Un atteggiamento ben espresso dall’efficace esortazione di Papa Francesco di “non farci rubare la speranza”. Questa tentazione infatti è accovacciata alla porta di tutti, e rispetto ad essa mai possiamo dirci veramente forti e preparati. Ecco allora l’altra parola che ci permette di vivere bene l’Avvento e tutta la nostra vita: “prepararci”. Qual è lo strumento migliore, l’alimento più certo, la medicina più efficace per perseguire tale preparazione se non la Parola di Dio? Ecco perché per tutti è bello ricominciare, è bello ripartire, illuminati dalla Parola di Dio che, di domenica in domenica, leggeremo, mediteremo e approfondiremo, con l’augurio di passare dalla fase mentale alla fase vitale, o meglio passare dalle parole ai fatti, facendo sì che la Parola non scivoli sopra la nostra pelle, ma penetri fino al cuore. “Dalla pelle al cuore”, come recita una canzone di musica leggera. Facciamoci allora illuminare dal Vangelo della Domenica, certi di trovare in esso tutto ciò che serve per la nostra vita di ogni giorno, tutto ciò che serve ad essere pronti per l’incontro definitivo con il Signore, sicuri che “Lui verrà e ci salverà”. Ecco allora ritornare il senso dell’Avvento, che ci apprestiamo a vivere insieme, il tempo dell’attesa che celebriamo liturgicamente preparandoci al Natale del Signore, ma che viviamo praticamente, preparandoci alla seconda venuta del Signore (la Parusia), quando Lui ritornerà nella gloria. Questa attesa non è un tempo sterile e morto, ma è tempo carico di impegno e di azione. Come vivere allora questa “meravigliosa” attesa? Ce lo dice a chiare lettere il Vangelo di questa prima domenica, gridandoci forte: “Vegliate”.
Il testo di Marco, che sarà il vangelo che ci accompagnerà nel cammino di fede per tutto il prossimo anno liturgico, avvalora e rafforza il verbo“vegliare” con l‘espressione “fate attenzione”. Mi vengono in mente le parole dei nostri papà e delle nostre mamme, quando una volta, a noi ancora bambini, ci dicevano “iapriti l’occhi”, “aprite gli occhi”. Essi non si soffermavano poi a darci molte spiegazioni sui rischi e pericoli della vita, non ci davano lezioni di educazione civica o di morale sessuale, bastava quella parola per dire tutto.“Aprire gli occhi” significava“fare attenzione”, essere pronti a tutto, guardarsi bene per ogni evenienza o imprevisto. Eppure questa parola non ci metteva ansia, paura e preoccupazione; in fondo sapevamo che loro erano lì pronti a seguirci, a prendersi cura di noi, nella retroguardia, ma sempre presenti e premurosi. Quindi non provavamo sfiducia o diffidenza negli amici o compagni o amici di scuola, ma vivevamo sereni le nostre relazioni, seppur attenti e guardinghi. Come cristiani dovremmo riscoprire questo atteggiamento di fiducia e di confidenza nel Signore e nel prossimo, ridestandoci dal sonno della paura di Dio e del sospetto verso i fratelli, per sperimentare la bellezza di un dono reciproco che coinvolge tutta la vita.
Ci viene detto anche il motivo di questa nostra necessaria attenzione e indispensabile vicinanza: perché non sapete quando è il momento”, non conoscete “quando il Padrone di casa ritornerà”. Una attesa allora per un incontro, quello con il nostro Re e Signore. Un incontro che in altri testi del vangeli ci viene presentato come un banchetto di nozze, una festa, un party, come si direbbe oggi. Non più e non tanto il “dies irae”, il giorno dell’ira di Dio, del tremendo giudizio, ma della festa e della letizia, perché il padrone ritorna per incontrare i suoi servi, perché il Re viene di nuovo per sedere a mensa con il suo popolo, che lo accoglie festante e acclama esultante. Per questo incontro sembra, stranamente, più preoccupato il veniente Signore, che i servi attendenti. Sì, Lui è più preoccupato di noi che giungendo all’improvviso non ci trovi addormentati. Che triste farsi trovare sonnolenti, oserei dire “anestetizzati” da mille cose che certamente non aiutano il senso dell’attesa per la felice venuta. Vivere bene il tempo dell’Avvento è l’unico modo possibile per accogliere e incontrare il Signore, per essere con Lui nella gioia e nella festa, per sempre.