L’immigrazione in Calabria è un fenomeno strutturale. Mentre i residenti autoctoni continuano a lasciare il territorio per emigrare in altre aree del Paese e all’estero, sono in aumento gli stranieri che arrivano per stabilirsi qui da noi o che transitano verso altre regioni del Bel Paese. La Calabria si posiziona al secondo posto in Italia, dopo la Sicilia, per numero di minori stranieri non accompagnati. Nel frattempo, le dinamiche dettate dai ricongiungimenti familiari e le nuove nascite hanno comportato la crescita della popolazione straniera di seconda generazione.
Nella città metropolitana di Reggio Calabria gli stranieri residenti rappresentano il 6,9% della popolazione totale. È sotto gli occhi di tutti che il nostro territorio deve misurarsi, sul piano socio- culturale, con una numerosa presenza di uomini e donne provenienti da varie parti del mondo. E la convivenza tra immigrati e residenti a volte è problematica: luoghi comuni e pregiudizi sono alla base di relazioni sociali inesistenti o scarse. C’è una netta differenza tra la cultura dei migranti e le nostre culture e tradizioni: questo rende anche più difficile l’integrazione a tutti i livelli.
Da decenni la nostra arcidiocesi provvede all’assistenza religiosa degli immigrati cattolici, favorendo la loro aggregazione e assicurando ogni settimana la celebrazione eucaristica e varie attività formative nella loro lingua e tradizione. La “Missione con cura d’anime”, che fa capo alla parrocchia territoriale Santi Filippo e Giacomo in Sant’Agostino, accoglie soprattutto filippini, polacchi, ucraini e immigrati di varie regioni dell’Africa e di alcuni Paesi dell’Est europeo.
Mentre si provvede per questi stranieri una cura pastorale specifica, si ha pari attenzione perché essi non si isolino, ma si integrino sempre di più nelle rispettive parrocchie e si sentano parte viva della Chiesa locale.
Per celebrare insieme il Natale e, in particolare, per pregare perché torni la pace laddove violenza e guerra stanno mietendo vittime ogni giorno, l’arcivescovo Fortunato Morrone ha presieduto ieri mattina la Santa Messa, alle ore 11:30, nella chiesa parrocchiale di Sant’Agostino.
Alla celebrazione eucaristica vi hanno preso parte alcune comunità etniche cattoliche che regolarmente vivono e operano nel territorio diocesano. È stata un’occasione importante anche per rispondere ai continui appelli alla preghiera lanciati da papa Francesco.
La preghiera, infatti, non è una formula astratta per voltare lo sguardo dall’altra parte, ma una risorsa potente per cambiare la storia. Essa esige che ci riconosciamo come fratelli e sorelle che si fanno carico del dolore del mondo, che non pensano a mettersi dalla parte di una ragione o dell’altra, che non sfilano in piazza emettendo sentenze e formulando giudizi, ma che stanno unicamente dalla parte della pace. Proprio come ha ricordato il Santo Padre, affermando che la preghiera è «la forza mite e santa da opporre alla forza diabolica dell’odio, del terrorismo, della guerra».