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Padre Catanoso: dieci anni dalla Canonizzazione

San Gaetano Catanoso, il sacerdote nato a Reggio Calabria

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In questi giorni la congregazione delle Suore Veroniche del Volto Santo e l’intera diocesi reggina-bovese, in tutte le sue componenti, ha ricordato degnamente la ricorrenza decennale. Il nostro giornale se ne farà eco nel prossimo numero, ma già in questa edizione desideriamo sottolinearne il significato di grazia non tanto per la storia di ieri, quanto per il presente ed il futuro della nostra comunità. Mi riferisco principalmente alle iniziative spirituali da lui promosse per capire se e quanto la santità di Padre Gaetano Catanoso continui ad ispirare la pastorale e la vita religiosa delle nostre Chiese.
San Gaetano Catanoso è stato un modello di pastore per la devozione verso il Volto Santo di Cristo con la preghiera e le opere di riparazione, per la devozione eucaristica incentrata sulla celebrazione della Messa e l’adorazione al SS.mo Sacramento, per la devozione mariana recitando senza interruzione il Rosario con quella corona dai grossi grani che avvolgeva le dita della sua mano nodosa. Ma soprattutto Egli è stato il confessore della città, effondendo il balsamo della divina misericordia nel cuore dei numerosi penitenti di ogni categoria che ricorrevano al suo ministero di riconciliazione. È stato infatti, dal 1920 alla morte, avvenuta nel 1963. Penitenziere del Capitolo Metropolitano e quindi sempre a disposizione di tutti i fedeli in cattedrale. Padre spirituale del Seminario arcivescovile e del clero, cappellano e quindi confessore e confidente dei detenuti presso le carceri cittadine di San Pietro e degli ammalati presso gli Ospedali Riuniti. Ha così ascoltato le miserie e le sofferenze di tutta la popolazione reggina nei luoghi e nelle circostanze più travagliate della vita individuale e sociale, distribuendo largamente il perdono di Dio Padre, i meriti del Sangue di Cristo Gesù, i consigli saggi ed illuminanti della Spirito Santo. È stato veramente la consolazione del popolo di Dio.
Alla luce di questa profonda spiritualità, di tanta ricchezza di intercessione ed esemplarità di vita cristiana, ognuno di noi dovrebbe interrogarsi fino a che punto si sia lasciato interpellare dalla sua santità che la Chiesa ci ha offerto e proposto. A cominciare dai sacerdoti nei variegati settori del loro ministero, dai fedeli di vita consacrata, per prime le suore da lui fondate, dagli istituti ecclesiastici e laicali di formazione e di impegno apostolico, dalle istituzioni e luoghi cittadini dove ha irradiato tanti servizi alla dignità dell’uomo, anche in campo sociale e civile.
A conclusione una proposta anche come gesto di gratitudine e riconoscimento alla continuità della sua missione fra noi. Perché non fare del Nostro Santo durante il prossimo Giubileo della Misericordia, quanto meno per la nostra diocesi, l’icona della misericordia divina? Potrebbero essere accolte nella basilica cattedrale le sue spoglie mortali in modo che i pellegrinaggi abbiano anche questo richiamo, alla riscoperta del sacramento della penitenza, secondo le indicazioni e modalità di rinnovamento del Concilio Vaticano II.
Anche Papa Francesco ha fatto sapere che durante l’Anno Santo desidera avere in S. Pietro le spoglie di san Pio da Pietralcina. E chissà che non ci riservi qualche altra sorpresa.
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