Innanzitutto che è un uomo. Bello questo considerare i personaggi biblici, i profeti, i santi non come dei supermen, ma come uomini semplici, gente comune, che tuttavia ha ricevuto da Dio una missione: un uomo mandato da Dio, un vero e proprio apostolo, dal verbo greco “apostello”, che significa “mandato”. Non viene di sua iniziativa, non viene per una sua scelta o peggio per un suo capriccio, ma viene perché mandato da Dio. È lui che affida a Giovanni, come a ciascuno di noi, la missione da svolgere.
Poi si specifica il nome: Giovanni, che etimologicamente viene dall’ebraico e che significa “dono di Dio”. Che meraviglia! Dio lo manda per essere un suo regalo, un dono per tutti. Come sarebbe bello se ognuno di noi potesse essere per gli altri un dono del Signore, un regalo della sua misericordia, che sa allietare il cuore di quanti conosce e arricchire la vita di quanti incontra.
Viene poi chiarita la sua missione: “Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce”. Qui si parla di testimonianza e credo non sia un caso che in greco il termine “testimone” si traduca con “martire”. Da qui l’insegnamento evangelico che un testimone autentico è un vero martire e un martire vero è un autentico testimone. L’Avvento viene ogni anno per aiutarci in questo prioritario impegno della vita cristiana, quello di farci crescere nella testimonianza del nostro essere e vivere da cristiani, viene quasi per dire che non si può celebrare il Natale del Signore, non si può attendere la sua venuta senza dare testimonianza, ossia senza essere fedeli alla verità e all’amore di Cristo, fino a donare la propria vita per i fratelli. Giovanni è stato davvero il “testimone fedele”, anche per via della sua posizione tutta speciale: egli infatti da una parte è venuto prima di Gesù, con il suo invito forte alla conversione, ma dall’altra è l’ultimo di coloro che hanno preannunziato la venuta del Signore, presentandosi come il Battista, colui che battezza con acqua, in attesa del vero battesimo fatto da Cristo “in Spirito santo e fuoco”.
Che fulgido esempio per ogni discepolo del Signore, in particolare per chi nella Chiesa ha ricevuto un ministero, dal papa ai vescovi, dai sacerdoti ai consacrati, dai religiosi ai laici impegnati nella catechesi, nella liturgia, nella carità! Ognuno di essi sa che è stato scelto e chiamato per servire, sull’esempio dell’unico divino Maestro, che “non è venuto nel mondo per farsi servire ma per servire, e dare la propria vita in riscatto per molti”. Ecco perché tutti i membri della Chiesa, di ogni ordine e grado, al di là dei loro ministero o carisma, non dovrebbero mai stancarsi di guardare a Giovanni e di imitarne l’esempio di umiltà, di mansuetudine e di mitezza, testimoniato in un ineguagliabile spirito di servizio.
Un esempio ‘provocante’ per molti cristiani, non ultimo per molti uomini di Chiesa, chiamati ad un certo momento della loro vita a mettersi da parte per cedere il posto a nuove leve, sull’esempio di Giovani che non pretese di essere la luce, ma si accontentò di dare testimonianza ad essa, che non pretese di essere la Parola, ma semplicemente voce. Davanti alla nostra mania di grandezza e voglia di protagonismo, l’esempio di Giovanni spesso ci spiazza, destabilizza e confonde, mentre dovrebbe soltanto edificarci e rafforzarci nella nostra testimonianza, che sarà tanto più credibile ed efficace quanto più è umile e discreta.
Viviamo allora l’Avvento con l’impegno crescere nell’umiltà, ossia nella logica del nascondimento, del saperci mettere da parte, del convincerci che chi si umilia sarà esaltato e che, come ci ha insegnato l’apostolo, “Dio sceglie ciò che è debole per confondere i potenti e ciò che è stolto per confondere i sapienti”. In questo sta il motivo della vera gioia, che la liturgia di questa “Domenica Gaudete” ci invita a vivere come frutto di una vita divenuta testimonianza di Cristo retta e non distorta, come annunciava il Battista: “Rendete diritta la via del Signore”.