Nel porgere il suo saluto, don Francesco Megale ha invitato i presenti a riflettere sul dono del modello della Santa Famiglia, chiedendone l’intercessione per tutte le famiglie del mondo, auspicando che l’esperienza del percorso sinodale vissuta finora sia utile a comprendere quanto sia importante un rinnovamento anche nel modo di concepire e di proporre la pastorale familiare all’interno dell’arcidiocesi: una pastorale che stia accanto alle tante famiglie cristiane ferite e capace di mettersi in ascolto delle famiglie che appartengono ad altre religioni o non credenti.
Nel corso dell’omelia pronunciata da monsignor Morrone, molteplici sono stati gli spunti di riflessione: «Ho desiderio – ha detto il presule – di incontrare la consulta per intraprendere insieme lo stesso cammino in un contesto ecclesiale-sinodale che non è un cammino tra i tanti cammini, ma il modo con cui la Chiesa sta oggi nel mondo ed è il modo per cui la Chiesa si mostra in questo mondo». Alla luce della Parola, essenziale nell’esperienza cristiana del matrimonio e della famiglia, l’arcivescovo ha evidenziato i tratti della tipicità della Famiglia di Nazareth prima di pervenire alla lettura dei diversi temi relativi al contesto attuale attraverso un “nuovo” atteggiamento da assumere e inserito in una prospettiva di fede e di amore, di grazie e di impegno, capace di trasformare le sfide in concrete opportunità.
E ancora: «Noi vogliamo insieme comprendere, in forza dell’unico battesimo che ci rende tutti Popolo di Dio, cosa il Signore ci sta concedendo in questa stagione, in questa vita, lasciandoci interrogare su come stare accanto alle famiglie e su come vivere in famiglie che non sono quelle secondo lo schema tradizionale a cui fino a qualche tempo fa eravamo abituati». E ancora: «Riconoscersi dentro un cammino è sì guardare alla situazione ma è, guardare negli occhi le persone e riconoscerle pima di ogni situazione più o meno bella e distorta, è il vero passo da compiere». «Per superare le consuetudini – ha continuato l’arcivescovo – bisogna comprendere come annunciare il Vangelo oggi a partire da quella esperienza vissuta in casa attraverso lo “starci dentro”, ecco il motivo per cui riconoscere alle coppie il loro carisma. C’è un cammino che parte dalla Scrittura che diventa Parola dentro la Chiesa. La Scrittura in sé non avrebbe forza se non fosse proclamata nella Chiesa. E questa Parola siete anche voi! Siamo noi! Siamo la Parola nella tradizione della Chiesa! Man mano che il mondo cresce ed evolve, si struttura diversamente».
«Il nostro servizio – ha concluso monsignor Morrone – è sempre un procedere, un camminare insieme in comunione con Gesù attraverso il magistero che la Chiesa ci offre. Il nostro cammino consiste nell’intercettare le istanze, le fatiche, le difficoltà che ci vengono dal mondo…strada facendo e in missione. C’è una responsabilità che il Signore ci consegna come dono e noi dobbiamo rispondere con gratitudine affinché questa Chiesa possa fare passi avanti come il Signore ci chiede».
L’incontro dell’arcivescovo con la consulta dell’Ufficio famiglia, è proseguito in un “ascolto orientato” in cui è stato dedicato un ampio spazio aperto alla presentazione dei numerosi membri partecipanti che hanno condiviso testimonianze, esperienze e carismi dei loro rispettivi cammini a sfondo familiare. Il momento agapico con cui si è concluso l’evento, è stato un ulteriore modo per esprimere il legame e l’amore fraterno che rende ogni comunità riunita in nome di Cristo, famiglia e chiesa domestica luoghi primari in cui la vita dell’essere umano è chiamata a sbocciare secondo il progetto di Dio.
Facendo tesoro di questa preziosa circostanza, l’Ufficio diocesano per la pastorale familiare insieme alla sua Consulta si impegna a rendere presente la proposta che la Chiesa in sinodo vive in questo momento: la Casa di Betania si fa cantiere nella quotidianità delle nostre case sostenute e guidate dalla “casa comune” che è la Chiesa.