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Ci sono molti episodi in cui gli evangelisti raccontano il bisogno umano di superare il limite e l’aiuto che di volta in volta viene offerto da Gesù. Tutte queste ricerche sono tentativi parziali di superare il limite fondamentale dell’uomo, la morte, e anche in questo caso Gesù rivela il disegno del Padre che nella morte e risurrezione del Figlio viene incontro al desiderio dell’uomo.
L’evento di morte e risurrezione, infatti, non va letto sulla linea della dimostrazione-imitazione ma soprattutto su quella della partecipazione: “Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come, infatti, in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita. Ognuno però al suo posto: prima Cristo che è la primizia, poi alla sua venuta, quelli che sono di Cristo” (1Cor 15,20-24).
La risurrezione, il superamento della causa di ogni limite umano, la morte, è possibile! È possibile perché Cristo è risorto dai morti per noi, sarà possibile sole se noi “Siamo di Cristo”, perché “In Cristo tutti riceviamo la vita”. L’essere in Cristo, che l’evangelista Giovanni esprime con la metafora della vite e i tralci (Cfr. 15, 1-17), sintetizzandola con l’espressione “Rimanete nel mio amore”, cosa comporta come risposta umana? Le indicazioni vengono da Gesù stesso e richiedono come atteggiamento fondamentale la fede: “Ve l’ho detto adesso, prima che avvenga, perché quando avverrà voi crediate”. Gesù sa che sta per separarsi dai discepoli, li ha amati fino alla fine, sa anche che questa separazione è necessaria, perché in questa si completa “L’amore fino alla fine”, comprende che per aiutare i discepoli a superare il dolore della separazione e continuare a rimanere in lui è necessario dotarli degli strumenti adatti: la Parola, lo Spirito, la Pace. Gesù stesso crea un circolo virtuoso tra l’amore e la parola in cui è difficile capire chi nutre o chi dipende dall’altro, ciò che viene prima e ciò che viene dopo, ma una cosa è sicura: “Solo l’amore che osserva la parola”, e solo “La parola che crea l’amore” (Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva questi e colui che mi ama) permettono all’uomo di entrare nella dinamica e nella dimensione di un “Altro amore”, quello tra il Padre e il Figlio, poiché la parola che Gesù ci ha lasciato non è sua ma del Padre che l’ha mandato.
Non è facile capire queste parole ed entrare in questo dinamismo, è necessario un maestro speciale, lo Spirito santo, colui che ci chiama e ci consola, egli si mette accanto a noi, ci ricorda quello che Gesù ha detto e ci aiuta a comprenderlo, questo significa consolare, non colui che ci illude o ci evita le difficoltà del limite, ma colui che ci aiuta a comprendere e superare.
Può capitare oggi, come nella chiesa primitiva, di dover affrontare dei problemi che nascono nella comunità, problemi che riguardano l’accoglienza dell’azione salvifica di Dio.
Anche nella chiesa di oggi possono esserci delle voci che sconvolgono gli animi e turbano i cuori, ma la luce e la pace per prendere la decisione giusta, continuare a camminare e osservare i comandamenti di Gesù, questi doni vengono sempre dallo Spirito santo: “Abbiamo deciso noi e lo Spirito Santo …” Nei momenti di sofferenza, di difficoltà, di smarrimento, abbiamo bisogno di pace. Il mondo ci propone false sicurezze, punti di appoggio che si rivelano illusori, perché questo può fare, la pace di cui abbiamo bisogno, infatti, è un dono esclusivo, che solo Gesù, il Figlio di Dio può dare, un dono divino che nasce per noi dall’obbedienza del Figlio alla volontà del Padre. E questa è la volontà che crea pace e amore: il Padre che manda il Figlio e il Figlio che torna al Padre per portare la gioia agli uomini.