Cerca
Close this search box.

Il seminatore, il seme, il campo e il Maligno: il “rebus” di Gesù ci rivela la via

Semina Parola di Dio

Per di più non dobbiamo fare molta fatica a comprenderla, poiché è Gesù stesso a spigarcene il significato. Se di difficoltà possiamo parlare, è di certo quella di mettere in pratica nella vita di ogni giorno quanto Gesù ci chiede con la forza del maestro e la tenerezza dell’amico.

L’odierna parabola è indubbiamente un’occasione propizia per riflettere sul primato della Parola e sull’impegno di noi, che ci diciamo cristiani e discepoli del Signore, di comprenderla e di viverla, memori delle sue parole che proclamano “beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la vivono ogni giorno”. Prendiamo spunto per la nostra riflessione da alcune interessanti particolari trasmessici dal vangelo.

Innanzitutto può essere utile la prima annotazione che Matteo ci trasmette: “Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare”. Che bello questo primo atteggiamento del Maestro che ci comunica un senso di grande pace e di profonda serenità, nel mare tempestoso della nostra vita! Un amico che non si agita, non corre di qua e di là, ma che non se ne sta neanche comodamente seduto in casa, aspettando qualche interlocutore di buona volontà. Lui è uno che esce fuori e ti viene a cercare, per stare e parlare con te. Da qui il nostro pensiero non può non andare all’insistente e costante invito di papa Francesco ad essere ogni giorno di più una “Chiesa in uscita, protesa verso le periferie esistenziali del mondo di oggi”.

E quel giorno la gente era veramente numerosa, la calca sulla spiaggia esagerata, Gesù si sposta un poco da loro e sceglie come primo pulpito per la sua predicazione una semplice barca, da lì ammaestra la folla e parla di “molte cose”. È proprio vero: la bocca parla “ex abundantia cordis”! E il cuore di Gesù è veramente abbondantemente pieno di amore e di misericordia verso tutti. Ma come parla Gesù? Il testo evangelico è chiaro: “con parabole”, un genere letterario che rimarrà tipicamente suo. Spiegherà Lui stesso, a chi in seguito chiederà il motivo dell’uso di questo linguaggio parabolico, che lo farà per farsi comprendere da tutti. Difatti le parabole sono semplici metafore o similitudini tratte dalla natura o dalla vita quotidiana, e perciò sempre a portata di mano per qualsiasi tipo di ascoltatore, che rimane certamente colpito da quella semplicità e immediatezza, ma nello stesso tempo rimandato a un’altra realtà più alta e a un messaggio più forte.

Segue poi la parola del seminatore così come viene proclamata e spiegata dallo stesso Gesù. Senza entrare nei numerosissimi particolari del Vangelo, ne richiamo solo alcuni. Il primo è il riferimento ai protagonisti della parabola: il seminatore Dio stesso, il seme la Parola, il campo il mondo e il Maligno che “ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore”. Non ci sfugga poi che la semina rappresenta sempre e comunque un segno di speranza, che ci invita ad attendere sempre e comunque raccolti più o meno abbondanti. Da qui la forza di superare la tentazione di pensare che è inutile seminare, tanto non c’è nulla da raccogliere. Interessante poi il fatto che Gesù semini in quattro diversi tipi di campi, a significare che nessuno può restare escluso dalla semina della nostra odierna evangelizzazione, anche se poi il raccolto non avrà i risultati sperati e nei migliori dei casi darà sempre un risultato variegato, “il cento, il sessanta, il trenta per uno”. Ogni buon seminatore sparge il seme ovunque, senza distinzioni né calcoli di opportunità o di rendimento, poiché non pretende da tutti la stessa risposta, ma desidera da tutti solo un’adeguata e gioiosa accoglienza. Chiediamo oggi al Signore di vincere tutte quelle negatività che non ci permettono di produrre adeguatamente frutto e che secondo Gesù sono in particolare l’incapacità di gestire la sofferenza, le eccessive preoccupazioni e agitazioni, l’avidità per la ricchezza, la smania di potere. Ci aiuti l’esempio di Maria, donna dell’ascolto, che è stata davvero “terreno buono perché la Parola prendesse corpo nella nostra vita”, e come Lei sappiamo portare frutti di giustizia e di pace.