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La cultura dello scarto è anticostituzionale

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Il Direttore, Prof. Antonino Spadaro – dopo aver consegnato gli attestati/pergamene di partecipazione ai corsisti dell’anno precedente (2014/15) – ha ricordato che l’attuale corso è costruito sul fil rouge della “cultura dello scarto” di cui ripetutamente parla Papa Francesco nella bellissima enciclica “Laudato sì”, che non a caso è stata distribuita ai corsisti presenti.
Ha segnalato altresì che il tema, come da programma a suo tempo consegnato, sarà studiato con incontri settimanali con l’ausilio di esperti (fra i quali docenti delle Università di Reggio Calabria, Messina e Milano), sotto i profili filosofici, sociologici, politici, economici e giuridici, non senza l’esame anche di alcuni casi pratici legati alle esperienze fatte sul nostro territorio.
Il relatore si è poi soffermato sull’argomento specifico della sua lezione, ossia sul maturale afflato “etero-centrico” del costituzionalismo, corrente di pensiero politico-giuridica universale che sta alla base delle Costituzioni liberaldemocratiche e personaliste contemporanee.
Infatti, pur essendo il costituzionalismo un fenomeno eminentemente laico, esso si caratterizza per quel che il compianto Prof. Domenico Farias – la lezione si svolgeva al Seminario nell’aula a lui dedicata – chiamava “amore verso i lontani”.
In questo caso, si tratta dei “lontani”: a) dal benessere (i poveri, con conseguente lotta contro le diseguaglianze e le discriminazioni); b) nello spazio (da ciò il riconoscimento dei diritti non solo dei cittadini ma di ogni uomo, immigrati e apolidi compresi); c) nel tempo (dovendosi tutelare e conservare risorse, beni ed un ambiente salubre per le generazioni future).
Anche per questi motivi, lo Stato “costituzionale”, secondo il relatore, non ammette «scarti» sociali ma – per quanto umanamente possibile e dunque in modo inevitabilmente imperfetto – cerca invece di essere “inclusivo” e “sociale”, con una forte attenzione ai servizi, al welfare e in particolare alla qualità (non solo al tenore) di vita.
Dopo un cenno al naturale pluralismo politico dei cattolici e all’importanza della dottrina sociale della Chiesa (specialmente nel recente magistero di Papa Francesco) per conseguire l’obiettivo della giustizia sociale in modo “non violento”, il docente ha concluso la sua riflessione ricordando il mistero teologico dell’incarnazione nella storia, che comporta il dovere – per i cristiani – di un totale servizio al mondo e nel mondo, se necessario fino al supremo sacrificio, senza però essere mai del mondo.
Giuseppe Malara