Una cerimonia emozionante e partecipata. La Chiesa calabrese si è stretta attorno a monsignor Fortunato Morrone, arcivescovo eletto dell’arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova, nel giorno della sua consacrazione episcopale nella parrocchia “Maria, madre della Chiesa” di Crotone. La celebrazione, presieduta dall’arcivescovo di Crotone – Santa Severina, monsignor Angelo Panzetta, ha avuto come concelebranti principali, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini, amministratore apostolico di Reggio Calabria – Bova, e monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera – Irsina.
Sull’altare maggiore della chiesa crotonese intitolata alla Vergine Madre si sono uniti i vescovi della Conferenza episcopale calabra, l’Ordinario militare per l’Italia, monsignor Santo Marcianò, il vescovo di Noto, monsignor Antonio Staglianò e l’arcivescovo di Bari-Bitonto, monsignor Giuseppe Satriano.
Tra i banchi, oltre a una nutrita delegazione del clero reggino bovese, anche i familiari di monsignor Fortunato Morrone e le massime autorità civili e militari delle città di Crotone e Reggio Calabria, tra cui i sindaci Vincenzo Voce e Giuseppe Falcomatà. Presenti, inoltre, Maria Grazia Vittimberga, sindaco di Isola Capo Rizzuto, paese d’origine di monsignor Morrone, e Santo Casile, sindaco di Bova.
Dopo la liturgia della Parola, monsignor Salvatore Santoro, delegato ad Omnia dell’arcidiocesi di Reggio Calabria – Bova, ha chiesto la consacrazione episcopale del presbitero dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, Fortunato Morrone, su mandato del Santo Padre, Francesco, letto integralmente.
Durante l’omelia, monsignor Angelo Panzetta – commentando la parabola del chicco di grano letta in occasione della consacrazione episcopale di monsignor Fortunato Morrone – ha detto: «Siamo testimoni di eventi che sono più grandi di noi perché nella fede riconosciamo la densità, teologica e spirituale, di quello che sta avvenendo sotto i nostri occhi. Riconosciamo in questo accadimento divina: Dio è intervenuto nella nostra vita». E ancora: «Fortunato, oggi attraverso la consacrazione diventi ufficialmente successore degli apostoli; il vero effetto del mistero che stiamo celebrando riguarda la tua anima».
Panzetta ha proseguito: «È Gesù risorto che ti dona alla sua Sposa. A te, Fortunato, ti viene consegnato uno stile: quello del Vangelo. L’elemento decisivo della vita di Gesù è la sua morte: che tipo di uomo ha deciso di essere? Il Salvatore che nel dono di sé trova la sua fecondità. Questo brano è il filo rosso che lega gli episodi della tua vita, Fortunato, quel seme l’hai voluto pure nel tuo stemma. Ma questo testo, ricorda, ti dirà quello che dovrai essere: un ministro di Dio è fecondo solo se è disposto a morire a sé stesso». L’arcivescovo di Crotone ha concluso la sua omelia: «L’amore per la Chiesa è il fuoco incandescente da tenere sempre acceso per essere pane spezzato in mezzo alla comunità. Il vescovo è padre: guarda a Giuseppe di Nazareth e scoprirai la bellezza della tenerezza della paternità attraverso la quale si può vedere la tenerezza di Dio».
Poi il momento toccante della consacrazione episcopale. Un commosso Fortunato Morrone ha detto il suo «Sì, lo voglio» davanti al popolo di Dio rispondendo alle domande rituali del vescovo consacratore Angelo Panzetta. Monsignor Fortunato Morrone, durante la litania dei santi, si è steso di fronte all’altare maggiore.
Dopo questo toccante momento, monsignor Morrone inginocchiato ha ricevuto l’imposizione delle mani da parte di tutti i vescovi presenti.
La consacrazione è proseguita coi riti previsti. Dalla preghiera consacratoria all’unzione del capo con l’olio santo, poi la vestizione e la consegna di mitra e pastorale. Una fase sostenuta dalla preghiera dei presenti in chiesa e dei fedeli, tantissimi collegati via streaming, per partecipare – seppur a distanza – alla santa messa.
Uno scrosciante applauso ha interrotto il silenzio della preghiera e il pastore della Chiesa di Reggio Calabria – Bova, impugnando il pastorale, si è sciolto in un pianto di gioia prima di essere abbracciato dai vescovi, tra cui gli amici d’infanzia, Caiazzo e Staglianò.
Uno scrosciante applauso ha interrotto il silenzio della preghiera e il pastore della Chiesa di Reggio Calabria – Bova, impugnando il pastorale, si è sciolto in un pianto di gioia prima di essere abbracciato dai vescovi, tra cui gli amici d’infanzia, Caiazzo e Staglianò.
Monsignor Fortunato Morrone – accompagnato dagli applausi dell’assemblea – ha benedetto il popolo di Dio presente nella chiesa parrocchiale “Maria, madre della Chiesa” di Crotone, concedendosi un affettuoso abbraccio coi genitori, il papà Rosario e la mamma Francesca.
«Il vero volto di questa liturgia è il volto di Gesù che si rispecchia nell’atto del servizio più grande, quello della bacinella durante la lavanda dei piedi. Quello è l’atto più grandioso della libertà», ha detto Morrone prendendo la parola alla fine della celebrazione, «Dio ci ama a perdere, è presenza costante. Sono grato a Papa Francesco per il suo magistero chiaro e diretto per riportarci all’essenziale della vita cristiana. E grazie a tutti voi che mi avete sostenuto con la preghiera, l’ho sentita». L’arcivescovo eletto di Reggio Calabria – Bova ha proseguito rivolgendosi all’Autorità reggine presenti: «Intendo intessere un fruttuoso dialogo e un’intensa collaborazione con voi».
Monsignor Morrone si è commosso ricordando le sue esperienze pastorali, dalle parrocchie all’Azione cattolica all’insegnamento presso l’Istituto Teologico regionale; i laici, i confratelli, i religiosi e le religiose, i vescovi: a tutti loro Morrone ha dedicato un profondo grazie. Parlando dei due vescovi di Isola Capo Rizzuto, Caiazzo e Staglianò ha detto: «Continuiamo a volerci bene, è questo il Vangelo».
Poi le parole rivolte alla Chiesa reggina: «Saluto con vivo affetto la grande famiglia ecclesiale della diocesi di Reggio Calabria – Bova. Fin d’ora vi chiedo di esercitarci evangelicamente insieme a stimarci e volerci bene e gusteremo la gioia della fraternità sognata da Gesù, la stessa che ogni uomo e ogni donna desidera. Questo mi aiuterà a guidarvi, mentre cammino con voi. Mi rivolgo ai giovani: da parte mia rinnovo la volontà di ascoltare le vostre istanze, confido nella vostra creativa collaborazione. Prego il Signore perché la nostra comunità in tutte le realtà parrocchiali diventi scuola e spazio di comunione, dove tutti possano “trovarsi a casa”. Ai presbiteri chiedo di essere tessitori di relazioni belle: da qui la nostra e la vostra gioia sarà gustata dalle nostre comunità».
Infine, le conclusioni di monsignor Morrone: «Sono convinto di riconoscere la dignità della donna fuori da ogni schema di subalternità ecclesiale e sociale sia fondamentale. Per questo vorrei esprimere gratitudine e riconoscenza alle tante donne che in questi anni si sono prese cura di me e sono state per me sorelle e madri nei vari ambiti del mio impegno pastorale e mi hanno permesso di avere la ricchezza di uno sguardo più profondo, spingendomi a osare di più. Che lo sguardo materno di Maria, donna della Consolazione, ci visiti nel nostro quotidiano per spronarci a portare il Vangelo in tutte le periferie umani e sociali della vita. Attraverso di me, e nonostante me, preghiamo affinché il Signore ci aiuti a rafforzare la comunione».