La Giornata torna ad essere della medesima attualità e urgenza oggi, ma con un volto nuovo: non più nazionale ma mondiale, non rivolta ai soli migranti, ma ad ogni forma di mobilità, a fieranti e circensi, rom e sinti, e soprattutto a quelli che escono dal loro Paese non per libera scelta, alla ricerca di un avvenire migliore, ma perché costretti a fuggire a causa di gravi disordini sociali, di guerre feroci e conflitti civili, di progressiva desertificazione delle loro terre, dell’estrema miseria e fame cui sono ridotti tanti popoli, soprattutto del’Africa subsahariana. E tutto non senza grosse responsabilità dei nostri paesi occidentali, che non possono ipocritamente lavarsi le mani di fronte a questi fratelli, la stragrande maggioranza dei quali non va in cerca del benessere ma lotta per la sopravvivenza. Ogni anno il Santo Padre, nel suo Messaggio per la Giornata, sceglie un tema particolare e per il 2017 la scelta è caduta sui “Migranti minorenni, vulnerabili e senza voce”, che sono, come lui stesso specifica, “tre volte indifesi, perché minori, perché stranieri, perché inermi, quando, per varie ragioni, sono forzati a vivere lontano dalla loro terra d’origine e separati dagli affetti famigliari”. Non a tutti i minori migranti cade addosso questa dura sorte, infatti tanti sono nati in Italia o vi sono giunti ancora in tenera età con un genitore o con la famiglia al completo. Ma purtroppo oggi, data la grave crisi economica e occupazionale, per la stragrande maggioranza non è così: il Governo non fa più la programmazione annuale su quanti possono entrare, i consolati non rilasciano più i visti d’ingresso per lavoro; e allora chi è deciso ad emigrare cerca altre strade, anche quella avventurosa ed estremamente rischiosa di partire, carichi solo di speranza, dal cuor dell’Africa, attraversare il deserto e concentrarsi in quelle regioni della Libia dove di fatto regna l’anarchia ed hanno potere sovrano le bande armate d’intesa con i mercanti di carne umana. Ed è qui che gli scafisti caricano questa merce umana, stipandola all’inverosimile, su gommoni o barconi logori e già alla deriva e salpano con loro fino al limite delle acque territoriali libiche, lasciandoli poi al loro destino. Che è quello di lanciare un SOS e la nave commerciale o della marina militare che l’ha captato per prima, fa rapidamente rotta in quella direzione e opera il trasbordo – quando giunge in tempo – dei disperati, il 15% dei quali sono minori. Nel 2013 ne sono stati salvati 6.000, nel 2014 e 2015 altri 10.500 e 12.0000, per il 2016 il computo non è ancora completo ma a fine agosto si era già raggiunto i 16.800, con previsione che si sarebbe oltrepassata a fine anno la soglia dei 20.000. Fra i minori quelli non accompagnati, cioè senza genitori, senza parenti o tutori incaricati di prendersi cura di loro, nel 2014 erano il 49%, lo scorso anno il 75%, quest’anno sono saliti al 91%. Che fa l’Italia con tutta questa massa di minori? Ha cercato e continua a cercare di venire incontro con diversi provvedimenti e soprattutto con la legge del 2007, che certamente ha molte carenze e ha bisogno di continui aggiornamenti, tuttavia contiene direttive decisamente positive, come il divieto assoluto di respingimento, l’accoglienza non in strutture per grandi masse, ma in gruppi di ospiti non superiori alla ventina; obiettivo però non ancora del tutto raggiunto. Tre sono i gradi di accoglienza: in strutture di “Transito”, per un primo ristoro di pochi giorni e una prima identificazione; di “Prima accoglienza” al massimo per 60 giorni ridotti ora a 30 per procedere a una più dettagliata identificazione e per dar possibilità di inoltrare richiesta di asilo; e finalmente di “Seconda accoglienza” nella rete “Sprar” (Sistema di protezione per richiedenti asilo e Rifugiati) fino al raggiungimento dell’età adulta e di una soddisfacente integrazione nel tessuto sociale italiano. Sempre inteso che è auspicabile per tutti la soluzioneideale che è l’ “Affido familiare”, anche in vista di una eventuale adozione. Gli Sprar, sovvenzionati dal Ministero dell’Interno sono affidati ai Comuni, che possono gestirli o direttamente o in convenzione con agenzie del terzo settore e del volontariato. Questi sono alcuni tratti del quadro, ben più vasto e complicato, che ci si presenta davanti oggi, ormai alla vigilia della Giornata Mondiale, che fa appello alla nostra sensibilità e coscienza cristiana. E’ importante sapere come stanno obiettivamente le cose, senza lasciarsi abbagliare da altri dati e numeri allarmistici, che vengono diffusi con martellante insistenza da falsi profeti che alterano la realtà per le loro mire ideologiche e politiche. Comunque non c’è invasione di extracomunitari, di clandestini, portatori di malattie e di criminalità; e non ha senso parlare di inquinamento della nostra bella lingua e tradizione da parte di altre lingue, culture e perfino religioni; se mai ci sono provvide occasioni per dare testimonianza chiara e invitante della nostra fede, con spirito autenticamente missionario, in armonia con quanto fanno i nostri missionari in altri continenti. E impegniamoci a dare rilievo alla Giornata nelle nostre comunità ecclesiali in comunione col nostro Arcivescovo che la celebrerà, come di consueto, alle ore 17.00 nella Chiesa di S. Agostino assieme agli immigrati cattolici, che sono nostri fratelli anche nella fede.
Bruno Mioli