{module AddThis}Era un grande amante della spiritualità bizantina, rimase sempre fortemente legato all’Ordine domenicano e alla città di Reggio. Fu un eminente studioso di storia, professore in diverse università, preside dell’Istituto storico dei domenicani all’Angelicum di Roma, membro della Congregazione per le cause dei Santi, membro della Deputazione di storia patria, autore di centinaia di pubblicazioni scientifiche di carattere storico. Ma soprattutto padre Carlo fu un amico sincero e fedele. In chi lo ha conosciuto rimane indelebile, l’immagine di un domeni- cano “libero” nei modi e “fedele” nella sostanza. Sapeva andare al cuore dei problemi e da fine storico quale era, fu sempre ponderato nei giudizi e saggio nei suggerimenti. Chi lo incontrava non riusciva a percepire subito la smisurata cultura teologica e storica che possedeva, nascosta dai suoi modi dimessi e talvolta anticonformisti. Non usava maniere sdolcinate per rapportarsi con la gente, era diretto e franco. Carlo ha formato generazioni di giovani reggini, prima nell’insegnamento nelle scuole superiori, poi in quella fucina di spiritualità che fu per lui la “Kresia i Pipi”, autentica culla di ecumenismo, dove si respirava e si respira ancora a pieni polmoni la storia della Chiesa di Oriente e di Occidente. Le sue liturgie erano celebrate e vissute con un profondo afflato ecumenico, la piccola comunità della Kresia i Pipi con lui è diventata simbolo e punto di riferimento del cammino di riconciliazione e di comunione con la Chiesa d’Oriente, riconosciuto autorevolmente anche dalla visita del Patriarca Bartolomeo I nel 2001 proprio alla piccola comunità. In questa antica Kresia i Pipi che Padre Carlo ha restaurato e riportato, per quanto possibile alle origini, egli ha profuso il meglio del suo sacerdozio e del suo cuore di padre. Soprattutto nella direzione spirituale e nelle confessioni Padre Carlo diventava guida saggia e misericordiosa di tante anime che a lui ricorrevano per essere consolate e trovare il perdono. Nella sua chiesa, la Madonna è chiamata “dei poveri”. Del resto anche lui, ricco di cultura e di spiritualità si è fatto “povero” come San Domenico per incontrare tutti , senza escludere nessuno, mai.