Cerca
Close this search box.

Messa Crismale. L’omelia di Morosini: «La salvezza della Verità»

Nella sua omelia, l’arcivescovo ha parlato più volte dello Spirito di verità che deve guidare l’operato dei fedeli e dei sacerdoti depositari dell’unzione crismale, reduci da un’emergenza che ha toccato il cuore di tutti.
«Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future».
Il nuovo ordine delle cose deriva, pertanto, dalla morte e dalla resurrezione di Gesù, «basato quindi sullo scandalo della croce – ha continuato Morosini – Questa è la verità che noi accogliamo con l’unzione dello Spirito e che siamo chiamati ad annunziare ai fratelli, sapendo che tale verità dovrà scontrarsi con la logica del mondo».
Il ricordo delle migliaia di morti e delle innumerevoli sofferenze causate dalla pandemia si rifà al problema che ancora si pone del rapporto paternità di Dio e sofferenza dell’uomo.
«Tutta la vita cristiana prende forma e sostanza dall’unzione dello Spirito di Verità, mediante la quale noi veniamo inseriti nel mistero di Cristo. Il Crisma diventa, così, per ogni battezzato, segno sacramentale di salvezza e di vita perfetta. Un’altra grande verità che lo Spirito è venuto ad insegnarci è quella di accostarci al mistero dell’incarnazione di Gesù, la cui azione santificatrice tra gli uomini è resa possibile oggi dallo Spirito che agisce attraverso i sacramenti. Ecco l’olio – prosegue l’omelia del vescovo – segno forte di alcuni sacramenti, quali il Battesimo, la Cresima, l’unzione dei Malati e l’Ordine Sacro. L’unzione ricevuta nei sacramenti non solo ci avvicina al mistero del Verbo incarnato, ma ci consente di continuare, secondo la nostra specifica vocazione, la sua opera di salvezza, per la quale egli era stato unto dallo Spirito. Consacrando il Crisma pregherò così: Si compia in essi il disegno del tuo amore e la loro vita integra e pura sia in tutto conforme alla grande dignità che li riveste come re, sacerdoti e profeti».
Monsignor Morosini prega affinchè la compassione, la solidarietà e la condivisione sperimentata tra i tanti mali durante la sofferenza di questi mesi, siano stati considerati da tutti come segni positivi e valori umani ai quali affidare la ricostruzione della società.
«La pandemia, infatti, ci ha fatto scoprire i lati deboli e vuoti della civiltà consumistica occidentale, che ritenevamo perfetta, al punto da volerla esportare nel mondo. Non facciamo, miei cari fratelli, che proprio noi che abbiamo per missione la testimonianza della compassione di Cristo, possiamo risultare fuori da questo impegno globale della società. Compassione della quale è segno oggi l’olio degli infermi secondo la sua preghiera di benedizione: O Dio, Padre di consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Spirito Santo Paraclito su quest’olio, perché quanti riceveranno l’unzione ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberati da ogni malattia, angoscia e dolore».
Una sentita supplica a Gesù, per una preghiera rivolta ai suoi seguaci, perché pur rimanendo nel mondo, custoditi dal maligno possano essere santificati nella verità, come Lui è stato consacrato nella verità. «La verità della quale parla Gesù è la salvezza di Dio offerta all’uomo nel segno della servizio e della compassione. In quella verità lui è stato consacrato: in questa stessa verità dobbiamo essere consacrati anche noi, mediante l’unzione. Fra poco pregheremo perché l’unzione penetri in noi e ci santifichi perché liberi dalla nativa corruzione, e consacrati tempio della tua gloria, spandiamo il profumo di una vita santa».
Il vescovo guarda al futuro con speranza e fiducia, rivolgendosi agli uomini affinchè, nonostante i cambiamenti sociali ed il progresso scientifico e tecnologico a cui stiamo assistendo, si pongano sempre le stesse domande: «Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? Cosa valgono quelle conquiste pagate a così caro prezzo? Che apporta l’uomo alla società, e cosa può attendersi da essa? Cosa ci sarà dopo questa vita? La Chiesa ha il coraggio di affrontare queste domande, perché sente il dovere di condividere il dramma del nostro tempo, dimostrando così di voler prendere e accogliere gli uomini molto seriamente. Anche la società laica ha promesso durante le ore più tragiche della pandemia di affrontare questi problemi. Aiutiamola a mantenere fede a questo impegno».
La Chiesa, tramite le parole del vescovo, si vuole dimostrare solidale nella sofferenza e nella morte di Gesù: «Nella risurrezione dai morti, ci è stata promessa la vita e ci è stata donata la luce e la forza affinché potessimo adempiere la nostra suprema vocazione. Noi, unti dallo Spirito, siamo inviati a spandere la stessa unzione di conforto e di consolazione.Tutti noi facciamo parte della Chiesa in cammino, e soprattutto noi sacerdoti non possiamo rimanere indifferenti dinanzi alle sofferenze e alle speranze, ai dolori e alle paure degli uomini. Dalla virtù del Signore risuscitato, che ci ha inviato lo Spirito di verità, nel quale siamo stati unti, noi abbiamo la forza per vincere con pazienza e amore le afflizioni e le difficoltà, che vengono sia dal di dentro che dal di fuori della Chiesa, e per svelare in mezzo al mondo, con fedeltà, anche se non perfettamente, il mistero di Gesù, fino a che, alla fine dei tempi, esso sarà manifestato nella sua pienezza».
Prima di procedere alla benedizione degli Oli, Giusepppe Fiorini Morosini, ha sentito infine il dovere di ringraziare i sacerdoti ed i seminaristi per l’impegno mostrato nella crescita vocazionale: «Penso e prego in particolare per voi – ha aggiunto – carissimi Domenico, Michele e Jerome che sarete i primi a ricevere sulle vostre mani il profumo e la forza di questo santo Crisma il 27 giugno prossimo, giorno della vostra Ordinazione sacerdotale! Dio vi benedica e continui a farci dono di sante vocazioni.
Grazie a voi operatori pastorali ad ogni livello dell’azione pastorale della Chiesa: dal servizio parrocchiale più umile a quello più impegnativo nei vari servizi che la comunità cristiana rende sul territorio: dal servizio della carità, alle varie forme di catechesi ed apostolato con ragazzi, giovani, famiglie, ammalati ecc. Grazie a voi, laici impegnati negli ambiti più vari dell’apparato diocesano: in Curia, nelle varie consulenze tecniche, legali ed economiche, nelle strutture di carità, negli incarichi di insegnamento ecc. Grazie a quanti hanno servito, in ogni modo, la nostra comunità in questo difficile momento di pandemia. Cresciamo nell’unità, nel servizio e nell’amore. Affido tutti alla tenera intercessione di Maria, dolce Vergine Consolatrice ed ai nostri Santi Protettori, e tutti, di cuore, benedico, mentre vi chiedo di pregare per me».