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Modena in cammino sulle orme di Maria

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Erano i cosiddetti ‘viaggi’, nome che ancora oggi è utilizzato per il novenario che precede il giorno della festa, la prima domenica di maggio. Sono iniziati venerdì 28 aprile i pellegrinaggi al santuario (detti “Viaggi morina”) e si concludono con la festa solenne nella giornata di oggi. Il senso del peregrinare dei fedeli, la ricerca e la preghiera a Maria divengono dono e offerta. Nel cuore di tanta gente si ravviva di anno in anno l’attesa e la speranza di chi aspetta grazie dalla Vergine Santissima. Risale ai secoli passati la devozione mariana alla Vergine di Modena e tanti sono gli scritti che ne danno testimonianza.

Da non dimenticare che il santuario dedicato alla Vergine Maria è il più antico dell’arcidiocesi di Reggio–Bova. La data più sicura si può stabilire al tempo in cui l’arcivescovo di Reggio–Bova, monsignor Annibale D’Afflitto occupò la cattedra di Santo Stefano dal 1593 al 1638. Infatti, quelli che anche attualmente vengono definiti «I Viaggi i Morina» hanno un precedente illustre proprio nella vita del vescovo che alla Madonna di Modena (all’epoca, non esisteva infatti, la devozione alla Madonna della Consolazione) faceva abitualmente ricorso per cercare aiuto per i suoi figli e forza per il suo ministero pastorale al fine di assistere le anime in tempi veramente travagliati e calamitosi, soprattutto per le incursioni dei turchi.

I biografi di monsignor D’Afflitto – Foti e Minasi – ricordano nei loro scritti tanti episodi del santo prelato che era solito recarsi, a piedi scalzi, al santuario di Modena per implorare l’aiuto della Vergine. Uno storico del tempo, un tale Russo, con acuta fermezza e profonda chiarezza scrive: «A ravvivare la devozione alla Madonna di Modena fu precisamente l’arcivescovo Annibale D’Afflitto il quale soleva recarsi frequentemente a pregarvi ed impetrarvi la materna protezione di Maria».

Famoso rimane il miracolo della pioggia che il santo vescovo chiese alla Vergine in periodo di forte e prolungata siccità.
Si racconta che «un tale Gavino Serra, sarto, che abitava vicino a “Porta San Filippo”, standosene seduto di buon mattino alla finestra, vide il prelato avviarsi a piedi scalzi verso la Porta. Scese in gran fretta e, accostatoglisi, chiese dove andasse così presto». Il vescovo D’Afflitto si fermò a dialogare con il sarto, buon uomo e rispose che stava andando «alla Madonna di Modena». La porta del Santuario risultava essere chiusa, eppure D’Afflitto non si fermò e proseguì il suo itinerario. «Ed ecco che avvicinatisi alla porta questa fu trovata aperta» si legge nella biografia del presule Annibale D’Afflitto.
«Stordì il Gavino – scrive il biografo – e non ebbe ardire di parlare, ma in silenzio lo seguitò e giunti alla chiesetta della Madonna, trovarono anche la porta aperta, dove entrati, dopo lunga orazione accompagnata da frequenti picchiate di petto, tornarono alla città sull’alba». «Spero che la Madonna Santissima – disse il vescovo – ci darà la pioggia desiderata, ma voi tacete». E così fu, perché quel medesimo giorno cominciò la pioggia desiderata e durò per tre continui giorni.
Riporta fedelmente la “Cronaca Zappia – Catizzone”: «In detto anno 1562 per necessità di acqua si fece una processione alla Madonna di Modena e la notte incominciò a piovere». Sempre a proposito dei pellegrinaggi altri storici – Geraci e Croce – autori di una «Guida di Reggio e dintorni» così si esprimono: «I fedeli vi si recano a piedi, pregando tacitamente e, nel ritornare alle loro case sono ancora commossi per la visita alla cara Madonna cui avevano aperto le ambasce e avevano espresso speranze».
Una devozione che rimane viva non solo nel quartiere “Modena” a sud di Reggio, ma nell’animo dei fedeli che ogni anno provengono da tutta la diocesi.
Nino Ielo