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Il mistero del trafitto

gesu giovanni

Pochi istanti prima Gesù agonizzante aveva “lanciato” al Padre il grido più eloquente della sua pro–esistenza filiale: «Sitio…ho sete!», manifestando l’estremo desiderio di consegnare totalmente alla volontà del Padre la propria esistenza filiale, fino alla consumazione cruenta sull’altare della croce della propria oblazione sacerdotale. La trafittura del cuore sembra configurarsi quale risposta tempestiva del Padre alla sete filiale del Cristo, a cui è intrinsecamente legata la genesi della Chiesa.
Testimoni finemente contemplativi della struggente radicalità oblativa del dono di Cristo si rivelano Maria – nella maestosa dignità del suo materno «Stabat», compimento virile del “fiat” iniziale, nell’attesa vigile del Magnificat della risurrezione – e Giovanni, il discepolo amato, la cui progressiva e generosa conformazione al maestro gli aveva ottenuto il dono mistico della «confidenza », dell’intimità teologale e sponsale con Colui che nella lavanda dei piedi aveva condiviso con gli Apostoli la missione del Sacerdozio ministeriale.
In vista di questo compimento, il cuore umano di Gesù aveva iniziato a pulsare circa trentatré anni prima nel grembo verginale dell’Immacolata, si era sottomesso alla faticosa quotidianità del lungo periodo di vita nascosta a Nazareth, aveva vissuto la missione pubblica dell’annuncio del Regno, aveva accettato lo scandalo della Passione, ardeva nel suo petto il desiderio di consegnare alla Chiesa nascente lo Spirito Santo, il dono sgorgato dall’e- terna comunione del Padre e del Figlio.
La devozione al Sacro Cuore, dunque, non va intesa semplicisticamente quale capriccio emotivo di una spiritualità languida, emotiva o stucchevole, bensì quale sintesi sapiente della corretta identità teologale del battezzato: cristologica, eucaristica, trinitaria ed ecclesiale. L’appello del «Verbum caro factum» a lasciarsi rigenerare dal dono della redenzione è stato riproposto nelle apparizioni del Sacro Cuore a Santa Margherita Maria Alacoque, dal 1673 fino alla morte della Santa nel 1690. Durante i colloqui mistici con la monaca visitandina, Gesù ha consegnato nuovamente alla Chiesa il “segreto” della salvezza: la comunione Padre/Figlio custodita – nell’eternità della pericoresi trinitaria – dallo Spirito Santo. Il Cuore di Cristo si manifesta come epifania del Padre: «Irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza».
Bruno Verduci