In occasione del Santo Natale, l’arcivescovo della diocesi di Reggio Calabria-Bova, monsignor Fortunato Morrone, ha visitato i detenuti delle strutture penitenziarie di Reggio Calabria e Arghillà, portando loro un messaggio di speranza e fraternità alla luce del significato profondo del Natale.
La visita dell’arcivescovo Morrone al carcere di Reggio Calabria
Anche quest’anno, in occasione del Santo Natale, l’Arcivescovo della Diocesi di Reggio Calabria – Bova, Mons. Fortunato Morrone, ha voluto visitare i detenuti e le detenute che si trovano ristretti nei due Istituti penitenziari presenti nella nostra Arcidiocesi per esprimere loro la sua vicinanza di pastore e portare un messaggio di speranza.
A distanza solo di qualche mese, l’Arcivescovo Morrone ha visitato, per la seconda volta, il plesso di Reggio Calabria. Il 5 novembre scorso, infatti, durante la visita pastorale nella zona pastorale Reggio sud, il Presule si è recato in carcere per portare un saluto ai detenuti.
Domenica 22 dicembre, ad attendere Mons. Fortunato c’erano il Direttore degli Istituti penitenziari reggini dott. Rosario Tortorella, il Comandante della Polizia Penitenziaria dott. Sergio Bruno, il Capo dell’Area giuridico – pedagogica dott. Lorenzo Federico e il Cappellano padre Carlo Cuccomarino Protopapa. Quest’anno, la tradizionale visita da parte dell’Arcivescovo è coincisa con l’arrivo della “Luce di Betlemme” che, come da tradizione annuale, viene portata nei luoghi di sofferenza, tra cui il carcere, dal Gruppo degli Scout Masci Reggio Calabria 4. Dopo i saluti istituzionali da parte del Direttore Tortorella che ha espresso sentimenti di gratitudine nei confronti del Pastore reggino per l’attenzione alla realtà carceraria, durante l’omelia, Sua Eccellenza il Vescovo, interagendo con i numerosi detenuti e detenute presenti, si è soffermato sul significato della luce del Natale che rimanda il cristiano alla luce pasquale del risorto.
Monsignor Morrone al carcere di Arghillà: un Natale di fraternità
Ogni uomo, nella propria vita, ha fatto l’esperienza del buio, ovvero del non senso della vita, dello scoraggiamento e, in qualche caso, anche di un qualche fallimento. Ma, nell’ottica di Dio, nulla può andare perduto. Gesù, infatti, è venuto nel mondo e si è fatto lui stesso uomo, in tutto simile a noi eccetto che nel peccato, proprio perché si è voluto compromettere con la storia umana e dare un senso e una speranza ad ogni uomo. Soffermandosi sul peccato che allontana il credente dalla luce di Cristo, il Vescovo Morrone ha usato una bellissima analogia con il gioco del calcio che i presenti hanno compreso molto bene. Infatti spiegando il significato etimologico del termine peccato, che nella lingua ebraica vuol dire non raggiungere un obbiettivo – non fare centro –, Mons. Fortunato ha spiegato che l’uomo che vive nel peccato vive lontano da Dio e, pertanto, lontano dalla sua amicizia. Il compito del cristiano è innanzitutto quello di fare un gioco di squadra perché abbiamo bisogno gli uni degli altri per “fare rete”: per vivere, cioè, da figli liberi nel cuore di un Padre. Quest’anno, la luce di Betlemme assume una particolare importanza per l’apertura dell’anno giubilare e, passare attraverso la Porta Santa, vuol dire cambiare il nostro atteggiamento di vita per vivere nella speranza dei figli di Dio. La speranza, infine, non delude perché è fondata sulla fede nel nostro Signore Cristo che ha vinto il potere delle tenebre e della morte.
Monsignor Morrone al carcere di Arghillà: un Natale di fraternità
Martedì 24 dicembre, l’Arcivescovo Morrone ha invece fatto visita al carcere di Arghillà dove ad accoglierlo erano presenti il Direttore dott. Rosario Tortorella, la Vice Comandante della Polizia Penitenziaria dott.ssa Maria Luisa Alessi, il dott. Domenico Speranza dell’Area giuridico – pedagogica e il cappellano dell’Istituto padre Carlo.
Anche in questa circostanza, il Pastore reggino ha espresso parole piene di speranza che hanno toccato il cuore dei presenti. Qui, sottolineando la paternità di Dio, Mons. Morrone ha incoraggiato i detenuti presenti ad accogliere la luce di un bambino che si è fatto piccolo e umile per prendere posto nel cuore di ogni uomo, in particolare di coloro che vivono nella sofferenza e nell’indifferenza della fede. Rivolgendosi ai detenuti presenti, tra i quali c’erano molti papà, il Vescovo ha detto loro che come un padre non può che desiderare il bene per i propri figli, tanto più Dio, che ha visitato il suo popolo per mezzo del Figlio Gesù Cristo, desidera il bene per ogni suo figlio. Desidera che l’uomo viva nella gioia e nella pienezza di vita che è un dono che Dio in quanto padre ha fatto a ognuno.
Un Natale di luce, speranza e vicinanza
In entrambi i momenti celebrativi, nel carcere di Reggio e in quello di Arghillà, i volti di coloro che hanno partecipato alla visita dell’Arcivescovo Morrone erano particolarmente commossi e, alla fine, molti di loro hanno potuto esprimere personalmente il loro grazie, per le parole espresse, al Pastore che ha attraversato l’assemblea.
Nel formulare gli auguri di Buon Natale ai presenti e ai loro familiari, Mons. Fortunato ha rivolto loro il saluto finale con un arrivederci a presto per un momento celebrativo che segnerà l’inizio dell’anno giubilare anche nei due Istituti penitenziari della Diocesi di Reggio Calabria – Bova.
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