi ritrovati.
L’impegno del Coordinamento non si ferma con lo sbarco ma proprio da lì riparte e dopo l’accoglienza dei fratelli migranti se ne prende cura camminandogli affianco personalmente e guardando con delicatezza ogni fragilità o sofferenza che si presenta. Le mani e gli occhi si prestano nel servizio più faticoso e importante al magazzino dove vengono smistati tutti i vestiti che la Provvidenza attraverso la fedele generosità di tante belle persone non fa mancare, nel prendersi cura dei migranti ricoverati nei vari reparti in ospedale, nella bella attività svolta al centro accoglienza ad Archi con l’animazione che vede coinvolti anche diversi gruppi che ormai da tante città d’Italia chiedono di prenderne parte, come anche nei corsi base di italiano e le attività ludico-sportive vissute grazie anche alla disponibilità della Parrocchia Santo Stefano di Nicea ad Archi.
Tutti aspetti che desiderano esprimere la Bellezza di un’umanità baciata da Dio, che non si stanca di Amare l’uomo anche e soprattutto attraverso l’uomo.
Il miracolo del mettersi insieme di diverse associazioni, di singole persone, e fedi diverse siamo sicuri che renda più colorato il Sogno che abita nel Cuore di Dio: che ogni uomo si senta fratello e figlio nel Figlio di un unico Padre che continua a camminare accanto all’uomo guardandolo e amandolo con occhi e cuore ricchi di Pace e di Misericordia.
Michele D’Agostino