Un nuovo appuntamento del laboratorio promosso dall’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova ha riunito, il 22 marzo a Motta San Giovanni, numerosi protagonisti della vita civile ed ecclesiale del territorio, in un percorso condiviso di ascolto e progettazione. Un’occasione per riscoprire la politica come servizio e come via per il bene comune, guidati dalla riflessione e dalla partecipazione attiva.
A Motta San Giovanni nuovo incontro del Cantiere della passione politica
Sabato 22 marzo, a Motta San Giovanni, si è tenuto un nuovo incontro del Cantiere della passione politica, promosso dall’arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova: una giornata intensa e partecipata, all’insegna dell’ascolto e del dialogo tra amministratori locali, associazioni ecclesiastiche e laiche, e cittadini impegnati nella costruzione del futuro delle comunità.
La giornata si è aperta con una visita guidata al Museo archeologico Leucopetra di Lazzaro, dove i ragazzi del Servizio civile universale, insieme all’archeologa Simona Accardo, hanno accolto, fra gli altri l’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone, e raccontato con passione la storia e l’identità di un territorio ricco di memoria. Da lì, il confronto si è spostato nei locali dell’oratorio San Filippo Neri, dove, dopo una riflessione sulla Parola, si è entrati nel vivo del confronto.
A fare da cornice, proprio l’intervento dell’arcivescovo Morrone, che ha richiamato l’urgenza di una politica ispirata al bene comune: «La politica non è fine a se stessa, né un semplice strumento: è un impegno verso tutta la città, verso tutto il territorio. E quindi, per raggiungere il bene comune, la politica è la via da percorrere, è la strada del bene condiviso, del bene di tutti».
Visioni diverse, un’unica passione: «Il bene comune»
Il presule ha sottolineato la bellezza e l’importanza del laboratorio: «Ci sono visioni diverse, prospettive differenti, sensibilità e colori politici molteplici. Ma ciò che ci unisce, da quando abbiamo avviato questo laboratorio, è proprio la passione per il bene comune».
Quindi l’invito chiaro a non ridurre l’agire pubblico a una somma di interessi particolari, ma a riscoprirne il senso profondo: «Chi sente la responsabilità, credente o meno, capisce che il proprio ruolo non è un aspetto marginale della vita, ma diventa parte integrante della propria esistenza».
Le priorità emerse dal lavoro condiviso
Nel corso del confronto, strutturato in gruppi di lavoro, sono emerse cinque priorità su cui concentrare impegno e risorse, frutto di un lungo percorso di ascolto e condivisione con oltre 100 realtà attive: valorizzare il protagonismo dei giovani creando nuove opportunità per il futuro, welfare e politiche sanitarie più eque in particolare per le fasce della popolazione più fragili, il contrasto allo spopolamento dei piccoli centri, la rigenerazione urbana in chiave inclusiva e la partecipazione attiva dei cittadini nella vita comunitaria. Temi attorno ai quali si è sviluppata una riflessione condivisa, segno di una comunità che vuole abitare con consapevolezza e visione il proprio tempo.
Sinodalità e collaborazione come stile di costruzione sociale
Il vescovo Morrone ha sottolineato: «Non possiamo costruire il bene comune da soli. Solo nel rapporto con gli altri è possibile generare qualcosa di duraturo e significativo». Quindi il monito: «Vi faccio un esempio: spesso assistiamo alla costruzione di piazzette nei nostri comuni. Ognuno pensa alla sua, al suo territorio. Ma poi magari le strade intorno sono dissestate. Perché non mettere insieme le risorse, condividere le priorità? Magari sembrerà una sciocchezza, ma è un modo per dire che dobbiamo convergere su ciò che ha un senso più profondo, che genera sviluppo, che guarda al futuro, piuttosto che restare ancorati all’“io e al mio”. Se uniamo le forze, possiamo mettere ordine e senso nei nostri territori. Collaborare significa superare l’“io” per puntare al “noi”».
Parole, quelle del vescovo, che si legano all’auspicio, condiviso da tutti: ossia che questo laboratorio di democrazia partecipata continui a generare idee, relazioni e impegni capaci di trasformare il presente e gettare le basi per costruire il futuro. «In questo senso – ancora il vescovo Fortunato – il percorso sinodale che abbiamo vissuto in ambito ecclesiale può offrire uno spunto: si cresce e si costruisce solo camminando insieme. Da soli non si va da nessuna parte. Il valore aggiunto è proprio nella collaborazione, nel dire insieme: “quest’anno vogliamo puntare su questo, lavoriamoci insieme”».
L’articolo Reggio Calabria – Bova, il Cantiere della passione politica rilancia la sfida del bene comune proviene da Avvenire di Calabria.