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Il discorso della montagna: Gesù ci chiede di essere cristiani non di facciata, ma di sostanza

Ecco perché non è mai superfluo o fuori luogo parlare di amore e di misericordia. l’essenza della nostra fede cristiana, anche perché come discepoli e seguaci del Signore non possiamo non amare come Lui ha amato noi. E come ci ha amati? Ce lo spiega a chiare lettere l’evangelista Giovanni, quando ci dice che “Egli ci ha amati per primo”, cioè è stato Lui a prendere l’iniziativa, a fare la prima mossa, a venirci a cercare. “Ci ha amati quando ancora eravamo peccatori”, cioè non perché gente perbene, persone infallibili, ma nonostante la nostra debolezza e fragilità umana. Infine “ci amati fino alla fine”, ossia dando la vita per noi e lasciandoci l’esempio di un amore paradossale, amare e perdonare i propri nemici. Sì, davvero difficile e improponibile questa nuova legge, specialmente in una società che educa a imporre i propri diritti con la violenza e l’arroganza. Eppure se ci diciamo cristiani non possiamo non far nostro questo insegnamento e viverlo nella vita di ogni giorno.

Non possiamo non sottolineare con forza come la legge del taglione, la norma dell’occhio per occhio e dente per dente, nasceva dall’intenzione di indicare una reazione proporzionata al torno subito, evitando così una vendetta senza misura fino alla soppressione dell’avversario; tuttavia la nostra gente di Calabria la traduce anche oggi con la famosa espressione “fai come ti è fatto che non è peccato”. E in nome di questa legge assurda quante guerre di mafie sono scoppiate, questi fiumi di sangue sono stati versati! Eppure da duemila anni la Chiesa annuncia il Vangelo dell’amore e predica la legge del perdono e della riconciliazione ma – dobbiamo riconoscere – senza molta breccia nelle coscienze e nella vita di molti cristiani. Che fine hanno fatto allora gli insegnamenti di Gesù che, alla legge ebraica “dell’occhio per occhio e dente per dente”, contrappose l’insegnamento di porgere l’altra guancia a chi ci dà uno schiaffo, dare il mantello a chi ci vuole portare via la tunica, fare il doppio di strada con chi ci chiede di farne solo un pezzettino, non negare un prestito a chi ce lo chiede, amare i nostri nemici e pregare per i nostri persecutori? La differenza tra noi predicatori inascoltati e cristiani non credibili e Gesù Cristo è che Lui non si è limitato a fare belle conferenze sull’argomento, ma ha vissuto in prima persona quanto insegnato. Non riusciremo mai a comprendere e a vivere in pienezza il comandamento dell’amore se non teniamo costantemente fisso lo sguardo su Gesù, che prima di morire sulla croce gridò: “Padre perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

Ed è così che abbiamo anche la risposta a una domanda che spesso ci facciamo: ma perché non riesco a perdonare? Semplicemente perché frequentemente dimentichiamo che molto ci è stato perdonato, che i primi “misericordiati” siamo noi, chiamati ad essere misericordiosi, a sentirci “beati” ogni qual volta siamo riusciti ad essere artefici di misericordia e di pace e non seminatori di zizzania, di odio e di vendetta. Ma quando ci convinceremo che in questo sta l’essenza del vangelo di Gesù, e il cuore degli insegnamenti di Cristo, il centro della vita cristiana? Quando comprenderemo che solo così saremo cristiani non solo credenti ma soprattutto credibili, “cristiani non di facciata ma di sostanza” (papa Francesco)? Nessuno potrà mai rispondere a questa domanda, allora non ci resta che pregare con forza lo Spirito Santo affinché non dimentichiamo mai che solo “nella vittoria del bene sul male testimoniamo il tuo vangelo di riconciliazione e di pace”.

Monsignor Giacomo D’Anna