{module AddThis}Nella lettera pastorale “Ut unum sint”, diffusa per la Quaresima del 1962, scriveva: «Il prossimo inizio del Concilio Vaticano II raccogliendo al centro della cristianità presso la cattedra di Pietro l’episcopato da tutte le regioni della terra, offrirà al mondo il meraviglioso spettacolo della Chiesa unita per ricevere, in una rinnovata pentecoste, la pienezza dei doni dello Spirito consolatore».
Cosa si attendeva dal Concilio monsignor Ferro? Dal volume degli “Acta et Documenta Concilio Oecumenico Vaticano II” si evincono gli elementi per una risposta. Dalle sue parole emerge l’ansia per il clero diocesano che vive in condizioni disagiate sia materiali che spirituali e pertanto ricorre frequentemente all’aiuto della famiglia di origine. Riecheggia la preoccupazione di una frattura tra diocesi e clero regolare che a volte fatica ad amalgamarsi al contesto in cui opera. Si evince la tensione circa la partecipazione dei cattolici ad una vita politica segnata da contrapposizioni ideologiche ed ambiguità. Risulta assente ogni riferimento ai temi teologici e pastorali al centro del dibattito contemporaneo ma si nota l’esigenza di semplificazione della vita intellettuale del sacerdote . L’arcivescovo reggino intervenne sei volte ai dibattiti in aula conciliare sulla riforma liturgica. Oltre gli interventi, preziose risultano le venti lettere che a partire dalla seconda sessione inviò da Roma ai fedeli della sua diocesi. Tra di esse spicca la missiva del 10 novembre 1963 per i toni di stupore ed entusia- smo con cui il vescovo comunica circa la chiamata universale alla santità, su cui i padri conciliari si sono soffermati in quella fase del dibattito. Scrive infatti: «A tutti i membri del corpo mistico di Cristo è diretta la chiamata divina alla santità. Così gli uomini senza distinzione di età, di stirpe e di sesso, sono tutti chiamati a dare gloria a Dio e a santificarsi nella famiglia, nel lavoro, mettendo a frutto nelle oneste attività del pensiero e dell’arte i talenti ricevuti da Dio. Questo invito pieno di mistero per le infinite risonanze che può avere nelle anime, si è fatto sentire nell’aula conciliare con straordinaria insistenza. Io lo estendo pertanto a voi diletti figli».
In questo periodo, si unì nell’animo di monsignor Ferro una sorta di presentimento sul carattere dirompente delle decisioni che il Concilio si accingeva a ratificare.