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Reggio Calabria, consegnato il mandato agli operatori pastorali

Domenica 12 novembre alle 17, la Cattedrale di Reggio Calabria ha accolto gli operatori pastorali della diocesi per ricevere la benedizione ed il mandato per esercitare i vari servizi all’interno delle parrocchie (catechisti ed animatori dei gruppi, operatori della carità, ministri della consolazione e ministri straordinari della Comunione).

In questo importante e significativo momento, ulteriore occasione per curare la vita spirituale degli operatori pastorali, l’arcivescovo Fortunato Morrone ha ricordato che gli operatori sono chiamati – esprimendo anche gratitudine verso i sacerdoti che li guidano nella formazione e nel nostro servizio pastorale – ad alimentare la passione per il Vangelo, ravvivando la coscienza della bellezza della nostra fede. La liturgia della parola, con la parabola delle dieci vergini, suggerisce che, saggi o stolti, a tutti può capitare di “dormire”, di abbassare la guardia, mentre quando si sente la chiamata di Gesù ci si deve mettere in piedi, uscire fuori da se stessi per donarsi al prossimo.

Si è “richiamati” e “rimandati” per portare la luce di Cristo, come il buon samaritano “essere Cristo per gli altri, vedere Cristo negli altri” nell’importante missione dell’evangelizzazione, da testimoni credibili e gioiosi perché frutto dell’amore di Dio.

L’azione pastorale non è un “mestiere”, ma si è inviati nel nome del Signore, svolgendo il ministero nel nome della Chiesa, senza cadere nella tentazione di pensare che svolgere un servizio dia “potere”, ma vivendo in comunione, ricordandoci che il Signore si fida di noi e noi dobbiamo affidarci a Lui, pur nella diversità dei nostri carismi e ministeri. Nella preghiera dialogata per il conferimento del mandato, sotto lo sguardo materno di Maria e sul suo esempio, gli operatori pastorali hanno espresso il loro “sì” e chiesto al Signore il dono della Sapienza, perché ogni nostra attività si compia secondo la Sua volontà.

I ministri straordinari della comunione hanno ricevuto la benedizione in un momento particolare, a sottolineare l’importanza della loro missione, basata su una vera prossimità, rendendo visibile e concreta l’importanza dell’Eucaristia nella vita del credente.

«Cristo non ha mani, ha soltanto le nostre mani per fare oggi il suo lavoro. Cristo non ha piedi, ha soltanto i nostri piedi per guidare gli uomini sui suoi sentieri. Cristo non ha labbra, ha soltanto le nostre labbra per raccontare di sé agli uomini di oggi. Cristo non ha mezzi, ha soltanto il nostro aiuto per condurre gli uomini a sé oggi. Noi siamo l’unica Bibbia che i popoli leggono ancora, siamo l’ultimo messaggio di Dio, scritto in opere e parole». Citando questa preghiera, attribuita ad un anonimo fiammingo del XIV secolo, monsignor Morrone esorta – all’inizio dell’anno pastorale – ad essere portatori di speranza, a testimoniare l’amore di Cristo nelle comunità, per portare frutti abbondanti di opere buone nella nostra diocesi.

Caterina Vadalà