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Le dure parole di Gesù ci riportano alla verità dell’annuncio cristiano

Gesù con questo suo parlare duro e deciso vuol dire che essere cristiani non è una cosa da bambini, non è un’avventura da fare a cuor leggero, ma richiede forza, coraggio, decisione e coerenza.

Per comprendere adeguatamente il testo odierno, bisognerebbe poi fare un salto indietro nel tempo nella vita di Gesù, e ritornare ai primi giorni della sua esistenza terrena. Siamo nel tempio di Gerusalemme, sono passati quaranta giorni dal suo Natale e i genitori, “come è scritto nella legge del Signore”, vanno a presentarlo al tempio. Qui avviene l’incontro con il vecchio Simeone, che profetizza: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,35), parole che poi si riveleranno vere nella passione del Figlio, anche verso Maria, quando le dice: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Il primo a soffrire della “spada” che Egli è venuto a portare sulla terra, sarà proprio Gesù. Ma Egli non è il principe di pace che la sera di Pasqua, apparendo agli apostoli nel cenacolo, disse loro: “Pace a voi!”? E non sono sue le parole: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace?” È vero che Gesù aveva già precisato che la sua pace non è di questo mondo, ossia che la sua non è la pace umana, spesso è frutto di compromessi e imbrogli politici, ma il discorso di oggi è veramente duro e contiene tre parole fortissime che non possiamo non considerare: fuoco, battesimo e divisione.

Fuoco. Evidentemente Gesù intendeva parlare del fuoco del suo amore, dello zelo per la salvezza di tutti gli uomini, della carità che dovrebbe accendersi nel cuore di ciascun credente. E come non pensare al fuoco della Pentecoste, che purificò il cuore e la mente degli apostoli, liberandoli da ogni timore, spingendoli coraggiosamente ad annunciare la risurrezione di Cristo?

Battesimo. Poi c’è un battesimo di fuoco che Gesù desidera ardentemente ricevere. Il pensiero va immediatamente all’annuncio del Battista che aveva detto: “Io vi battezzo con acqua, ma viene uno dopo di me, che vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. Questo battesimo è una chiara allusione alla passione salvifica di Cristo, è quello ricevuto sulla croce, che ha redento il mondo. Esso è dunque certamente la prova più grande dell’amore del Signore, come aveva proclamato Lui stesso: “Non ce amore più grande di questo: dare la vita per i fratelli”. Lui lo ha detto e lo ha fatto.

Divisione. Anche questa parola, come insegna papa Francesco, “ha lo scopo di aiutare i discepoli ad abbandonare ogni atteggiamento di pigrizia, di apatia, d’indifferenza e di chiusura, per accogliere l’amore di Dio”. Dunque non c’è spazio per i compromessi e il conformismo. È certamente un “andare contro corrente”, impegno da tutti riconosciuto utile, salutare e necessario, ma nella pratica molto poco atteso, non ultimo da noi cristiani, che dovremmo essere testimoni credibili del Maestro.
Purtroppo sappiamo che andare contro corrente è spesso sinonimo di emarginazione, solitudine, del non essere integrati e accettati in una società dove, sempre di più, si va insieme in un’unica direzione. Una stessa direzione per la moda, per la musica, per il pensare, il mangiare, la filosofia, l’arte, un “conformismo globale” che sovrasta tutto e tutti e nel quale andare appunto controcorrente equivale ad uscire dalla zona di comfort e incamminarsi verso critiche, scontri, indecisioni e perché no, anche rischi. Tutto questo ci fa immensamente paura. Non sono pochi, infatti, coloro che nel tentativo di andare controcorrente hanno fatto una brutta fine. Gesù non ha avuto paura; chi lo vuole sinceramente seguire non può non seguire il suo esempio.