Il presente è una risposta nella vita concreta, nel reale, agli appelli che vengono dal futuro» (Giovanni Vannucci). Davanti a una realtà già impregnata di futuro, poiché Dio l’ha cambiata, ma che non sappiamo leggere ci capita di ricercare segni che ci indichino un cambiamento o di affidarci tenacemente a dei sogni che possono cambiare la realtà stessa che non siamo stati capaci di leggere. La logica umana alla ricerca di una soluzione che sia buona e giusta, quasi a voler rispettare la legge di Dio, non si accorge che ciò che vuole preservare non esiste più poiché il Signore l’ha cambiato, e lo sforzo che ora viene richiesto non è più quello di custodire ciò che non è più ma di prendere e accogliere quello che Dio ha operato e sta per venire. In questa nuova realtà che è l’ultima domenica del tempo di avvento c’è la possibilità di cogliere insieme a Giuseppe, ciò che lo Spirito Santo ha generato in Maria, e che la liturgia ci comunica attraverso segni e sogni, strumenti della conoscenza e dell’accoglienza della volontà di Dio.
Il segno diventa strumento essenziale per il discernimento e la decisione per Acaz, in un momento in cui stai pensando cosa fare è necessario chiedere luce al Signore. Chiedere un segno non è mettere alla prova il Signore in base a quello che si è deciso, ma sapere che a un certo punto c’è un limite umano nella propria logica, nei propri ragionamenti, nelle proprie abitudini, prendere coscienza che questi possono diventare fuorvianti e quindi ricercare la verità, la giustizia e il bene nel Signore. Acaz non la pensa così: “non vuole tentare il Signore”, Acaz pensa a un segno legato alla riuscita o meno di quello che ha pensato di fare. Isaia, invece, propone un segno che va al di là non solo di quello che lui pensa sulla situazione concreta ma che apre uno scenario futuro riguardo al popolo e la storia e che lo stesso Acaz non può immaginare. Il segno è la nascita di una vita, che come ogni nuova vita può cambiare situazioni e condizioni. In questo caso il cambiamento riguarda la casa di Davide, è legata all’identità del nascituro che viene specificata dal nome, nel caso concreto, ma anche fuori dal caso concreto, il cambiamento portato da questo bambino è la presenza di Dio in mezzo a noi. Questo segno orienta ogni scelta e ogni azione ancor prima che avvenga.
La prima parte della profezia di Isaia viene realizzata da Dio in Maria: “sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme, si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”. Il narratore Matteo non si ferma alla descrizione dell’azione di Dio ma mette il lettore in grado di cogliere l’effetto dell’azione di Dio attraverso un Giuseppe pensante. L’unica persona che sa come sono andate le cose è Maria, Giuseppe vede l’effetto dell’azione di Dio che a prima vista non riesce ad interpretare nonostante la sua giustizia. L’informazione della giustizia di Giuseppe fornita dal narratore è fondamentale per la progressione narrativa, l’autore non vuole semplicemente qualificare Giuseppe ma sottolineare la difficoltà umana, nonostante la giustizia, a leggere l’opera di Dio, e in questo modo rende necessario l’intervento ermeneutico dell’angelo attraverso il sogno. Giuseppe, infatti, in un primo momento dà una lettura umana dell’evento e nella sua bontà decide secondo una logica umana, la cosa migliore e quella più delicata e rimandare Maria in segreto. Il sogno a questo punto del racconto non è la porta aperta di un bisogno o di un desiderio, come nutrimento di una speranza che nessuno può spegnere, ma uno strumento della rivelazione di Dio attraverso il quale l’uomo possa leggere in modo corretto la nuova realtà. L’angelo che appare in sogno è la risposta di Dio alla giusta difficoltà di Giuseppe. Le parole dell’angelo sono il vertice della pericope, hanno la funzione di eliminare i dubbi di Giuseppe attraverso una triplice indicazione: “quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo”, “partorirà un figlio e lo chiamerai Gesù”, “Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Solo attraverso la rivelazione dell’angelo Giuseppe coglie la verità su Maria, su sé stesso e sul suo futuro ed è messo in condizione di dare una risposta nel presente. Prima di riportare la risposta di Giuseppe, l’evangelista informa il lettore sulla realizzazione della prima parte della prima parte della profezia di Isaia aprendolo alla realizzazione della seconda parte attraverso la decisione di Giuseppe. Nell’atto di accogliere Maria, Giuseppe manifesta una nuova giustizia, quella intesa come tema generale del vangelo di Matteo, che intende appunto la giustizia umana come immediata e piena adesione alla volontà di Dio. Anche se Giuseppe non sa completamente che cosa comporterà nella sua vita quello che ha detto l’angelo accoglie Maria perché sa che questa è la volontà di Dio.