Questo imponente fenomeno suscita a livello europeo, nazionale ed anche locale forti allarmi, contrastanti prese di posizione, che spesso degenerano in aperto rifiuto ed energiche proteste verso le Pubbliche Istituzioni, perché pongano la parola fine a questo fenomeno che sembra sfuggire di mano e viene percepito come lenta invasione, come pericolo pubblico. Non parliamo poi della strumentalizzazione da parte di movimenti e forze politiche, talora con chiari fini elettorali.
Forti riserve e interrogativi ce li poniamo anche noi come Chiesa. Non manca l’insistente richiamo, talora con tono anche di denuncia, verso chi ha il compito istituzionale di gestire le migrazioni; ma al vertice delle nostre attenzioni e del nostro impegno concreto sta sempre il valore evangelico dell’accoglienza. Valgono le parole del Divino Maestro: «Ero straniero e voi mi avete accolto». È questa la parola d’ordine alla quale deve ispirarsi anche la prossima Giornata, la quale ci chiede senza dubbio preghiere e qualche generosa offerta, ma allo stesso tempo apertura di mente, di cuore ed anche di braccia, cioè “opere di bene” in favore di questi fratelli venuti da lontano.
In concreto che cosa offrire?
Lasciamo spazio alla fantasia creatrice della carità per proporre qualcosa di bello, di utile, di concreto da concordare nel contesto di questa Giornata, ma è cosa preziosa a saggia confrontarci pure con quanto negli anni scorsi le nostre comunità ecclesiali, le Caritas parrocchiali, gli istituti religiosi maschili e femminili, i vari gruppi di ispirazione cristiana e singoli credenti hanno messo in opera per poi proseguirlo con rinnovato impegno. Troveremo un cumulo di opere buone, che abbiamo già compiuto e che dobbiamo mantenere.
Perché non si dica falsamente che la Chiesa è impalpabile ed è assente dal territorio, vogliamo ricordarvi in modo particolare:
– I numerosi Centri di ascolto, molti dei quali sono l’espressione della carità di parrocchie e comunità religiose. In essi si offre consulenza di ogni tipo, anche legale, si distribuiscono alimenti, indumenti, calzature, materiale per l’igiene. In casi speciali anche qualche sussidio in denaro;
– Servizio di mensa, in alcuni centri esso è anche quotidiano, in altri in giorni stabiliti, in particolare di domenica per la gente che vive per la strada;
– Esiste da oltre un anno l’Help Center, che accoglie quanti, nel loro girovagare continuo per la strada, sentono il bisogno di un momento di sosta;
– In un’ala del Seminario viene data ospitalità a numerosi senza tetto. In altre parrocchie è data ospitalità, anche se provvisoria, a chi non ha un tetto dove ripararsi;
– Esiste, inoltre, un’opera di sensibilizzazione verso singole famiglie, impegnate seriamente nella loro fede, perché offrano la medesima ospitalità, particolarmente verso minori non accompagnati, anche in vista di un eventuale affido o adozione;
– Esistono in città e in periferia quattro centri che possono ospitare una cinquantina di minori; Sono strutture ecclesiali fatte su misura per una loro crescita globale verso una effettiva maturità;
– È stato istituito un doposcuola per minori stranieri che hanno bisogno di recupero o corsi di alfabetizzazione per quelli arrivati durante il corso dell’anno, per un loro inserimento meno traumatico nella scuola;
– E per finire, l’opera forse più meritoria, cioé “l’unità di strada”, costituita da volontari, che di sera si fanno presenti nei luoghi, per lo più all’aperto, dove i senza tetto si appostano per trascorrere la notte: portano cibarie calde, coperte, indumenti e soprattutto il calore di una cordialità e amicizia che non trovano altrove.
Cari fratelli, queste sono iniziative già intraprese e non in uno o due giorni di emergenza, ma in maniera stabile e continua per tutto l’anno. È un servizio che viene reso alla comunità cittadina nel silenzio richiesto dalla carità evangelica: non sappia la tua destra quello che fa la tua sinistra.
La Chiesa di Reggio c’è ed è viva.
L’imminente Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato ci invita a metterci in ginocchio e pregare il Padre per questi fratelli meno fortunati di noi, ma ci invita pure a rimboccare le maniche, facendo tesoro dell’esperienza passata, non per sentimenti di compiacenza, ma per trarne ispirazione e farne punto di partenza per un rilancio di ciascuno di noi e delle nostre Chiese, verso traguardi nuovi.
Auguri e benedizioni
L’ufficio Diocesano Migrantes