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Non sono le grandi cose a conquistare il cuore di Dio

Ogni pagina del vangelo che noi leggiamo è sempre un motivo per interrogarci sul senso della nostra fede, anzi lo stesso vangelo è l’unico indispensabile parametro per comprendere l’entità della nostra fede, l’unico strumento per valutare quanto la nostra fede sia capace di illuminare e orientare la vita di ogni giorno. Non è dunque possibile leggere una qualsiasi pagina del vangelo e non chiedersi: “Ma è veramente grande la mia fede?”. Ed è proprio in questa chiave di lettura che dobbiamo leggere il racconto della donna cananea. Appare immediatamente evidente che in esso è proprio la fede il leitmotiv dell’episodio odierno, nel quale Gesù stesso esalta la fede grande di una anonima donna pagana, non di un’ebrea osservante della legge, una praticante assidua del tempio, una credente doc, ma una straniera, una “scomunicata”, ma che nonostante questo riesce a dare una prova di fede straordinaria. Domenica scorsa lo stesso Gesù rimproverava Pietro con le parole durissime “uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Ma come può Gesù dire questo proprio a Pietro, sul quale un giorno edificherà la sua Chiesa, come può fare un rimprovero così forte, mentre una donna, per di più pagana, viene esaltata e addirittura additata come esempio di grande fede?

Cogliamo anzitutto che la grandezza della fede non si misura dalle opere brillanti né dalle parole altisonanti, ma dal cuore ardente di chi crede sinceramente. Ancora, nessun popolo è privilegiato agli occhi di Dio, e tutti sono chiamati alla salvezza.

La donna cananea è una mamma addolorata e disperata per la situazione di sofferenza della figlia, posseduta da un demonio. La stessa sa della presenza di Gesù nel suo territorio. Certamente aveva sentito parlare della sua potenza taumaturgica e della predilezione per i poveri e i sofferenti e si mette sulle sue tracce, fino a quando finalmente non lo incontra e a Lui si rivolge, supplicandolo affinché intervenga a favore della propria figliola. A spingere quella donna è certamente la disperazione di una situazione che le appariva come una prova senza via d’uscita e nello stesso tempo il cuore di mamma, che non può accettare in alcun modo che la propria amata figlia soffra.

Gesù appare in un primo momento duro, indifferente, impassibile davanti al grido d’aiuto della donna, tanto da suscitare persino l’intercessione dei discepoli, che forse un po’ per compassione, ma un po’ per togliersela di mezzo, gli dicono: “Esaudiscila perché ci viene dietro gridando!”. Ma ancora Gesù non vuol sentite ragioni, e ritiene fuori luogo il suo intervento poiché, come da Lui stesso affermato, la sua missione è rivolta in primis “alle pecore perdute della casa d’Israele”. Ma quella donna è irrefrenabile: gli sbarra la strada, si butta ai suoi piedi e lo scongiura di aiutarla. La replica di Gesù non è per niente garbata: “Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini”. Stupisce la reazione della donna che, invece di offendersi e urtarsi per quell’epiteto, continua supplicarlo. “Cani” erano definiti dagli ebrei coloro che non appartenevano al popolo eletto. “Cani” erano ieri tutti coloro che non osservavano la legge, che non vivevano secondo gli usi e i costumi d’Israele. La donna non solo non si adira e arrabbia, ma sfrutta quel titolo dispregiativo per rendere ancora più supplichevole la sua già assillante richiesta: “Anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono della tavola dei loro padroni”.

Che lezione di umiltà e di pazienza per noi sempre così suscettibili e permalosi anche per molto meno! Ed ecco un ennesimo messaggio per noi: non solo le grandi cose a conquistare il cuore di Dio ma Egli, Dio dal cuore di mamma, si commuove per molto poco e dona infinitamente più delle semplici briciole che noi chiediamo: ci dona la sua vita, il suo amore, tutto sé stesso. “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. E qui il grande miracolo: non solo quello invocato, supplicato e atteso ardentemente della guarigione della figlia, ma quello della vera guarigione: la salvezza, ossia essere stati accolti e amati da Lui. Chiediamo anche noi una briciola di fede e un frammento dell’amore di Dio: renderanno felici noi e il mondo intero.