In questi anni la nostra attenzione si è sempre più rivolta a temi come la globalizzazione, la concentrazione del potere e della ricchezza nelle mani dei paesi occidentali, il fondamentalismo, il terrorismo, il neo-colonialismo. Per via del suo carattere multiculturale, multietnico e multireligioso, oggi più che mai è necessario riconoscere al Mediterraneo il suo ruolo di ponte nel dialogo tra l’Occidente e l’Oriente, ruolo che nella sua storia millenaria ha sempre portato avanti.
Il bacino del Mediterraneo, infatti, è sempre stato luogo di prolifici intrecci culturali, è la naturale cornice dell’incontro – e dello scontro – fra esperienze religiose diverse. I cambiamenti in atto nella società europea ma anche e soprattutto nello scenario mediterraneo, rendono necessaria l’attuazione di politiche culturali ed educative, ispirate al rafforzamento del dialogo interculturale e interreligioso, che miri ad una migliore comprensione delle affinità e delle differenze che intercorrono tra religioni, popoli e nazioni. Il Mediterraneo, come suggerisce il suo stesso nome, è un mare fra le terre, un mare che le divide e le collega nello stesso tempo. È un mare diverso dagli altri perché porta dentro di sé il problema del rapporto fra identità diverse, della loro difficile ma necessaria convivenza.
Il Mediterraneo è un mare di frontiera, un mare su cui si affacciano tre continenti e tre religioni monoteistiche, che non sono mai riuscite a prevalere l’una sull’altra. Nell’Egeo è fiorita una delle più grandi civiltà filosofiche di tutti i tempi. I suoi pilastri erano la filosofia, la tragedia, la logica, l’osservazione scientifica, la matematica. Nel contesto di questo ampio e complesso dibattito, come Chiesa diocesana, ci si è posti il problema di comprendere quali potessero essere gli ambiti entro cui giocarsi.
La posizione geografica della città di Reggio Calabria, al centro del mediterraneo, l’impegno di accoglienza vissuta con gli immigrati in questi anni, la tradizione interculturale e interreligiosa del territorio reggino, che va lontana nel tempo, le scelte di cooperazione con Chiese sorelle in paesi del mediterraneo, in particolare Grecia e Gerusalemme, e dell’Africa (Rwanda, Congo e Madagascar), ha fatto sì che si operasse la scelta di considerare lo spazio del dialogo interculturale e interreligioso come ambito privilegiato per proporre una riflessione fondata su basi scientificamente solide perché l’azione di dialogo non fosse lasciata solo al buon senso, ma costruita su percorsi certi.
Una nuova Laurea Magistrale alla quale potranno accedere anche coloro che, avendo già concluso il percorso di studi presso l’Istituto diocesano di Scienze Religiose (Issr), intendono ulteriormente specializzarsi – con il biennio previsto – in un ambito tanto attuale quanto necessario al fine di contribuire con professionalità e preparazione ai mutamenti in atto. Un’occasione di arricchimento del proprio curriculum in modo da poter garantire il delinearsi di figure capaci di interagire con i vari settori della struttura ecclesiale e della società civile impegnati, tra l’altro, nell’accoglienza e nell’eventuale inserimento di quanti lo desiderano nella nostra società.
Un biennio adatto anche a coloro che pur già insegnando religione cattolica debbono accogliere con maggiore preparazione la “sfida” lanciata da classi e scuole ormai multietniche. Questa proposta avrà una ampia accoglienza a motivo della particolare sensibilità che la città di Reggio Calabria, le diocesi calabresi e le vicine diocesi siciliane sentono su questo tema per storia e vocazione.