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Immacolata Concezione, “prisma” di bellezza trinitaria

Possiamo scrutare dentro la Maria storica e oggi nella sua realtà glorificata e scoprire verità che riguardano Dio, l’Uomo, l’amore, le relazioni umane, il senso del dolore e della sofferenza, la vita di oggi e l’eschaton. Così è anche per il mistero della Concezione Immacolata di Maria. Proviamo a delineare, per linee generali, le implicazioni trinitarie ed ecclesiologiche del dogma.
Innanzitutto il dogma dell’Immacolata Concezione pone in evidenza la gratuità e la fedeltà dell’amore del Padre all’umanità di ogni tempo. Dio ha l’iniziativa nel rapporto con l’uomo, senza tuttavia condizionarne la libertà: lo testimonia il decisivo spazio lasciato al fiat di Maria a Nazaret. Riprendendo un pensiero di Karl Rahner, la Concezione senza peccato di Maria non rimanda solo ad un inizio di vita nella purezza assoluta, ma ad un inizio da Dio che è fedele per sempre. L’Immacolata dunque appare come la sorgente purissima dalla quale scaturirà ogni altro dono poiché donerà al mondo Colui dal quale noi tutti abbiamo ricevuto e grazia su grazia (cfr. Gv 1,16). In Lei ha già avuto pienamente compimento ciò che san Paolo dirà di tutti i redenti: «Per questa grazia infatti siete salvi mediante la fede; ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; non viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene» (Ef 2,8-9).

È necessario inoltre sottolineare la dimensione cristologica del dogma sulla Concezione di Maria. L’Immacolata infatti è testimone e paradigma della centralità di Cristo nella storia della salvezza poiché Ella è la radicalmente redenta, è il primo frutto della Pasqua del Figlio. L’Amore di Dio ha innanzitutto redento Lei in modo perfetto, operando in modo preventivo ed impedendo che il peccato potesse in qualche modo inquinare e ferire la sua persona.

Per questo, a partire da Lei, la relazione dell’uomo di fronte a Dio è cambiata non solo sul piano giuridico, ma anche sul piano ontologico ( essere giusto) facendone l’icona esemplare della creatura nuova (cfr. Gal 6,15). Il dogma dell’Immacolata ci racconta che Maria è stata giustificata prima di ogni altra persona. E tuttavia non si tratta di un prima cronologico, quanto di una questione qualitativa: la redenzione preventiva ha fatto sì che Maria pur conservando la sua radicale appartenenza e solidarietà al genere umano ha mantenuto, per pura grazia di Dio, una irriducibile distanza dal peccato e dai suoi codici di fratture e bruttezze che sfigurano il volto dell’essere umano: essere considerato giusto E consideriamo ora la dimensione pneumatologica del nostro dogma.

Nel dinamismo della redenzione un ruolo importante è dato dallo Spirito Santo. Alla massima forma di redenzione – l’Immacolato concepimento – dunque corrisponde la massima forma di presenza nella persona redenta di Maria che diventa pertanto l’icona dello Spirito nella Chiesa. Sant’Ambrogio chiarirà che Maria non è il Dio del tempio, ma è certamente il tempio vivente di Dio, la creatura plasmata dal Pneuma divino sin dal primo istante della sua esistenza. È la chekaritomene, così la riconosce l’Angelo a Nazaret, ossia Colei che da sempre è stata oggetto del favore divino, così piena di grazia che il peccato in Lei non ha trovato spazio. Grazia significa luce, vita, apertura della vita umana e spirituale dell’uomo alla infinita vastità di Dio.

Grazia significa ancora libertà, forza, pegno di vita eterna, attività dello Spirito di Dio nelle profondità dell’uomo. È lo Spirito Santo che in modo misterioso ha guidato e illuminato il cammino di Maria: dalla gioia di Nazaret alla sequela del Figlio nel corso della vita pubblica, non senza fatiche del cuore (cfr. Lc 2,48-50); dalla presenza martiriale ai piedi della Croce dove lo Spirito sosterrà lo stare di Maria ai piedi del Figlio, uno stabat colmo di dolore, ma anche di dignità e di speranza, al suo essere nel cuore della Chiesa nel giorno della Pentecoste.

Infine è necessario un accenno alla dimensione ecclesiologica del dogma. L’Immacolata è la personificazione del progetto di Dio sulla comunità ecclesiale e su ciascuno dei battezzati. Possiamo definirla il prototipo di ciò che la Chiesa intera è chiamata ad essere secondo l’originario progetto di Dio. In Lei la Chiesa vede rappresentata e realizzata la sua aspirazione più grande e vera: comparire, purificata da Cristo, al cospetto di Dio «senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata» (Ef 5,27).

Per questo, nella liturgia dell’8 dicembre, potremo cantare anche noi col salmista: Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha compiuto meraviglie. L’Immacolata è Colei che presta la voce alla Chiesa per le meraviglie che la misericordia divina ha compiuto in Lei, e attraverso Lei, per l’umanità intera.

Padre Antonio Carfì