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Morosini: «Cattolici in politica, forma più alta della carità»

In quell’episodio la consolazione da lei data, intercedendo presso il Figlio, è subordinata al suo invito ai servi: obbedite, senza riserve, alle parole di Gesù.
L’episodio mette in tutta evidenza il nesso tra la consolazione, come opera che viene dall’alto, come dono dello Spirito Santo, che genera gioia, pace e serenità interiore, e la fedele osservanza della legge di Dio, che non conforta mai l’uomo senza la sua collaborazione. Essa consiste, secondo il monito di Gesù or ora ascoltato, nell’osservanza della sua Legge: Se mi amate, osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre.

L’invio dello Spirito Consolatore da parte di Gesù è condizionato da alcuni impegni: osservare i comandamenti, fare verità dentro di noi per uscire dalla tiepidezza che porta al peccato, vivere una vita integerrima secondo la propria vocazione e il proprio stato. Siamo, dunque, tutti avvertiti: la nostra richiesta di consolazione a Maria non può essere ascoltata da Dio se, come supporto ad essa, non c’è la volontà di cambiare vita per renderla conforme alle esigenze del Vangelo.

Nulla di nuovo dal punto di vista dottrinale. La celebrazione della festa patronale – questo è un punto fermo nella pastorale della Chiesa – deve essere occasione per un rilancio della vita di fede, proprio per ottenere dal Signore le grazie che gli chiediamo. Se tutto questo lo riconosciamo in teoria, nella pratica, però, non sempre, poi, le cose tornano! Per questo rivolgo, a me per primo e a tutti voi che avete la bontà di ascoltarmi, l’invito, accorato e forte, a questa revisione di vita.

Ed è necessario, carissimi sacerdoti, che iniziamo proprio noi ad interrogarci sulla conversione, in forza della consacrazione ricevuta il giorno della nostra ordinazione, con la nostra promessa solenne di viverla in ogni sua parte, ogni giorno sino alla fine della vita, per essere capaci e degni di svolgere la missione di annunciare il Vangelo; lo sappiamo, ma ci farà bene ricordarlo ancora una volta: la predicazione del Vangelo e ogni azione e opera pastorale, è resa credibile solo dalla testimonianza di vita, altrimenti rimane sterile, inutile, controproducente. Dinanzi a Maria, mentre le chiediamo conforto e consolazione, possiamo davvero alzare lo sguardo sereno verso di Lei? Possiamo resistere al suo sguardo di Madre, che ci interroga e penetra nel profondo?

L’attuale momento esige, da parte di noi tutti, che torniamo ad essere, per il nostro popolo, punto di riferimento nel suo bisogno di Dio; vuole che siamo paradigma esemplare della vita buona che viene dal Vangelo; esige che siamo icona e specchio di quella parresia, che sostiene la speranza e corrobora l’amore, senza mai comprometterlo o sporcarlo: questa è la profezia di noi consacrati!

Dobbiamo forse con umiltà e coraggio rivedere qualcosa del nostro stile di vita. Il Papa nel deprecare, umiliato, comportamenti immorali di alcuni uomini di Dio, ha posto l’interrogativo se tutto il male commesso dai consacrati non sia dipeso dal fatto che essi si trovassero fuori posto, rispetto a quello voluto ed assegnato loro da Dio: un posto inidoneo e sconveniente, rispetto alla responsabilità della loro missione di favorire l’incontro tra Dio e i suoi figli, specie i piccoli ed i deboli!

Essere al posto giusto è l’impegno che dobbiamo prendere dinanzi a Maria, se vogliamo essere da Lei consolati, confortati, sorretti e rincuorati in questo difficile momento, nel quale la maggioranza di noi consacrati si sente umiliata e travolta, senza alcuna sua specifica colpa. Ci siano di sostegno le parole conclusive del Vangelo: Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.

San Paolo nella sua lettera ci mostra un altro aspetto della consolazione: l’accoglienza da esercitare, gli uni nei confronti degli altri, per alleviare le sofferenze altrui ed essere così strumento della Provvidenza di Dio, il quale ci consola in ogni nostra tribolazione, perché possiamo anche noi consolare quelli che si trovano in qualsiasi genere di afflizione con la consolazione con cui siamo consolati noi stessi da Dio.

Con queste parole egli ci consente di riflettere sul tema dell’accoglienza, così dibattuto ai nostri giorni con atteggiamenti, qualche volta, dimentichi delle nostre radici cristiane, ma anche prive di un briciolo di buon senso, così da capire che la rivendicazione di certe esigenze di politica europea, legittime e per troppo tempo forse messe da parte, non può ricadere su tante persone, in stato di grave ed evidente necessità. Non possiamo rimanere tranquilli dinanzi ai fenomeni di xenofobia ai quali stiamo assistendo; essa è stata sempre lontana dalla nostra cultura, prima ancora che deprecata dalla fede, perciò non può essere ostentatamente ed erroneamente difesa in nome dell’identità cristiana e della salvaguardia dei valori cristiani.

Il tema dell’accoglienza va allargato a tutte le nostre relazioni interpersonali, familiari, sociali, economiche, politiche, che si sono incattivite per una logica di supremazia egoistica ed edonistica, che sta dissacrando anche i valori affettivi più sacri e fondamentali, come quelli familiari. Forse è tempo che cominciamo a guardare anche il fenomeno ‘ndranghetistico a partire da questa prospettiva, per capire sempre più che la cultura mafiosa, che può serpeggiare anche dove non c’è reato, si nutre di egoismo e fa crescere un sommerso subculturale, che può generare, a sua volta, persone che si involvono nell’illegalità e nella delinquenza.

Un altro aspetto legato alla consolazione/accoglienza ci è stato offerto dalla prima lettura. In Isaia abbiamo letto: Poiché come la terra produce la vegetazione e come un giardino fa germogliare i semi, così il Signore Dio farà germogliare la giustizia e la lode davanti a tutti i popoli. L’immagine della terra fertile che produce vita in tutte le forme di bellezza e di nutrimento, è paradigma di chi risponde alla vocazione di fede e produce nella società tutto ciò che concorre al bene comune, indicato con l’immagine del trionfo della giustizia sul territorio, lodata da tutti i popoli.

Ecco come la consolazione/accoglienza, diventa, nella vita politica, bene comune la cui attuazione nella nostra società è difficile e pieno di ostacoli. La questione è educare la gente a dare la preminenza ad esso sul bene soggettivo, sempre miope ed egoista. Si soffre nel constatare quanto sia stato difficile istaurare nella nostra città la buona prassi della raccolta differenziata porta a porta, introdotta da questa amministrazione, che ringrazio di vero cuore per gli sforzi a favore della cittadinanza.

Ma per formare meglio i cittadini al valore del bene comune è necessario che essi vivano in un contesto generale in cui la politica sia veramente ricerca del bene comune. Dal dibattito politico che si sviluppa negli organi di stampa, anche a livello nazionale, spesso si percepisce che la politica sia ancora quella scritta con la lettera minuscola, rivelando più gli interessi di appartenenza politica che quelli del bene comune dei cittadini. La politica, invece, cristianamente, è la più alta forma di rispetto e di carità!

Gli esempi che raccolgo dai mezzi di informazione sono tanti. Accenno solo al problema della sanità e del nostro aeroporto. Quanto al primo, mi sembra di poter dire che il bene comune dei cittadini sia sacrificato alla politica del risparmio che non può ritenersi giusta, se conduce ad un profondo ed inaccettabile disagio, posto, impietosamente, sulle spalle dei cittadini. Quanto al secondo, da legare al problema più generale delle scarse o fatiscenti infrastrutture, ripeto quanto scrissi tempo fa ai vertici della politica nazionale: se vogliamo sconfiggere veramente la ‘ndrangheta, Reggio non può essere isolata e non possono essere attuate scelte politiche, che, sia nella sanità sia nelle vicende dell’aeroporto, conducono alla perdita di quei pochi posti di lavoro che, anche con l’ausilio dell’imprenditoria privata, esistono già, impedendo ulteriori fughe di giovani dal nostro comprensorio.

Nel contesto dell’impegno per il bene comune, voglio inserire il dibattito – già in corso in Italia, ma urgente e necessario per il nostro territorio – del ritorno dei cattolici nella politica attiva e impegnata, senza nascondimenti o mimetizzazioni, ma con la voglia di confrontarsi con tutti, con coraggio e coerenza, proprio su quei valori che la tradizione cattolica porta con sé.

In questa festa la Madonna è definita ed invocata come Patrona della città, con tutte le contraddizioni, che questi patronati portano ormai con sé. Penso anche a quello di San Francesco d’Assisi per tutta l’Italia, essendo ormai la legislazione italiana allineata con quella laica e secolarizzata, che domina in Europa. La Madonna o i Santi, che sono espressione di una visione della vita fondata sul Vangelo, come possono essere definiti patroni di città e paesi che si allontanano sempre più dalla visione cristiana della vita e dai valori del Vangelo stesso? Tutto questo, purtroppo, anche con l’avallo di politici provenienti dal mondo cattolico, che hanno accettato o subito senza proteste questi cambiamenti con la rivendicazione – mal posta e poco comprensibile – della distinzione tra la professione privata della fede e l’attività politica, che affermano essere laica.

Noi vorremmo esortare i cattolici non di certo ad un fondamentalismo religioso (non chiediamo che impongano per legge la fede nell’Eucarestia o nella Trinità), ma a portare avanti quei valori che, pur difesi dal cristianesimo, fanno parte della cultura occidentale, le cui radici risiedono nel pensiero classico greco-romano e che hanno trovato piena espressione con l’avvento del cristianesimo. Mi riferisco in modo particolare alla tragedia, per il pensiero moderno, della destrutturalizzazione di alcuni concetti filosofici fondamentali, come quello di natura e di persona, per cedere ad un relativismo esasperato, nel quale primeggia un soggettivismo sganciato da ogni forma di etica.

Tutto ciò è stato accettato supinamente, creando la drammatica premessa per certe derive etiche – avallate senza alcuna dialettica anche da tanti politici cattolici – sulla famiglia, sul matrimonio, sull’identità di genere, sull’inizio e fine della vita umana. Questi temi, ancor prima che una connotazione religiosa, hanno un supporto filosofico, che il pensiero occidentale ha sempre sostenuto non perché cristiano, ma perché conforme alla dignità della persona umana.

L’oblio di Dio come interlocutore dell’uomo e, come conseguenza di tale oblio, quello dei valori assoluti, ci ha fatto approdare a questa situazione di relativismo esasperato, dove a dominare è solo l’istinto egoistico. Lo aveva profetizzato Nietzsche con l’apologo del folle, ma lo aveva intuito anche il nostro Corrado Alvaro nell’ultimo diario: La speranza vince ogni cosa, vince ogni difficoltà. Ognuno di noi ha dall’infanzia un Dio con cui parla, che lo conduce e lo guida, lo approva e lo riprova … Ma so che la terribilità umana comincia quando questa voce non parla più, e l’uomo vuole considerarsi unico, fornito di tutti i diritti in quanto sia lui, uomo. Allora egli è senza più strade e senza ragione, più terribile della natura nemica perché capace di un male senza speranza.

Incoraggio i cattolici ad essere forti e determinati nel difendere i valori cristiani, anche controcorrente. Tale difesa non è un’imposizione per chi non è cattolico, perché ogni legge è sempre una scelta politica, fatta secondo determinate valutazioni. Ora i cattolici, per i valori che si riferiscono al senso della vita, scelgono, come tutti i politici, non in base alla propria fede, ma in forza degli strumenti a disposizione dell’uomo per decidere in politica: la luce della ragione, che guarda alla dignità della persona umana, e la compassione per cui si tende a costruire il bene comune. La fede è per loro solo in questa riflessione.

Invito i giovani cattolici, specie quelli delle nostre associazioni, ad impegnarsi con coraggio e fiducia nel servizio della cosa pubblica, superando la logica di appartenenza partitica a favore di un forte impegno per il bene comune, il servizio, l’onestà, la fede. È necessario, però, formarsi, studiando la dottrina sociale della Chiesa.

Guardando alle prossime competizioni elettorali invito caldamente i cattolici del nostro territorio a trovare una loro forma di presenza, per riproporre, assieme ai non cattolici, i comuni valori legati alla centralità della persona umana e del bene comune. Sarete voi, miei cari, a scegliere le modalità, senza sminuire, però, il coraggio e la chiarezza di inserire nel vostro programma elettorale i grandi temi della cultura cristiana, con l’autorevolezza della vostra competenza, con la vostra passione politica, con il vostro coraggio personale, avendo davanti agli occhi, lo ripeto, non l’appartenenza partitica, ma il bene primario dello sviluppo della città e del bene dei cittadini.

Cari fratelli e sorelle, la Vergine SS.ma possa benedire tutti noi: le Istituzioni, chi ci governano, chi vigila sulla nostra serenità, chi protegge la nostra libertà, chi ci difende dalle forze inique della delinquenza, che non ci stancheremo mai di ringraziare. Benedica le famiglie, i giovani, gli anziani, i malati, i tanti poveri, gli emigrati e gli immigrati.

Benedica la Chiesa! La Chiesa universale e questa nostra amata Chiesa di Reggio-Bova e la renda sempre capace di comunione per la missione, sposa dell’Agnello crocifisso e risorto, pronta a spendersi per irradiare la luce della fede, della speranza e dell’amore, e, per questo, ancora capace di illuminare la mente, riscaldare il cuore, orientare la vita.

Vergine Consolatrice, difendi tutti noi da ogni male, visibile e occulto, e concedici la gioia di non farci mai rubare la speranza!

Santa Maria, Madre della consolazione, Avvocata del popolo reggino, prega per noi.

+ Giuseppe Fiorini Morosini