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In quanto giovani impegnati nel servizio volontario al prossimo nella nostra diocesi, abbiamo avuto l’opportunità di recarci in Grecia per conoscere e osservare questa realtà, questa terra così ricca di storia, così vicina a noi seppur diversa per tanti aspetti. In particolare, abbiamo partecipato ad una tappa formativa del progetto “Neos in Action”, dedicato ai giovani animatori diocesani greci.
Con loro, abbiamo condiviso nel centro pastorale di Neos Kosmos, due giorni di formazione e vari momenti di confronto, raccontando le nostre esperienze di servizio civile prima e volontariato poi, con particolare riferimento alle motivazioni e agli eventi che hanno determinato le nostre scelte e i nostri cambiamenti. Proprio questi momenti sono stati occasione di scambio e riflessione da entrambe le parti: a loro hanno permesso di conoscere l’opportunità che i ragazzi italiani hanno non solo di svolgere il servizio civile nazionale, ma anche di continuare in seguito a coltivare le opere segno per la diocesi, impegnandosi con una gratuità e con un entusiasmo che di certo non si esauriscono allo scadere dell’anno di servizio; questo aspetto è stato per loro motivo di stupore e incoraggiamento.
A noi, invece, questi momenti ci hanno permesso innanzitutto di conoscere realtà che non ci aspettavamo, di immedesimarci nei nostri coetanei greci che si dedicano alla vita parrocchiale e alle opere di volontariato con molti più ostacoli e con sporadicità rispetto a noi, perché il contesto nazionale e religioso non favorisce lo svilupparsi del volontariato come cultura diffusa di solidarietà e di dono. Si è palesato ancora una volta quanto sia importante per i giovani avere l’opportunità di essere formati, accompagnati da figure di riferimento che siano esempio di carità, coerenza, cristianità.
In questi due giorni, ci sono stati presentati anche i progetti che la Caritas Hellas, sostenuta dalla Caritas italiana, sta portando avanti per gestire l’emergenza profughi e la crisi economica che hanno colpito il paese, problematiche che sono ben visibili e tangibili: ne sono una prova i gruppi di migranti che si muovono per la città alla ricerca di un posto in cui trovare ristoro. Bambini piccoli, donne, anziani approdano in Grecia con la speranza di arrivare in un posto migliore; ma l’impegno che si mette nell’accoglierli, attraverso i programmi di sostegno proposti, spesso non basta, perché le risorse umane ed economiche sono insufficienti rispetto al numero di persone che hanno bisogno di aiuto.
Arricchente ed emozionante è stata la testimonianza di Filippo e Fabiola, famiglia missionaria della Comunità Papa Giovanni XXIII-Rimini, che ormai da un anno e mezzo opera ad Atene, mettendosi con naturalezza, gratuità e semplicità al servizio delle persone meno fortunate.
Una delle sfaccettature più sorprendenti della loro testimonianza è l’essenzialità e la convinzione con cui hanno raccontato la loro storia, la loro forte motivazione, non da tutti compresa e condivisa, le loro scelte di vita che li hanno condotti lontano da casa, ma vicini a Gesù.
Durante il nostro soggiorno, abbiamo osservato Atene da tante prospettive diverse: abbiamo visitato l’Acropoli, immaginando l’antica Grecia nel pieno del suo splendore, meravigliandoci di fronte alla bellezza di opere intramontabili, passeggiando nei luoghi in cui i grandi filosofi greci elaboravano il loro pensiero. Nell’immaginario comune queste sono le icone, i simboli che saltano in mente quando si pensa alla capitale ellenica.
Ma la Caritas ci ha formati a scorgere ed apprezzare anche altro. E allora la bellezza, la ricchezza di questo viaggio è stato poter andare di sera lungo le vie principali della città per incontrare i poveri, dar loro un pasto e un vestito per ripararsi dal gelo e soprattutto per stabilire un contatto, per creare un’occasione di condivisione, di vicinanza.
Ricchezza è stato sentir dire da una donna anziana che vive da sola per strada “Mi piace stare in compagnia, tornate!”; sono stati i sorrisi dei bambini ospitati in un albergo che accoglie i profughi e ancor di più lo sguardo preoccupato delle loro mamme. Mamme di bimbi così piccoli e già così sofferenti.
Ricchezza è stato l’incontro con altri giovani greci, giovani come noi che ogni giorno si scontrano con la difficoltà di approcciarsi al volontariato, ma non demordono, anzi gioiscono e si entusiasmano per la visita degli “amici italiani” trovando in essa una motivazione in più.
Ricchezza è stato ritrovarci, dopo un anno, per metterci ancora al servizio, tutti insieme, in un ambiente completamente diverso, dove il volontariato non è ben capito, diffuso e sostenuto come in Italia.
Ma la Caritas si distingue ovunque, lascia il segno perché, in fondo, alcuni valori, come la fratellanza, la carità, non possono che essere universali.
E allora non ci rimane che dire “ευχαριστώ!” (“Grazie!”) a chi ha reso possibile tutto questo. A chi ci ha presi a cuore.