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Una linea di demarcazione netta e ben precisa. È il numero 17 del documento che i Vescovi calabresi presentano in apertura della sessione della Conferenza Episcopale Calabra, il 3 settembre del 2015: “Per una Nuova Evangelizzazione della pietà popolare – Orientamenti pastorali per le Chiese di Calabria”.
Mons. Vincenzo Bertolone, appena eletto Presidente della Conferenza Episcopale Calabra, avvia la conferenza stampa sottolineando come “la pubblicazione del documento sia la fine di un cammino iniziato nell’aprile del 2014 e culminato con la “Nota Pastorale sulla ‘ndrangheta” del 2 gennaio scorso e con gli orientamenti pastorali che oggi presentiamo”.
“Lo sforzo della Chiesa Calabrese per educare la Pietà Popolare”, ricorda Mons. Bertolone, “parte dal 1916 quando per la prima volta, in una lettera per la Quaresima dell’Episcopato Calabro, si hanno delle indicazioni precise circa la pietà popolare”.
Mons. Nunnari, già presidente della CEC e Arcivescovo emerito di Cosenza, afferma con chiarezza che “non è il più il tempo di atteggiamenti sessantottini, di abolizione di tutto: bisogna purificare, valorizzare il buono della pietà popolare”.
La nota coglie le tante ricchezze della pietà popolare, ma mette in guardia dai rischi di una subdola partecipazione da parte dei mafiosi. Le singole diocesi, una volta recepiti gli orientamenti, prepareranno i decreti attuativi di queste indicazioni. “La Chiesa, che è madre, conclude Mons. Nunnari, non chiude le porte a nessuno, ma chiede la conversione del peccatore”. Questo documento darà forza, è una compagnia, ai parroci che lavorano nel mondo della pastorale Grazie a Bertolone e a Milito: insieme a tutti i Vescovi hanno contribuito e collaborato alla stesura del documento.
Mons. Francesco Milito, vescovo di Oppido – Palmi, mette in guardia da due particolari fenomeni che possono impedire di vivere correttamente la Pietà Popolare: la storica mentalità e la lunga durata. “In Calabria continuano ad esistere delle forme di eredità che non sono scalfibili: l’uomo vecchio ha sempre la meglio sull’uomo nuovo. Spesso queste eredità nulla hanno a che fare con la fede che, invece, ha una identità ben precisa”.
“Ci sono cose che non cambiano mai, perché sono sempre state così, continua il presule, il salto di qualità da fare è che dai documenti si passi a una effettiva incarnazione perché si esca da forme di pietà popolare che non sono opportune. La Chiesa calabrese infatti ha pubblicato tantissimo, ma adesso ci tocca compiere il passo della concretezza”.
Il documento ripercorre tutto l’arco della vita cristiana, vuole custodire la ricchezza della pietà popolare. “Anche questo documento non farà miracoli, chiosa Mons. Milito, però offre, ed è la prima volta, direttive chiare ai parroci e alle parrocchie: la solitudine dei sacerdoti e degli operatori pastorali viene molto ridimensionata: adesso la Chiesa Calabrese ha dei punti fermi. Nessuno può fare eccezioni. Ma il documento non va letto in negativo: tutto ciò che è stato deciso è finalizzato è per la promozione della Pietà Popolare. Adesso però dallo stampato dobbiamo passare al vissuto”. In perfetta continuità interviene Mons. Renzo, vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea: “Una delle accuse che viene fatta alla Chiesa Calabrese è quella di fare solo documenti…credo sia un’accusa indebita. La pietà popolare nel passato ha permesso alla gente “di fare popolo”, oggi è diventata superficialità, spesso solo esteriorità. Se non c’è la collaborazione della Chiesa, dei sacerdoti, di ciascun fedele, questo documento sarà un buco nell’acqua”.
Interviene anche Mons. Francesco Savino, neo Vescovo di Cassano. “Do atto ai confratelli dell’Episcopato Calabrese che subito hanno preso posizione su un problema così scottante. Papa Francesco nel documento Evangelii Gaudium afferma che la religiosità popolare è una delle forme più riuscite della inculturazione della fede. La pietà popolare è dunque una risorsa, per questo noi parliamo di nuova evangelizzazione della pietà popolare”.
C’è bisogno di superare l’atteggiamento ideologico nei confronti della Pietà Popolare: c’è bisogno di distinguere la verità dalla menzogna. “Noi sappiamo, continua Mons. Savino, che non esistono dal punto di vista culturale e mentale i miracoli, ma esiste la pedagogia della gradualità: ecco, questo documento è pedagogia. È la nuova evangelizzazione della CEC: seminiamo oggi per raccogliere non domani ma dopodomani. Questo documento ha un significato profetico nel nostro territorio.
Mons. Bertolone conclude la conferenza stampa sottolineando come “la formazione alla legalità e alla corresponsabilità non può essere delegata solo alla Chiesa, non può essere fatta solo in Seminario, ma deve partire dalle elementari. Basta con l’antimafia delle parole: passiamo dalla protesta alla proposta. Noi Vescovi oggi vi stiamo consegnando la nostra proposta, un itinerario di beneficio per il bene comune, per la pacificazione di quei paesi dove ci sono contrasti anche per le feste popolari”.