È stato inaugurato oggi l’Anno giudiziario del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Calabro (Teic) e del Tribunale Ecclesiastico Interdiocesano Calabro di Appello (Teica). Tra le fragilità più ricorrenti che portano alla nullità del matrimonio, in aumento quelle legate alla “immaturità” della persona a vivere un rapporto tipico come quello matrimoniale.
I lavori sono stati aperti dai saluti di monsignor Fortunato Morrone, Moderatore del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro (Teic), e di monsignor Claudio Maniago, Moderatore del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro d’Appello (Teica).
Subito dopo c’è stata la relazione dei due vicari giudiziali. Hanno preso la parola, quindi, monsignor Vincenzo Varone, vicario giudiziario del Teic, e monsignor Erasmo Napolitano, vicario giudiziale del Teica.
Nella relazione del Vicario giudiziale, monsignor Vincenzo Varone, tenuta oggi in occasione dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario del Tribunale ecclesiastico interdiocesano calabro (Teic) e di quello d’Appello (Teica) sono stati illustrati i dettagli dell’attività degli uffici giudiziari nel corso del 2023.
Nell’anno appena trascorso sono state portate a termine 127 cause, dichiarati nulli 119 matrimoni, mentre per 2 cause la nullità pretesa non è stata processualmente dimostrata; 6 cause sono state archiviate per perenzione. Le cause pendenti al 31 dicembre 2023 sono 134.
Sono 126, invece, le cause introdotte nel 2023, 17 in più rispetto all’anno precedente. Quelle decise 121, 16 in meno rispetto al 2022.
Il tempo medio di durata dei giudizi definiti nel 2023 – dalla domanda introduttiva sino all’esecutività della sentenza – è stato di 18 mesi: delle 121 cause decise, 68 sono state concluse nell’arco di un anno e altre 43 nell’arco temporale di due anni.
Altre cause invece si sono purtroppo prolungate, come spiegato da monsignor Varone, «a motivo dell’eccessiva conflittualità e della conseguente complessità dell’attività istruttoria ed ancora per la notevole difficoltà a compiere gli atti di notifica attraverso il servizio postale».
In riferimento ai capi di nullità pretesi in giudizio dalle parti, sono 4 quelli che hanno avuto maggiore rilievo e che sono quantitativamente aumentati in percentuale: il grave difetto di discrezione di giudizio passa dal 55,15% (registrato in media nel quadriennio precedente) al 60,00% del 2023 (102 i casi trattati contro gli 88 dell’anno precedente); esclusione della prole che passa dal 12,82% al 14,79% (25 casi nel 2023 rispetto ai 20 del 2022); esclusione della indissolubilità del vincolo passa dall’8,97% al 11,17 (19 casi contro i 14 dell’anno precedente); incapacità ad assumere gli oneri coniugali passa dal 3,21% al 4,11 (7 casi nel 2023, mentre nel 2022 erano 5).
In effetti, commenta monsignor Varone, «ciò che si evidenzia in misura sempre crescente nelle nostre cause è il fatto che molti nubendi si accostano alla celebrazione delle nozze con un’idea “fantastica” del matrimonio, senza avere la maturità adeguata per considerare i loro impegni e le loro responsabilità nei confronti dell’altro coniuge e degli eventuali figli».
«Il dato in costante crescita che constatiamo in Calabria – ancora Varone – è un’abbondante richiesta di nullità matrimoniale per “grave difetto di discrezione di giudizio”: ci viene chiesto di sapere, nella verità giuridico-processuale, se i coniugi, nel momento in cui hanno manifestato il loro consenso matrimoniale, si trovassero in una condizione tale da renderli capaci di assumere tutti gli obblighi derivanti dal rapporto coniugale: la capacità, dunque, sia di essere un vero marito e una vera moglie, fondata sulla verità della loro umanità “maschio-femmina”, sia di essere padri e madri».
«Ci troviamo ed operiamo in dei contesti socio-ecclesiali dove la celebrazione di un matrimonio può apparire cosa semplice, ma, di fatto, a tale semplicità si contrappone un contenuto-relazione straordinario, che impegna in modo essenziale le persone coinvolte; ecco perché la sapienza della nostra azione giudiziaria deve portare tutti gli operatori ad approcciarsi dinanzi alla storia di ogni matrimonio come davanti ad una realtà “sacra”, nella consapevolezza che in essa c’è la vita di persone in carne ed ossa, amate da Dio e volute da Lui redente attraverso la missione della Chiesa», ancora il Vicario Giudiziarle del Teic.
Monsignor Varone, a tal proposito, ha sottolineato la missione preziosa svolta dal Tribunale ecclesiastico: «È una missione evangelica che tende a riportare ogni persona al quel “principio”, rivelato nel libro della Genesi, che dice l’eterno bene e amore di Dio che continua oggi la Sua opera anche attraverso di noi: in tal senso la giustizia della Chiesa è uno dei molteplici volti della misericordia del Signore, sempre tesa a realizzare il bene dei suoi figli!».
In questo, ha concluso, «siamo in piena sintonia con quanto Papa Francesco, alcuni giorni fa, ha ricordato ai giudici della Rota Romana, invitando, pertanto, anche tutti noi al discernimento orante per ricercare la verità giudiziale sulle nullità matrimoniali, alla celerità della celebrazione dei processi e a mettere in atto una giustizia che sia piena di misericordia».
La prolusione dal titolo «Error determinans e simulazione implicita nel consenso matrimoniale: profili giurisprudenziali e riflessioni in ottica pastorale» è stata tenuta da monsignor Francesco Viscome, presbitero calabrese originario della arcidiocesi di Crotone – Santa Severina, Prelato uditore del Tribunale apostolico della Rota Romana.
«Per me è un grande onore e un grande piacere poter intervenire in questa sede, dove ho mosso i primi passi come giudice», ha esordito monsignor Viscome nel porgere il proprio saluto ai presenti.Entrando poi nel merito del suo intervento ha affermato: «Alla base del sistema matrimoniale canonico si trova il principio secondo il quale il matrimonio ha origine esclusivamente nel consenso degli sposi. Nella formulazione di un consenso valido, quindi, sono coinvolte tutte quelle dinamiche umane che portano a esprimere una volontà volta alla formazione del vincolo matrimoniale, e quindi ad assumere almeno implicitamente e comunque non respingendo positivamente i cardini del concetto di matrimonio come l’ordinamento stesso li definisce: la costituzione di un consorzio di vita, perpetuo ed esclusivo, ordinato alla procreazione ed educazione della prole e al bene dei coniugi, avente per i battezzati la dignità di sacramento (Cf. can. 1055 e 1056)».
Per quanto attiene all’argomento proposto per questa relazione, ha aggiunto, «Error determinans e simulazione implicita nel consenso matrimoniale: profili giurisprudenziali e riflessioni in ottica pastorale, il can. 1101, §§ 1-2 risponde al proposito di conoscere qual è l’intenzione reale dei contraenti, di modo che la mancanza della volontà di celebrare renda nullo il matrimonio malgrado le parole espresse. Ciò può avvenire in due modi: per via di un errore, particolarmente qualificato, sulle proprietà e dignità sacramentale del matrimonio, (cf. can. 1099) oppure per via di una volontà che il soggetto ha voluto “positivamente” (ed “implicitamente”) non matrimoniale. È oltre modo evidente, anche ai non addetti ai lavori, che non si tratta qui solo di un problema terminologico o lessicale, ma della verifica dell’atteggiamento della volontà e, in ultima analisi, del cuore dell’atto fondante il matrimonio».
Monsignor Viscome ha sottolineato anche l’importanza del ruolo di chi «prepara al matrimonio». Chi lo fa, ha detto, «deve accertarsi che i contraenti conoscano – non solo teoricamente ma soprattutto praticamente – la natura e le implicazioni del matrimonio». Ciò, ha aggiunto il Prelato uditore del Tribunale apostolico della Rota Romana, «sposta l’attenzione sulla serietà della preparazione, che è la vera e attuale sfida della pastorale matrimoniale. Sfida colta dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita con il documento: Itinerari catecumenali per la vita matrimoniale. Orientamenti pastorali per le Chiese particolari, del 2022, “che offre ai pastori, agli sposi e a tutti coloro che lavorano nella pastorale familiare, una visione e una metodologia rinnovata della preparazione al sacramento del matrimonio e a tutta la vita matrimoniale”, per dar seguito a un’indicazione ripetutamente espressa da papa Francesco nel suo magistero, ossia “la necessità di un nuovo catecumenato che includa tutte le tappe del cammino sacramentale: i tempi della preparazione al matrimonio, della sua celebrazione e degli anni successivi”, come antidoto che impedisca il moltiplicarsi di celebrazioni matrimoniali nulle o inconsistenti».
Quanto detto in questa prolusione, ha concluso Viscome, può essere considerato «come i pioli di una scala, che una volta in cima ˗ come accade di solito ˗ può essere messa da parte, con la speranza, però, di aver favorito una visione delle cose da un’altra prospettiva, quella giuridica, la quale è anche pastorale».
Nel corso dell’inaugurazione dell’Anno giudiziario, come tradizione, si è tenuto il solenne e pubblico giuramento di fedeltà dei giudici e degli operatori dei due Tribunali ecclesiastici interdiocesani.