Si rinnova oggi la preghiera di Reggio Calabria accanto alle donne sfruttate. Un’occasione per recitare insieme il Rosario ed allo stesso tempo denunciare una condizione di sfruttamento che accomuna ancora tante donne e ragazze.
Reggio Calabria, questa sera la veglia di preghiera accanto alle donne sfruttate
L’appuntamento è oggi lunedì 9 dicembre in piazza Duomo, alle 21. A guidare la preghiera, con la recita del Rosario, sarà l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria-Bova, monsignor Fortunato Morrone.
L’iniziativa, ormai diventato un appuntamento tradizionale durante il tempo di Avvento, è promossa dalla Caritas diocesana di Reggio Calabria – Bova e ha come finalità stare accanto alle donne in difficoltà e sostenere la preziosa opera svolta dall’unità di Strada della Chiesa reggina denominata “Delicati segni di speranza”. Unità da anni al fianco di donne e ragazze schiavizzate dalla rete della prostituzione, non solo di strada.
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L’appuntamento di questa sera sarà un’occasione per recitare insieme il Rosario ed allo stesso tempo denunciare una condizione di sfruttamento che vede tante donne e ragazze «spogliate» della loro dignità.
Il progetto “Delicati segni di speranza”: dare voce alle donne maltrattate e umiliate
Il progetto “Delicati segni di speranza” ha la finalità di migliorare la qualità della vita delle donne che vivono la strada a causa della prostituzione, affrontando le varie circostanze in cui la dignità della persona viene lesa, attraverso lo svolgimento di azioni dirette alla prevenzione, al sostegno e all’eventuale reinserimento.
È rivolto, in primo luogo, alle ragazze, minori e adulte, e alle famiglie, turbate nella sacralità del loro quotidiano, laddove i figli o i mariti cedano alle lusinghe di un sistema che è il portato di schiavitù e degrado.
In secondo luogo, si tratta di un percorso che tocca la comunità territoriale, che perde la battaglia della tutela della sacralità della vita umana. L’unità di strada nasce come risposta cristiana al grido silenzioso di tutte quelle donne che, maltrattate e umiliate, sono costrette a prostituirsi. Si avvicina a loro, appunto, in «maniera delicata», per far capire che sono persone da chiamare per nome e non oggetti da trattare a proprio piacimento.
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