E da dove iniziare? Proprio in mezzo al male, a ciò che è impuro, là dove non ti aspetti, dove nessuno forse avrebbe mai scommesso, dove Dio sembrerebbe non poter entrare. La Galilea al tempo di Gesù era terra di contaminazioni col mondo pagano e regione di rivoltosi mal tollerati dai Romani; ebbene, il vangelo risuona a cominciare da lì, dalle periferie verso il centro, perché chi sta ai margini della storia umana scopra di essere al centro del cuore di Dio.
Le prime parole di Gesù in Marco sono due dichiarazioni seguite da altrettanti comandi, come quattro rintocchi di una campana che proclamano questa nuova ora. Gli annunci iniziali si corrispondono: il tempo è giunto al suo compimento, per il fatto che il regno di Dio è vicino, così come la prossimità del regno è un segno della pienezza dei tempi. Il passato è stato un tempo di preparazione; adesso è giunto a maturazione, come il tempo di una donna gravida, e ha partorito in Gesù l’avvento del regno. Nella Bibbia il kairòs è il tempo dell’intervento di Dio, ben diverso dal krònos, il succedersi dei singoli istanti ed eventi. Il primo è segnato dalla salvezza del Signore e dalla realizzazione delle sue promesse; il secondo, in conformità alla visione greca della storia, è una ripetizione ciclica chiusa ad un orizzonte di speranza. Con Gesù la bella notizia è che qualunque tempo è sacro se si lascia attraversare da Dio e che esiste un tempo favorevole per il Bene dovunque l’uomo permetta al Signore di agire nella propria vita. Dio può finalmente regnare nella vita degli uomini, e questo è un evento così dirompente da far sì che passato e presente non si possano più mescolare. Da qui l’esigenza della conversione, «un cambiamento di modo di vivere, una scelta in cui ci si apre a uno spirito nuovo, si opta per la vita e contro la morte» (Stefano Ripepi). Essa è chiamata di Dio cui segue la risposta dell’uomo e «comincia quando si “crede al Vangelo”, smettendo di credere solo in se stessi» (Jesús García).
Le due scene seguenti mostrano come la proclamazione e l’invito di Gesù prendano forma nella vita degli uomini, mostrano come il ‘tempo-del regno-a cui convertirsi-nella fede’ non è altro che Gesù, il Salvatore in persona, che passa, vede e chiama altri dal vivere la propria vita al condividere la Sua vita. Perché il Vangelo sta lì dove sta l’uomo, qualsiasi uomo. E dunque ogni momento è quello giusto, ogni luogo è quello adatto, basta che ci sia anche un solo uomo da incontrare. «Non butti via nulla di me, ma mi chiami così come sono e mi chiami a fare quello che so fare meglio, con un’unica grande differenza: viverlo come servizio per gli altri» (Nicolina Cuzzocrea). E i pescatori diventano «pescatori di uomini», trasformati da Gesù in gente capace di trarre i fratelli dall’oscurità del mare/male alla luce del cielo/bene, catturando altri uomini nella rete del regno. L’evangelista presenta dunque Gesù come uno che ti chiede qualcosa in più di quello che stai facendo e i discepoli come uomini che, pur non rinnegando ciò che sono, si lasciano alle spalle tutto per seguire il nuovo cammino. In nome di che cosa? Forse hanno sentito profumo di verità. Quando c’è verità te ne accorgi subito, la percepisci perché è qualcosa che parte da dentro, è qualcosa che il tuo cuore costantemente cerca e che ha imparato a riconoscere subito. Per questo non ci pensano due volte, non si mettono a fare domande ma cominciano solo a seguirlo. Avranno tutto il tempo di chiedere, di capire, di crescere ma intanto non possono non lasciarsi attrarre. Solo Gesù può chiederti di lasciare le reti, gli strumenti del tuo lavoro che ti fanno sentire costruttore di futuro, Lui che per primo ha lasciato il lavoro di carpentiere, scegliendo di costruire il regno. Solo il Figlio può chiederti di lasciare il padre, Lui che per primo ha lasciato il seno del Padre per stare con gli uomini. Pescatori di uomini, gente che non vive più per se stessa, ma segue Gesù, avvinta dalla Sua stessa passione per Dio e per gli uomini.