La Mostra “affronta in primo luogo il tema del ‘viaggio’ che, non a caso, ci porta proprio tra le sponde del Mediterraneo per raccontare in un modo diverso uno dei periodi più interessanti, ricchi e complessi della storia della cultura e delle arti. In secondo luogo uno speciale ‘cambiamento di prospettiva’ che ci permette di guardare questo periodo, così indagato e conosciuto, da un’angolatura, invece, completamente nuova: scegliendo l’ottica del ‘pensiero meridiano’ e sperimentando una visione che mette al centro l’Italia meridionale, nell’anno di Matera Capitale Europea della Cultura”.
A Matera in Palazzo Lanfranchi e nell’attigua chiesa del Carmine è proposta, in un percorso arricchito da grandi immagini e postazioni multimediali di approfondimento, una stimolante rilettura di testimonianze culturali e scientifiche attinenti alle varie arti: dipinti, sculture, miniature, medaglie, oreficerie, maioliche, libri e stampe, carte geografiche.
Tra essi una delle opere di maggior pregio custodite dal nostro Museo diocesano: il Bacolo pastorale quattrocentesco appartenuto al napoletano Antonio De Ricci, arcivescovo di Reggio dal 1453 al 1488, il cui stemma e nome sono incisi nei sei tondi del nodo che raccorda il riccio al bastone. Il presule è noto nella storia della Chiesa reggina per aver prestato particolare interesse al decoro della Cattedrale che dotò di numerosi arredi e suppellettili, tra le quali ultime va certo inserito il Bacolo. Non sono note le circostanze in cui l’opera fu commissionata, ma è molto probabile che, poiché lo stile indica un’esecuzione alta e non seriale, esse siano da rintracciare proprio nella presa di possesso della diocesi da parte del vescovo De Ricci, facendo datare l’opera intorno al 1453.
Nel catalogo della Mostra lo straordinario manufatto di oreficeria sacra quattrocentesca è descritto da un testo inedito dell’illustre storico dell’arte calabrese Giorgio Leone, affidato alla sottoscritta poco tempo prima della sua prematura scomparsa nel 2017.
Ho accompagnato il Bacolo a Matera e vissuto, nell’occasione, una straordinaria esperienza umana e professionale, condivisa con Daniela Vinci, funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Reggio Calabria, e Daniela Neri, funzionario del Settore Cultura del Comune di Reggio Calabria presente a Matera come courier delle due tavole di Antonello da Messina, appartenenti alla Pinacoteca civica, anch’esse esposte in Mostra. Ritengo sia questa, non altre, la via corretta da perseguire per la valorizzazione del patrimonio culturale diocesano, quella della collaborazione, della condivisione di vedute e intenti, della programmazione concertata con enti e istituti che, a vario titolo, di esso hanno cura.
Si potrà obiettare che la Mostra di Matera priverà il nostro Museo diocesano di una delle sue opere più importanti proprio nel periodo estivo che ‘dovrebbe’ essere quello di maggiore affluenza: ciò, purtroppo, non corrisponde al vero perché il Diocesano stenta tuttora ad essere inserito nei circuiti di visita dei gruppi di turisti che sostano in città non oltre un paio d’ore, toccando il Museo nazionale, il Lungomare e la Cattedrale (quest’ultima non tutti) per poi raggiungere altri siti in provincia. La presenza a Matera dell’opera più eccellente tra quelle appartenenti alle nostre collezioni museali garantirà, piuttosto, visibilità al Museo diocesano, nell’occasione ente prestatore tra i maggiori Musei italiani ed esteri.
La Mostra, promossa dal Polo Museale della Basilicata e dalla Fondazione Matera-Basilicata 2019, sarà aperta al pubblico dal 19 aprile al 19 agosto 2019.
Lucia Lojacono