{module AddThis}Tutti, o quasi, contenti perché si creavano posti di lavoro. Contemporaneamente a Gioia Tauro si progettava il V centro Siderurgico. Dove prima c’erano distese di gelsomini e bergamotti, è nato questo centro durato due anni e non ha mai prodotto quello per cui era nato, qualcuno dei lavoratori, infatti, è andato in pensione in cassa integrazione per 36 anni.
L’altro centro non è mai nato, ma ha portato alla distruzione di migliaia di ettari di agrumeti. Creare lavoro! A quale prezzo? Oggi la storia si ripete. Con ancora evidenti le ferite inferte al territorio di Saline da quell’insediamento, si ripropone un’altra industrializzazione: la centrale a carbone. Gli specchietti per le allodole sono sempre gli stessi: posti di lavoro durante la costruzione, posti di lavoro a regime, benessere economico, ecc… la storia dell’ILVA di Taranto non insegna niente! La storia degli ultimi 40 anni a Saline, nemmeno! La Laudato Sii di Papa Francesco, neanche. Evidentemente tutto questo a qualcuno porterà beneficio, ma a chi? Chi lucrerà sulla testa della gente? Ecco perché il 12 marzo c.a. il MLAC ha festeggiato San Giuseppe padre, lavoratore e segno di rispetto della creazione proprio in questo luogo. Per sottolineare che il lavoro non è sempre buono, o meglio non è buono ad ogni costo. Per sottolineare che natura, creazione e sviluppo devono andare a braccetto e non l’uno a discapito dell’altro. Per far emergere che il vero motore di sviluppo la nostra terra lo deve cercare nelle sue bellezze paesaggistiche, storiche e agro alimentari. Turismo, non insediamenti industriali per far si che i nostri giovani non siano più costretti ad emigrare.
Dopo una breve introduzione di Giuseppina Tripodi, la Festa è cominciata col saluto di Mons. Vittorio Mondello che ha stigmatizzato l’importanza del Movimento Lavoratori, oggi in questo contesto di mancanza di lavoro e di lavoro sfruttato, in questo nostro sud martoriato. Il Presule ha voluto anche sottolineare che “sacerdoti e laici devono lavorare insieme ma non in dipendenza l’uno dall’altro, ognuno ha la sua specificità e quello che tocca ai laici è bene che lo facciano senza aspettare l’imbeccata del parroco”.
Gianni Sergi, poi, ha sottolineato le motivazioni di questa festa, l’impegno del Movimento Lavoratori che compie 80 anni e la partecipazione della nostra diocesi ai bandi di Progettazione sociale che il MLAC edita ormai da 10 anni. Si è passati alla visione di un breve filmato su San Giuseppe ed è quindi cominciato il convegno vero e proprio con Aldo Velonà che ha tratteggiato i contorni della questione mettendo in evidenza che ci troviamo davanti ad uno sfruttamento sconsiderato della natura. Il Papa ci richiama frequentemente ad una ecologia dell’uomo, scrive, infatti, L.S. al n.118 “non esiste ecologia senza antropologia”. Velonà ribadisce quanto dice Papa Francesco sulla cultura dello scarto e invita i due relatori, Fortunato Sgro e Barbara Liberatori a prendere la parola. Il primo ha detto che investire sulle macchine piuttosto che sulle persone è il primo fallimento della società e che “innalzare ciminiere dove la vocazione del territorio è altro” è sciacallaggio e deturpazione. Barbara, invece, sottolineando che su questa terra siamo “ospiti” e dobbiamo coltivarla e averne cura, invita ad adoperare la categoria della bellezza e del diverso, piuttosto che quella dello scarto.
Molto significativi gli interventi del Sindaco di Saline Ugo Suraci, di Pasquale Andidero e del Parroco don Paolo Ielo che vertevano soprattutto sulla deturpazione che c’è stata in quel luogo e che ancora non è stata sanata, anzi, si ritenta con la centrale al carbone di aggravare la situazione.
E’ stata una bella esperienza che a detta di tutti dovrebbe essere l’inizio di un percorso comune di sensibilizzazione e anche, se necessario, di lotta.
Pasquale Andidero