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Il culto della Madonna di Modena è antichissimo e ha sempre attirato migliaia di devoti – si racconta che, in passato, arrivavano pellegrini anche dalla Sicilia – i quali giungevano a piedi nudi al santuario per pregare la Vergine Maria. Erano i cosiddetti ‘viaggi’, nome che ancora oggi è utilizzato per il novenario che precede il giorno della festa, la prima domenica di maggio. E dalla storia, dai fatti narrati nelle fonti storiche, da adattamenti di fantasia ideati dagli autori, nasce la sceneggiatura che prevede tre tempi scenici, suddivisi in altrettante scene. Lo spettacolo ha inizio in una vecchia casa, dove un nonno, sollecitato dai suoi nipotini, comincia a raccontare ciò che suo nonno, tanti anni prima raccontava a lui: la storia della Madonna di Modena.
Si apre così il primo tempo, che tra leggenda e realtà, riporterà indietro ai primi secoli dell’anno mille, in Asia Minore. In quei luoghi si conosceranno le vicende di Abdul, un mercante arabo, e della sua sorellastra Miirta, una fanciulla figlia di una cristiana fuggita ad una persecuzione e del padre dello steso Abdul, musulmano ucciso dai cristiani durante le crociate. E si vedrà in scena l’utilizzo che Abdul faceva del quadro della Vergine Maria, quale tavolo da pranzo che dolorosamente Miirta doveva ogni giorno pulire. E la stessa Miirta, dopo aver sentito la voce della Madonna, deciderà di trafugare il dipinto e portarlo via, in un luogo dove potesse essere venerato, arrivando così sulla collina di Modena. Si passerà così al secondo tempo, avanti di circa trecento anni, quando Mons. D’Afflitto, vescovo reggino vicino alla santità, percorreva a piedi nudi il tragitto dalla cattedrale al santuario di Modena, per chiedere alla Madonna aiuto e invocare la pioggia per alleviare la siccità. Durante questo tempo entreranno in scena anche i monaci domenicani, primi custodi del quadro e sarà dato risalto alla manifestazione della fede in chiave popolare. Il tempo si concluderà con il miracolo della pioggia e il racconto di conversione di uno dei fedeli. Ed ecco il terzo tempo, nel quale vedremo in scena Don Lillo Altomonte, il primo parroco della parrocchia, che dal 1958 fino al 1989 (anno della sua morte) è stato pastore generoso della comunità di Modena. Qui si racconteranno gli anni precedenti la costruzione del santuario, si vedranno alcuni confratelli, custodi attenti del culto mariano, per poi passare a due eventi che hanno segnato la storia della parrocchia: l’insediamento delle suore di Calcutta, con l’incontro tra Don Lillo e Madre Teresa e la visita al santuario di Papa Giovanni Paolo II.
Infine l’epilogo, con il nonno che, accortosi dei nipotini che si sono addormentati durante il racconto, si assopirà cominciando a sognare e ripercorrendo, con la canzone finale, tutta la storia narrata.
Il lavoro svolto dai ragazzi di Esistiamo ha avuto inizio a novembre del 2014 ed ha visto impegnati circa 70 persone distribuite tra sceneggiatura, musiche e testi, recitazione, scenografie, costumi, coreografie, coordinamento attori e tutto ciò si è reso necessario per la sua realizzazione. Ed è questa la particolarità dell’opera: è interamente autoprodotta dall’associazione, nell’ottica della valorizzazione dei talenti, che diventano poi dono per gli altri.
Prezioso è stato il sostegno del parroco Don Gianni Licastro, del vice parroco Blaise, della congrega e di tutte le componenti la comunità parrocchiale.
Per chi volesse conoscere la storia della Madonna di Modena, per chi volesse riviverne le vicende, in un lavoro che, pur non essendo realizzato da professionisti testimonia l’amore che da sempre anima la comunità parrocchiale per colei che è Madre d’Amore, l’appuntamento è per venerdì primo maggio a Modena, alle ore 21.00.
Per info è possibile consultare la pagina facebook ‘Madre d’amore’.