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Il nuovo umanesimo può essere predicato dalla prospettiva del Figlio?

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Mons. Morosini ha, quindi, immediatamente condotto l’assemblea sul tema dell’umanità di Gesù, profeticamente annunciata dalle parole di Pilato: “Ecco l’uomo”.
Gesù è l’uomo, il vero modello, il prototipo di uomo, che si rivela tale proprio in quanto si relaziona col Padre “in una pedagogia al rovescio”, ha detto Mons. Morosini, “il Figlio si interroga sul Padre per imparare da lui ad amare, per scoprire la sua vocazione all’amore, che è l’unica che dona significato alla vita.
Nel Figlio donato, la dignità di essere dono, l’esistenza è dono.
Dall’apertura dell’uomo verso Dio, dipende la nostra stessa umanità, che altrimenti sfocia nel nulla”.
Nell’introdurre i successivi interventi, il prof. Attilio Gorassini, dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, coordinatore della Commissione Diocesana Giustizia e Pace, ha richiamato l’attenzione sulla bellezza e sulla necessità di riscoprirsi figli, che è poi la traccia che ha motivato la scelta del tema del convegno.
Nelle parole del salmo 33, “Gustate e vedete come è buono il Signore”, il recupero di una relazione filiale intensa, profonda, intima con Dio Padre.
Una relazione d’amore che si dispiega anche nella consegna del creato.
Il prof. Giuseppe Lorizio della Pontificia Università Lateranense, uno dei principali relatori al Convegno di Firenze, è intervenuto su “Identità e relazione filiale: Gesù di Nazareth e noi”.
Nella relazione filiale di fiducia si realizza la relazione di Abramo con Dio e di Isacco con suo padre.
E’ un donarsi pienamente, nell’affidarsi a colui che ci ha donato la vita.
Con la “Crocifissione bianca” un dipinto di Marc Chagall, il prof. Lorizio ha sottoposto l’immagine di Cristo sofferente in mezzo alla sofferenza di tutta l’umanità, immagine plastica della umanità del Cristo, intrinsecamente unita alla sua divinità.
Ma venendo all’oggi, nella società quali elementi caratterizzano il rapporto genitore – figlio e lo definiscono sul piano giuridico? Cosa avviene quando l’atto del procreare avviene al di fuori della relazione di coppia dei coniugi ed uno dei due viene sostituito nel ruolo di genitore, attraverso la donazione esterna di “geni” con la procreazione assistita eterologa? Su queste tematiche particolarmente attuali e dibattute ha condotto il suo intervento il Prof. Andrea Renda dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
L’evoluzione della relazione educativa, superato il modello impositivo, è oggi orientata a valorizzare l’umanità propria del figlio attraverso l’ascolto ed il dialogo.
L’introduzione dell’affidamento congiunto ha portato su una posizione di eguaglianza nel ruolo di genitori, dei coniugi separati.
Ma nuovi quesiti ci pone il diritto dei coniugi a ricorrere alla procreazione assistita eterologa, quale diritto del coniuge all’autodeterminazione di essere genitore.
Una norma evidentemente orientata ai genitori, alla soddisfazione di un bisogno di filiazione che assume un aspetto antropologico e diventa diritto alla genitorialità.
Il figlio diviene oggetto di consumo emotivo, ha evidenziato il prof. Renda, citando il filosofo Bauman.
La procreazione eterologa produce, inoltre, un grave squilibrio nella coppia di genitori, evidentemente asimmetrici tra loro, ulteriore elemento di instabilità e fragilità della famiglia.
“La relazione figlio/padre tra dinamiche di crescita e consapevolezza” è stata analizzata per gli aspetti che gli competono, dal Dr. Gianni Trudu, psicologo, che ha stupito per le inaspettate citazioni bibliche e per aver assunto a modello la relazione che emerge nella parabola, nota a tutti, come parabola del figliol prodigo.
La relazione padre-figlio sebbene debba essere inquadrata nella più ampia rete delle relazioni familiari, assume una particolare rilevanza che produrrà effetti per tutta la vita in ogni soggetto, che perdurano anche dopo la morte dello stesso padre.
L’imprinting iniziale caratterizzerà il figlio nella sua crescita fino alla maturità. Quella relazione di fiducia del figlio nel padre sarà il presupposto fondamentale per l’evoluzione della personalità del figlio.
Ma altrettanto importante è il riconoscimento da parte del padre del diritto a scelte in autonomia da parte del figlio, verso l’acquisizione della consapevolezza dei proprio valore e dei propri limiti.
Una grande responsabilità è affidata al padre, artefice di un’intensa relazione intessuta di un amore generoso e infinito, come l’amore di Dio Padre.