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“Nessuno escluso mai”, il motto di don Italo Calabrò

Convegno sul Venticinquesimo di don Italo

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La conferenza stampa del 17 aprile ha introdotto il calendario degli eventi in programma durante quest’anno e il primo, quello del 20 aprile aveva come tema: Don Italo, sacerdote secondo il cuore di Dio.
Questo primo momento si è tenuto in Seminario per evidenziare il valore di una scelta sacerdotale credibile e creduta, per offrire ai sacerdoti più giovani il ricordo di una pagina di storia “modificata” dalla vita di un prete e a quelli meno giovani che è data facoltà agli uomini, che non si sottraggono alla volontà di Dio, di essere protagonisti di cambiamento dei contesti sociali e civili abitati dai propri simili.
Già dall’introduzione curata da don Iachino (Assistente spirituale di Agape e Piccola Opera), il Convegno si è trasformato nella narrazione di una storia e di una serie di eventi che si sono svolti nel tempo e incentrati sulla figura di don Italo. “Sono le opere di don Italo che hanno lasciato delle tracce indelebili nel tessuto della nostra chiesa locale e sono diverse le pubblicazioni che nel corso di questi anni hanno richiamato una riflessione sulla vita di don Italo”: così si esprime don Iachino nell’avviare la narrazione intorno a questa figura.
Don Sasà Santoro, Rettore del Seminario, porge il saluto di accoglienza dell’evento e nel ringraziare ricorda, anche lui, alcuni episodi del suo incontro col sacerdote reggino quando era ancora seminarista.
Don Benvenuto Malara è il primo relatore che prende la parola per ricondurre ai nostri giorni momenti di vita nel tempo condiviso con don Italo a partire dagli anni ’50. La voce è commossa ma riesce a trasferire ai convenuti quale era lo stile di vita di questa straordinaria figura. Sempre pronto a servire i fratelli sia all’interno della chiesa che tra la polvere della povera gente. Un prete che ha saputo incarnale la chiesa della casula, del lezionario e del grembiule. Il suo rapporto con Dio veniva alimentato dalla condivisione della sua vita con quella dei poveri e dei disabili e questo lo rendeva affascinante perché comunicava di quale Amore è capace l’uomo quando ospita Dio nel suo cuore.
Umile ma deciso, sereno e misericordioso, forte ma paziente don Italo “tuonava” di fronte ad ingiustizie e soprusi come nella vicenda del sequestro del piccolo Diano. Come quando si sfoglia un album fotografico don Malara ripropone scatti di storia. Fatti che muovono la coscienza ieri come oggi e l’ultima perla è la trasparenza e della misericordia dell’Amore di Dio che don Italo comunicava.
L’altro relatore, l’Avvocato Alberto Panuccio, oggi Presidente dell’Ordine degli Avvocati, rievoca un percorso storico “molto disordinato” a suo parere poiché dare un senso cronologico alle cose fatte o dette da don Italo è impresa ardua considerando che il sacerdote affrontava le situazioni sovrapponendo soluzioni e aprendo nuovi interventi.
L’Avvocato si sofferma sulla modalità che aveva don Italo di trasformare luoghi insignificanti in splendidi luoghi di accoglienza. Un chiaro riferimento è l’uso della canonica di San Giovanni di Sambatello. Ci è voluto l’intervento dei suoi studenti del Panella a renderla prima abitabile per essere frequentata dai disabili e diventare laboratorio di ricerca per consentire a queste persone di entrare nel mondo del lavoro.
Comincia da qui la nascita delle “opere” riconducibili al genio apostolico di don Italo. Ma la vera opera di don Italo è la capacità di collocare l’uomo a immagine di Dio nella realtà del mondo. Sintesi di questo lavoro è l’impegno trasfuso per la chiusura dell’ospedale psichiatrico di Reggio Calabria. Oggi la strada che porta alla Piccola Opera (piccola perché si occupa dei piccoli e degli ultimi) porta il nome di don Italo Calabrò – Sacerdote ed Educatore è scritto così sulla targa…ma si legge: “nessuno escluso mai!”.