Questo avvenimento segna la storia dell’uomo: a partire da esso, infatti, l’uomo comprende di non essere più una creatura smarrita, che ha perduto i legami col suo Creatore, condannata con il mondo che gli ruota attorno al non-senso della morte. Con Gesù Dio abita la situazione umana, la comprende, la compatisce, la redime, la nobilita, la eleva, la destina ad una speranza eterna.
Dopo il Natale di Gesù, nulla è più come prima per l’uomo e per la sua storia: la speranza e la vita hanno preso dimora stabile in essa, anche se la storia di ogni essere umano rimane pur sempre quella di un eterno pellegrino, che deve continuare a camminare, pazientemente e giorno dopo giorno, se vuole che speranza e vita impreziosiscano sempre di più il divenire dell’uomo.
Miei cari, ciò è dono per noi, dono del quale non dobbiamo mai privarci: Gesù, l’Emmanuele, il Dio-con-noi; è il grande Pellegrino che ci spiega, mentre cammina con noi, il senso di vita e morte, della gioia e del dolore, e ci fa ardere il cuore di vita e speranza.
Ma il mistero del Natale non è soltanto dono: è anche impegno e lotta. Il mistero del Verbo che ha posto la sua tenda in mezzo a noi ci insegna ad abitare la vita, e ci ricorda il grande impegno che dobbiamo assumerci, senza cedimenti alla mediocrità, perché la vita, la nostra vita, sia degna dell’uomo. Dobbiamo abitare i luoghi ove abitiamo, nel senso che dobbiamo sentire nostro il bene comune ed essere disponibili a sacrificare per esso ogni nostro bene individuale. Dobbiamo abitare tutte le situazioni nelle quali la vita ci pone, in qualsivoglia modo, per sentirle nostre e lottare perché in esse regni la giustizia, la concordia e la pace.
Nessuna situazione è estranea o lontana all’uomo che crede nel Natale: né la fame di chi non ha il necessario; né la condizione dell’emigrante; né la disperazione del disoccupato e nemmeno la solitudine dei giovani; né la persecuzione degli innocenti, ma neppure la colpa di chi ha sbagliato; né l’innocenza di chi si apre alla vita e neanche la canizie di chi si parte da essa. Chi crede nel Figlio di Dio fatto uomo con gli uomini, sa che deve farsi anche lui prossimo di tutti, a partire da chi gli è più vicino.
È questo l’augurio che rivolgo, di cuore, a tutti, dalle istituzioni pubbliche e civili, ai gruppi e alle associazioni, a ognuna delle nostre comunità, alle famiglie, in particolare ai poveri e agli ammalati, sempre di più vittime, purtroppo, di meccanismi burocratici paralizzanti e beghe incomprensibili e mortificanti, da qualsiasi parte esse provengano.
Se abiteremo di più la realtà nella quale abitiamo e sapremo assumerla con responsabilità, compassione e amore, il nostro mondo sarà senz’altro migliore: è questa la pace che gli angeli hanno cantato sulla santa grotta, la cui melodia giunge, oggi, sino a noi.