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Papa Francesco: “Vicinanza alla gente e preghiera per un umanesimo popolare”

Papa Francesco a Firenze

{module AddThis} La vocazione lentamente crebbe, la vicinanza con Cristo, e nell’anno del Giubileo del 2000 comprese che il Signore lo chiamava al Sacerdozio. Dal 2010 è sacerdote della Chiesa Fiorentina. “Cerco di vivere il ministero servendo Dio attraverso gli uomini”.
Altre due testimonianze precedono l’intervento del Papa: la storia di una giovane che sta terminando l’itinerario del catecumenato e una coppia che ha attraversato e superato il burrascoso evento della separazione.
Il Papa visibilmente commosso dalle testimonianze ascoltate, prende la parola per salutare i Delegati Diocesani.
“Ecce Homo: guardano questa Cupola siamo invitati a contemplare la trasformazione dal Cristo giudicato da Pilato a Cristo che giudica l’umanità”.
Gesù ha dato se stesso in riscatto per tutti. Dio non ha mandato suo Figlio per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato.
“Non si può parlare di umanesimo senza parlare di Cristo, afferma Francesco, è Lui che ci indica i tratti dell’uomo: guardando il suo volto che cosa vediamo? Innanzi tutto il volto di un Dio svuotato, che ha assunto la condizione di servo obbediente fino alla morte. Il volto di Gesù è simile a quello di tanti nostri fratelli svuotati, resi schiavi, e attraverso questi volti lui ci guarda”.
In seguito il Santo Padre presenta tre tratti che vorrebbe caratterizzassero il nuovo umanesimo:
L’umiltà
“L’ossessione di preservare la propria gloria, la propria influenza, non deve far parte dei nostri sentimenti. Dobbiamo custodire e ammirare la Gloria di Dio, e questa non coincide con la nostra.”
Il disinteresse
“Dobbiamo cercare la felicità di chi ci sta accanto. L’umanità del cristiano è sempre in uscita di se stesso, non è narcisistica, autoreferenziale. Evitiamo di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa protezione, che ci trasformano in giudici implacabili, che ci custodiscono in abitudini che ci fanno stare tranquilli.
La nostra fede è rivoluzionaria per un impulso che viene dallo Spirito Santo, dobbiamo seguirlo, per uscire di noi stessi: Ciascuna vita si decide sulla capacità di donarsi”.
La beatitudine
“Il Cristiano è un beato, ha in se la gioia del Vangelo, specifica Papa Francesco”. Nelle beatitudini il Signore ci indica il cammino, percorrendolo possiamo arrivare alla felicità piena ed eterna.
La beatitudine ha a che fare con umiliazione e povertà. Se noi non abbiamo il cuore aperto allo Spirito Santo queste sembreranno sciocchezze, perché non ci portano successo”.
La beatitudine è una scommessa laboriosa, fatta di rinunce, ascolto e apprendimento i cui frutti si raccolgono nel tempo, regalando una pace incomparabile.

Papa Francesco, durante la parte centrale del suo discorso, si sofferma su questi tre tratti, ed in particolare si chiede quali possano essere le indicazioni alla Chiesa Italiana: “non dobbiamo essere ossessionati dal potere, anche quando questo prende il volto di un potere utile e funzionale. Se la Chiesa non assume i tratti di Gesù perde il senso, le beatitudini sono uno specchio che non mente”. “Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro”, dice Papa Francesco, “e che finisce di essere rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Sappiamo che le tentazioni esistono, sono tante”.
E il Papa si sofferma in particolare su due tentazioni: quella pelagiana e quella dello gnosticismo. “La tentazione del pelagianesimo spinge la Chiesa a non essere umile, disinteressata e beata e lo fa con l’apparenza di un bene”. Il pelagianesimo porta ad avere fiducia nelle strutture, nelle organizzazioni, nelle pianificazioni perfette perché astratte. Spesso fa assumere uno stile di controllo, di durezza, di normatività. La norma dà al pelagiano la sicurezza di sentirsi superiore, di avere un orientamento preciso. In questo trova la sua forza, non nella leggerezza del soffio dello Spirito.
“La Chiesa Italiana, suggerisce Francesco, si lasci portare dal Suo soffio potente, e a volte inquietanti, assuma lo spirito dei suoi grandi esploratori che in mare aperto hanno affrontato le scoperte. Non assuma mai una posizione difensiva”.
La seconda tentazione da sconfiggere è quella dello gnosticismo.
Questa porta a confidare in un ragionamento logico e chiaro, perdendo però la tenerezza della carne. “Non condurre la Parola alla realtà significa costruire sulla sabbia”, dichiara Papa Francesco, “la Chiesa Italiana ha grandi santi il cui esempio aiuta a vivere la fede con umiltà, disinteresse e beatitudine. Ma anche personaggi inventati come don Camillo: la preghiera di un buon parroco si unisce alla vicinanza con la gente. La vicinanza alla gente e la preghiera sono la chiave per vivere un umanesimo cristiano popolare, umile, generoso, lieto”.
Il Santo Padre, in conclusione del suo intervento, sprona i giovani: “per favore non guardate dal balcone la vita, costruite una nazione migliore” ed infine consegna una sola indicazione pratica: “In ogni comunità cercare di avviare in modo sinodale un approfondimento dell’Evangelii Gaudium per trarne indicazioni concrete ed operative”.