Pubblichiamo di seguito la trascrizione del discorso tenuto a braccio questa mattina dall’arcivescovo metropolita di Reggio Calabria – Bova, monsignor Fortunato Morrone, in occasione della consegna del Quadro della Madonna della Consolazione. La trascrizione è stata rivista ed approvata dall’arcivescovo.
Un saluto a tutti e a ciascuno, in modo particolare ai portatori perché questo per voi è un momento significativo, un momento di protagonismo bello. Ma un protagonismo sociale che io spero abbia a che fare con la vostra vita di ogni giorno.
Ecco la “consegna” richiama la tradizione, traditio, una trasmissione di vita. Caro padre provinciale tra me e lei c’è come una reciproca consegna della fede non tanto in Maria, ma in Colui che Lei ha generato per opera dello Spirito Santo: accogliamo Gesù. Così com’è accaduto nel giorno della Visitazione anche a noi che ora siamo come Elisabetta, Maria ci porta Gesù, ci annuncia Gesù, ci trasmette Gesù, nostra consolazione.
Allora ascoltiamo quello che Gesù oggi nel Vangelo del giorno ci consegna: è quello che vuole Maria naturalmente per noi.
Dal Vangelo secondo Luca (6,1-5)
Un sabato Gesù passava fra campi di grano e i suoi discepoli coglievano e mangiavano le spighe, sfregandole con le mani. Alcuni farisei dissero: “Perché fate in giorno di sabato quello che non è lecito?”. Gesù rispose loro: “Non avete letto quello che fece Davide, quando lui e i suoi compagni ebbero fame? Come entrò nella casa di Dio, prese i pani dell’offerta, ne mangiò e ne diede ai suoi compagni, sebbene non sia lecito mangiarli se non ai soli sacerdoti?”. E diceva loro: “Il Figlio dell’uomo è signore del sabato”.
Cari fratelli e sorelle, Gesù è Signore del sabato. Il riposo del sabato, che è uno dei comandamenti fondamentali per Israele, Gesù lo rimette in discussione, perché lui ha messo davanti al comandamento il motivo del comandamento. Il perché, fine del comandamento è la vita dell’uomo, è per noi. Gesù pone di fronte a Dio ciascuno di noi; Lui è il nostro fratello e nostro intercessore, il nostro mediatore, si mette in mezzo non per dividerci da Dio ma per portare Dio dentro la nostra vita. In questo modo ci fa capire che prima del comandamento viene la persona umana. E allora che cos’è lecito? Gesù dice che è lecita la fame di questi uomini, dei suoi discepoli. “Ah ma c’è il sabato”, “Ah ma c’è la processione”, “Ah, attenzione, c’è la santissima eucaristia”. Ma l’eucaristia a chi ci rimanda se non all’umano che in Gesù ha la sua bellezza e la bellezza di Gesù è che Dio si prende cura di ciascuno di noi, e per noi dona tutto se stesso, a perdere?
Questa, cari fratelli e sorelle è la nostra fede. Allora che cosa è lecito? Allora è «lecito» – prendo dal dizionario – «ciò che è adeguato, conveniente, corretto, decoroso, dignitoso, giusto, morale, onesto, opportuno». È veramente bello tutto questo. Pensate se questa liceità fosse vissuta nella nostra esistenza, se fosse il nostro quotidiano. Allora non avremmo il contrario, il contrario è: «disdicevole, disonesto, inadeguato, indecoroso, ingiusto, inopportuno, sconveniente e scorretto». Ci chiediamo ora è lecita questa processione? Perché facciamo questa processione? O meglio in che senso è cristianamente lecita questa processione. Certamente perché è in onore di Maria e in Maria ci identifichiamo come popolo reggino. E questo va bene. Allora facciamo un applauso a Maria. [Applauso, ndr]. Vedete? Basta poco, basta poco per coinvolgerci. Cosa ci vuole, cosa ci vuole per fare un applauso? Alla fine ne facciamo tanti…soprattutto facciamo gli applausi ai potenti che ci sottomettono, che con poco ammorbano la nostra intelligenza. E Maria questo non lo vuole, tant’è che lei ha fatto ciò che è “illecito”, come suo Figlio Gesù. Vedete Lei adesso sta venendo incontro a noi, ci ricorda, cari fratelli e sorelle, ancora la Visitazione. Maria viene a visitarci, ci porta Gesù, ma a Maria – una ragazza di 13 anni – a lei, ai suoi tempi, non era lecito mettersi in cammino, lasciare casa, lei una ragazzina. Capite? 2000 anni fa le avranno detto: “Ma che stai facendo?”, “Ma dove vai?”, “Ma lascia stare, stai a casa”, “Sei una femmina, devi stare a casa”. Lei dice “No!”, perché “il Signore ha posto in me la sua fiducia”, “si fida di me, Lui ascolto”. Ecco la fede la disobbedisce a ciò che umilia la nostra umanità e promuove tutto il bello e il buono che abita il cuore di tutti! Muoversi significa spezzare consuetudini che non ci permettono di crescere in umanità, in dignità! E Maria si mise in cammino velocemente senza aspettare, senza aspettare che il sommo sacerdote gli desse l’ok, perché c’è l’umano di mezzo, c’è Elisabetta che la attende e, oggi, anche tanti fratelli e sorelle attendono la nostra visita in nome di Gesù, come Maria.
Maria viene incontro a noi per dirci “Ma volete una vita più dignitosa, più corretta, più decorosa, più dignitosa, dunque lecita?”. Sì, certamente che la vogliamo. Vogliamo più lavoro? Certamente sì. E allora noi diciamo “ci devono pensare i nostri amministratori, loro devono darci il pane”. Questo è sbagliato! È sbagliato! Loro ci aiutano a trovare il pane. Quel pane frutto del sudore della nostra fronte e non del sudore della fronte altrui, altrimenti, cari fratelli e sorelle, se questa non accade quello che stiamo per compiere è una passeggiata non una processione. A volte qualcuno tra di voi mi ricorda: “lei è nostro padre”, Bene faccio il padre, in nome del Signore. Quello che vi dico certamente non riguarda voi, popolo reggino, o forse in parte. Ecco: non vorrei che questi quattro giorni fossero una parentesi, un’epicheia dicono gli esperti, un momento a parte della vita, un tiretto che si apre e poi si chiude. Passata la festa della Madonna chiudiamo e la vita riparte. E da dove riparte? Dal nulla perché noi siamo qui per far ripartire la vita secondo lo Spirito del Signore che ha trasformato Maria. Allora non vorrei che questo momento bellissimo, emotivo, forte, identitario, fosse – prendetemi con le pinze e cestinatemi subito – una bella “pera” che ci facciamo, e via con gli occhi insonnoliti, imbambolati, appannati e disorientati
Il Signore vuole che apriamo gli occhi, che sgraniamo gli occhi, che sappiamo essere responsabili in questa città delle scelte che operiamo. Allora diciamo in tal senso ai nostri amministratori “Aiutateci e noi vi aiutiamo”. Non possiamo scaricare sui nostri amministratori le nostre responsabilità e, peggio, irresponsabilità.
Papa Francesco qualche giorno fa ci ha comunicato che ci consegnerà una nuova versione della Laudato si’, un aggiornamento che il Pontefice desidera effettuare all’enciclica dovuto alle recenti crisi climatiche che hanno aggravato anche economicamente e sempre a danno dei più poveri la nostra Casa comune, e anche il nostro territorio. Vi ricordo cari cattolici che la Laudato si’ è un’enciclica del Papa sulla custodia del nostro mondo, che è la tua città, la tua famiglia, la tua stessa vita. Il Papa vuole aggiungere qualcosa perché nel frattempo l’aggressione alla nostra casa comune, soprattutto sul piano della giustizia sociale, è aumentata. E allora anche noi siamo chiamati a responsabilità: vogliamo l’acqua? Giusto. Vogliamo le strade pulite? Vogliamo che la spazzatura venga raccolta? Giusto. Ma noi paghiamo le tasse perché tutto questo accada? Questo è fondamentale: noi abbiamo diritto ai servizi. E i nostri doveri di cittadini? Certo, ma quando tu/noi vai/andiamo dall’amministratore del tuo comune con la ricevuta della tassa pagata, allora possiamo dire “mi devi la raccolta della spazzatura … o altro”.
Noi cristiani, noi cattolici molte volte dimentichiamo questo aspetto tipico della giustizia sociale. Se la nostra fede – e non la religione – non tocca la nostra vita, non tocca il nostro portafoglio, la nostra famiglia, allora stiamo adulterando l’amore, stiamo tradendo l’amore. E allora questa processione può essere lecita? Ad ogni modo, indipendentemente dal motivo che ti spinge ad essere qui, comunque sei qui! E questa è una buona occasione e opportunità per ripartire.
Se non vivi la tua esistenza nel segno del Vangelo, con questa processione guardando Maria che ti indica Gesù, allora questo è il momento di rimetterti in cammino. Se, come vescovo, non sono attento alla voce di questo popolo affidatomi e non lo servo come Gesù ci insegna, chiedo perdono al Signore e a voi, ma anche per me è questa processione è una ripartenza, una ripartenza dietro Gesù che ci insegna ad essere umani così come Maria ha vissuto.
Amen!
Auguri!
Buona processione.
+ Fortunato Morrone
Arcivescovo Metropolita di Reggio Calabria – Bova