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La differenza è nello sguardo

È quanto accade nella parabola che Gesù narra: cosa c’è di più bello di un campo di grano? Le spighe che biondeggiano già profumano di pane; ti viene voglia di sdraiarti in mezzo ad esse e di lasciarti baciare dal sole, sentendosi immerso in quella promessa di vita che sorge con naturalezza dalla madre terra. Eppure la vita ci ha insegnato che non si può stare troppo tranquilli, dal momento che «spuntò anche la zizzania». Nessuno l’ha chiamata, nessuno le ha dato il permesso di occupare quel posto…come una malattia che arriva quando vuole e si afferma con prepotenza o una persona che con le sue parole fuori luogo è capace di toglierti la pace.
I nostri genitori ci hanno insegnato che i problemi vanno riconosciuti, affrontati e superati: allora perché il padrone del campo non intende sradicare subito la zizzania? I servi si sono proposti di andare a raccoglierla; la soluzione è a portata di mano e ci sono delle persone disponibili e competenti per attuarla, per cui chiunque avesse un minimo di buon senso si avvarrebbe del loro contributo. Proprio qui sta il punto: il senso che il padrone celeste dà alle cose, quindi anche al male, è diverso da quello che vi attribuiamo noi. L’uomo è guidato dalle leggi della fisica e sa che all’azione segue una reazione; Dio procede in base alla sua paziente lungimiranza. Intanto Egli sa che, quando entri in un campo, ad ogni passo rischi di fare un danno: i tuoi piedi schiacciano alcune spighe, altre le piegano, altre ancora le spezzano. Se poi decidi di strappare la zizzania, quel gesto coinvolgerà inevitabilmente anche il grano e una parte di campo sarà rovinata.
Inoltre il Signore non distrugge il malvagio perché vede oltre, scorge la possibilità del cambiamento, rimanda l’emissione del giudizio di condanna affinché il colpevole si converta. Se questo tempo ulteriore concesso rivela la misericordia e la grande fiducia divina nell’uomo peccatore, cosa possiamo dire al giusto che soffre proprio a causa del malvagio? La bontà del Signore sta sempre nel suo sguardo; Egli vede sia il bene che il male, vede pure che sono diversi e incompatibili, ma possono coesistere. Come chi fa il male può cambiare guardando alla buona testimonianza di chi rimane nella volontà divina, similmente chi produce frutti di carità, guardando la realtà del male incombente, diventa più consapevole della loro preziosità e dell’impegno di custodirli. Dio si comporta come un buon padre che, avendo due figli diversi, uno giudizioso e l’altro monello, affida quest’ultimo al primo, responsabilizzandolo affinché il fratello non si perda. Certo, dobbiamo protestare contro il male, denunciarlo e combatterlo, ma per tutto il tempo in cui il Signore permette che perduri siamo custodi dei fratelli che ne sono fautori e insieme prime vittime di esso. Il male non deve abbatterci, ma deve stimolare la creatività nel porre opere di bene che lo contengano e lo svuotino del suo potenziale mortifero; quando esso ci tocca, dovremmo chiederci: quale è la risposta che io con Gesù posso dare a tanto male?
La risposta consiste nel continuare noi stessi a spargere il seme del bene, come fa il divin seminatore. E spargere seme significa dare vita nel senso di promuovere la vita dell’altro o sacrificarla come Gesù sulla croce: può sembrare poco dinanzi al dilagare del male, ma non dobbiamo scoraggiarci perché il regno di Dio procede per piccolezze, per qualità e non per quantità. È questa la logica delle successive due parabole del granello di senape e del lievito, che parlano della fiducia e della speranza di chi sa che dentro il più piccolo gesto e la più invisibile presenza c’è una forza generatrice di vita capace di portare a pienezza ogni cosa.
Il vangelo ci ha detto che esiste il bene ed esiste il male: sta a noi decidere cosa guardare, a cosa dare priorità. La vittoria finale del bene è assicurata e questo ci fa sperare perché, anche quando il male sembra prevalere, sappiamo che il più piccolo seme di bene piantato non andrà perduto, ma sarà innaffiato dalle lacrime versate a causa del male subito e qualche volta procurato. Con Gesù tutto è grazia.