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Natale in carcere, l’arcivescovo Morrone ha visitato San Pietro e Arghillà

Nella mattinata del 20 dicembre, il presule si è recato presso la Casa Circondariale di Arghillà dove ad attenderlo c’erano il Comandante della Polizia Penitenziaria dott.ssa Maria Luisa Alessi, la Vice-comandante dott.ssa Gabriella Mercurio, gli educatori, il cappellano insieme ai volontari che operano in carcere.

Il 25 dicembre, come da tradizione, il Vescovo Morrone ha voluto celebrare la Messa di Natale insieme ai detenuti che si trovano nell’Istituto cittadino. Ad accogliere il Pastore della Diocesi reggina, questa volta, erano presenti la Vice-direttrice dott.ssa Roberta Velletri, la Comandante della Polizia Penitenziaria dott.ssa Giuseppina Crea, il dott. Lorenzo Federico dell’Area giuridico – pedagogica, la Garante dei diritti dei detenuti avv. Giovanna Russo, il cappellano con i volontari che prestano servizio nel plesso di Reggio Calabria. Nei due momenti era presente anche Tikhonov Sergej, ministro di culto ortodosso, che presta servizio di assistenza spirituale ai detenuti di confessione cristiana ortodossa.

In entrambi gli eventi, nutrita è stata la partecipazione dei detenuti che hanno salutato la visita dell’Arcivescovo con entusiasmo e sentimenti di gratitudine. Il Natale è sempre un giorno triste per i ristretti soprattutto perché lontani dalle proprie case e dagli affetti più cari. Ma a mitigare lo stato d’animo dei detenuti e delle detenute presenti sono state proprio le parole di Mons. Morrone colme di speranza e di incoraggiamento per un futuro migliore. Nel commentare il Mistero del Natale, il Vescovo di Reggio Calabria ha voluto sottolineare che nell’umanità del Figlio di Dio che si è fatto uomo è presente la vita di ogni uomo che è stata assunta nella sua natura divina. Nessuno escluso. Un Dio, l’Emmanuele, che cammina insieme al suo popolo e si fa ultimo tra gli ultimi, fragile con i fragili, che soffre con chi soffre.

Mons. Morrone, commentando il Vangelo di Giovanni, si è soffermato sul tema giovanneo della luce. Nel Verbo di Dio che si fece carne era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. «La speranza del credente si fonda proprio su questa verità rivelata da quel bambino nella mangiatoia di Betlemme. Anche nella notte più oscura, anche nel fallimento di una vita o nello scoraggiamento per aver perso lo stesso senso del vivere lì è presente l’amore di Dio che si fece carne e continua ancora oggi ad incarnarsi nella vita e nella storia di ogni uomo soprattutto quando la vita ci riserva qualche sofferenza». Nelle mani del bambinello – commenta il presule – «con gli occhi della fede, il cristiano intravede i segni della passione e della crocifissione del Figlio di Dio che si compromette con il genere umano fino a dare la sua stessa vita, una vita divina, per ogni peccatore. Proprio da quei segni veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Eppure il mondo, distratto da molte cose, rischia di non riconoscere questa luce che se viene accolta dà il potere di diventare figli di Dio: amati, riconciliati, perdonati, salvati. Da quella luce e da quell’invito scaturisce la risposta di ogni uomo di mettere Gesù al centro della propria vita e dei propri interessi».

In un insolito silenzio e in una sala gremita di detenuti e di operatori penitenziari, le parole pronunciate con toni paterni dal Vescovo hanno suscitato l’attenzione dei presenti e sicuramente rimarranno scolpite nella mente e nel cuore di ognuno.

“Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza”. Con le parole del profeta Isaia l’Amministrazione penitenziaria e la popolazione detenuta dei due plessi di Arghillà e di Reggio Calabria ringraziano il Pastore della Diocesi reggina – Mons. Morrone – che anche per questo Natale si è reso vicino al mondo carcerario molte volte ignorato dalla coscienza civile e dalla stessa sensibilità cristiana.