Nella bolla di indizione del Giubileo, Spes non confundit, papa Francesco ha scritto che «la vita cristiana è un cammino che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza» (n. 5). Uno dei tempi forti che la Chiesa ci offre è certamente la Quaresima.
È il tempo della semina generosa e abbondante che sboccerà nella Pasqua, nel Cristo Risorto. Dunque, la Quaresima di quest’anno si colloca in un contesto molto particolare e determinante: il Grande Anno Giubilare, un anno di grazia, in cui siamo invitati tutti a tenere accesa la fiaccola della speranza per favorire la ricomposizione di un clima di fiducia, come segno di un rinnovato cammino di rinascita di cui tutti sentiamo l’urgenza. Per questo il motto è “Pellegrini di Speranza”.
La celebrazione della Pasqua, alla quale giungiamo attraverso il cammino quaresimale, è dunque un’occasione speciale per risalire alla sorgente della nostra esistenza cristiana: Gesù Crocifisso Risorto. In Lui è la nostra Speranza, l’àncora alla quale siamo attraccati nel viaggio della nostra esistenza. Siamo chiamati, in questo tempo, a recuperare il desiderio di stare alla presenza del Signore, ascoltarlo soprattutto con la preghiera; preghiera come voce che si traduce nella solidarietà e nella condivisione del pane quotidiano. Per questo la Quaresima è un tempo privilegiato per la preghiera, solo nella preghiera possiamo rinnovare la speranza. Vivere una Quaresima con speranza vuol dire sentire di essere, in Gesù Cristo, testimoni del tempo nuovo, in cui Dio «fa nuove tutte le cose».
L’incontro con Dio è da aggiornare ogni giorno. Infatti, la Quaresima ritorna annualmente col puntuale richiamo ad approfondire il radicamento del mistero che ci ha segnati con l’unzione battesimale, conformati a Gesù Cristo. Non è l’appello di un giorno: si tratta di quaranta giorni. Il tempo quaresimale costituisce, infatti, il periodo sufficiente e necessario a verificare la nostra adesione al Vangelo. Non basta dire sì a parole: serve il riscontro nella vita! Lasciare che Dio compia ciò che deve compiere in noi richiede tempo, domanda perseveranza… Anche il popolo della prima alleanza sperimentò quarant’anni di deserto prima di entrare nella terra promessa. Lo stesso Gesù ha iniziato il proprio cammino messianico con quaranta giorni di digiuno nel deserto, alimentato dal cibo della Parola divina: fu periodo di prova e di vittoria sulla tentazione del maligno.
Così Gesù, che non aveva bisogno di purificazione, si è sottoposto alla Quaresima per insegnarci il segreto del mistero pasquale. Ecco perché in Quaresima l’ascolto della Parola del Signore deve essere più abbondante. L’ascolto si affina col silenzio: tra mille voci, una Quaresima seriamente vissuta aiuta a discernere la Voce. Digiunare non è soltanto astenersi dal cibo, ma imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le creature. Per essere in grado di farlo occorre allenarsi a vivere non solo di pane, ma di ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. Infine, la carità fraterna: se la preghiera riconcilia con Dio e il digiuno con sé stessi, la pacificazione con gli altri trova espressione nella condivisione dei propri beni con i poveri. Dunque, non è difficile declinare il Giubileo con la Quaresima: la preghiera è antidoto efficace contro la cultura dell’edonismo; il digiuno contro la cultura del piacere a ogni costo; la carità contro la cultura dell’interesse particolare.
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